Andrea Orcel colpisce ancora. Il banchiere romano, che della finanza ama soprattutto la parte più spregiudicata, ha scosso ancora una volta gli equilibri del potere italiano. Con una strategia di accumulazione silenziosa e chirurgica, ha portato UniCredit al 4,1% di Generali, trasformandosi in una pedina chiave nel risiko che coinvolge Mediobanca, il Leone di Trieste e le grandi dinastie finanziarie italiane.
Nonostante gli scossoni, il governo osserva con un distacco che sa di diffidenza. Se da un lato il mercato si è acceso – con Mps che dopo la notizia ha guadagnato un brillante +1,42% in Borsa mentre Generali saliva dello 0,3% – dall’altro a Palazzo Chigi il blitz non è stato accolto con entusiasmo. "Le mosse di Orcel hanno registrato freddezza se non aperta ostilità da parte di vari esponenti della maggioranza", scrive Milano Finanza, sottolineando come il blitz del ceo di UniCredit potrebbe essere letto come una pressione sul governo in vista di una partita ben più grande: il via libera al golden power.
Un'operazione senza precedenti (o forse no?)
La mossa di Orcel è il risultato di una strategia iniziata nel 2023 con strumenti derivati, ora convertiti in azioni. Ma cosa se ne farà UniCredit di questa quota? "Unicredit non ha un interesse strategico in Generali e rimane pienamente concentrata sull'esecuzione del piano, sull'ops in corso su Banco BPM e sull'investimento in Commerz", precisa la nota ufficiale.
Eppure, il passato insegna a non fidarsi troppo delle smentite. Generali è da sempre nel radar di Orcel, anche se lui ha più volte dichiarato di "non credere al modello banca-assicurazione". Ma il punto non è il controllo: il punto è il potere. La quota potrebbe essere usata come moneta di scambio nell’assemblea del Leone, dove si sfideranno Mediobanca (13,1%) e l’asse Caltagirone-Delfin (16,9%).
Chi ha paura di Orcel?
A questa domanda, Philippe Donnet – Ceo di Generali – ha risposto con una calma olimpica: "Non sono sorpreso che investitori istituzionali abbiano l'appetito per unirsi a noi" (La Stampa). Tradotto: Generali non si sente minacciata, anzi, il suo piano 2025-2027 sembra rendere la compagnia un boccone ancora più prelibato.
Eppure, il blitz ha una lettura più sottile. Il controllo del Leone non è più solo una battaglia tra i giganti della finanza italiana. È un tassello di una partita più ampia, dove entrano in gioco il futuro di Mps, la scalata su Banco Bpm e il risiko bancario europeo.
E proprio qui entra in gioco il governo. Il golden power, che in teoria dovrebbe proteggere gli asset strategici nazionali, diventa una leva di trattativa. Perché se Orcel appoggiasse Caltagirone e Delfin, allora si potrebbe creare un asse favorevole alla volontà del Mef di integrare Mps con Mediobanca. Un disegno che farebbe comodo a Roma, ma che potrebbe anche creare un conflitto di interessi con chi, come Mediobanca, vuole mantenere salda la presa su Generali.
Il Ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, potrebbe presto esprimersi sulle mosse di Orcel, mentre la Bce dovrà decidere se dare il via libera a UniCredit per la scalata su Commerzbank e l'eventuale salita al 29,9% del capitale della banca tedesca.
Ma il nodo più grande resta il golden power: il governo ha 45 giorni di tempo per decidere se esercitarlo sull’operazione Banco BPM, un responso atteso tra marzo e aprile.
Il risiko del risparmio: l’Italia è il nuovo campo di battaglia europeo?
Secondo l’economista Carlo Altomonte, il gioco che si sta giocando non riguarda solo le banche, ma l’intera architettura finanziaria europea. "Stiamo anticipando l’unione dei mercati dei capitali europei", spiega a La Stampa. Il punto chiave? "L'Italia è un mercato chiave perché possiede un alto livello di ricchezza finanziaria, superiore ai 6.000 miliardi, ma gestita da società relativamente piccole e frammentate".
L'idea, quindi, non è solo quella di creare un grande polo bancario, ma di dare il via a un "risiko del risparmio", che porti alla nascita di una BlackRock europea. L'integrazione tra banche e società di gestione del risparmio potrebbe essere il vero obiettivo di lungo termine.
Cosa succederà ora?
A maggio, l’assemblea di Generali sarà il primo vero banco di prova: Orcel si schiererà apertamente o giocherà fino all’ultimo la carta dell’ambiguità? Intanto, l’Europa guarda con interesse: se l’Italia riuscirà a muovere per prima il risiko bancario su scala continentale, potrebbe diventare il modello per un’integrazione finanziaria che fino a pochi anni fa sembrava impensabile.
Ma come in ogni grande operazione finanziaria, la verità è una sola: il potere non si dichiara, si esercita. E Orcel, da sempre, sa benissimo come farlo.