In via Bellerio minaccia di piovere da un momento all’altro. La camionetta dei militari se ne sta fuori insieme ai giornalisti appollaiati sul marciapiede. Telecamere e microfoni spianati di fronte al cancello, che si apre e si chiude per accogliere i membri del consiglio federale della Lega, convocato in fretta e furia dopo il tracollo nelle Marche e in Toscana. Colpa di Vannacci? Boh. Certo, i malumori non mancano, e in molti hanno scritto che questo congresso federale, convocato nella sede storica della Lega a Milano, sarebbe un processo per direttissima al Generale. Difficile a dirsi: il Generale potrebbe pure collegarsi online. Lui, e Luca Zaia. Se Vannacci è il Generale, il Doge è il colonnello, ed è lui a controllare direttamente i battaglioni della Lega. Sempre lui che partecipa in collegamento, dopo aver lasciato intendere - tramite una velina passata dal suo portavoce la sera prima alle agenzie - che invece avrebbe partecipato. Ma non in presenza. Presente Matteo Salvini, ovviamente, il leader del partito al centro del fuoco incrociato del congresso federale, convocato per restaurare almeno la facciata di un partito fin troppo litigioso di fronte ai microfoni e alle telecamere dei giornalisti, ai quali però è meglio non rilasciare dichiarazioni. In pochissimi si sbottonano. Dal balconcino sopraelevato della segreteria spunta Andrea Crippa, il pupillo di Salvini, che scende le scale tutte scrostate insieme a Claudio Durigon e si avvia verso la sala dove, di lì a poco, si terrà il congresso. Zaia, candidandosi come capolista alle regionali in ogni circoscrizione, ha messo in seria difficoltà tutta la macchina burocratica della Lega, già messa alla prova dalla metamorfosi verso il Sud operata da Salvini.

C’è anche il presidente di Ferrovie Nord, Roberto Gibelli, amico intimo di Roberto Maroni. All’ingresso della sede di via Bellerio, le berline con i vetri oscurati entrano dal cancello che si apre e si chiude. Da una di queste scende una guardia del corpo che citofona e dice il nome: "Fontana". Il presidente della Camera. E la macchina sparisce tra le fauci metalliche del cancello. In uno di questi frangenti s’intravedono in lontananza il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, e l’europarlamentare Silvia Sardone. Poi fa la sua apparizione Armando Siri, che alla domanda dei giornalisti "Che federale sarà?" risponde: "Un bel federale. Si parlerà di tutti i temi". Alla nostra domanda se "Zaia ci sarà" oppure no, risponde titubando un po’: "Non lo so, forse si collegherà". Alla fine scopriamo che Zaia si è collegato in differita, come pure - sembrerebbe in un primo momento - Vannacci, da Strasburgo. Un signore che sta facendo jogging, dalla somiglianza impressionante con Romeo, passa davanti ai giornalisti che si scambiano uno sguardo perplesso. Ma non è lui. Quello vero è già dentro.
Passano due orette abbastanza piatte. Il congresso è iniziato alle 13 e solo verso le tre e mezza esce il deputato leghista Fabrizio Cecchetti, che saluta i giornalisti: "Stanno parlando di Vannacci, io scappo che devo prendere un volo". L’atmosfera ricorda un po’ quella di un consiglio di classe, quando i professori si riuniscono per discutere di un allievo particolarmente indisciplinato che l’ha combinata grossa. Passa un’altra oretta in cui non trapela nulla e il tempo scorre lentamente. Poi iniziano a uscire le macchine. Chi aspetta il taxi finisce in pasto ai giornalisti, ma buona parte di loro non rilascia dichiarazioni. Tra i latitanti anche il deputato Luca Toccalini. Armando Siri, invece, camminando verso il taxi, ci sorprende dicendo: "Vannacci non l’ho visto, non c’era", mentre "Zaia è carico a pallettoni per le elezioni in Veneto". Ma allora si è parlato di Vannacci in sua assenza? Non è un gesto molto simpatico, però si dice anche sia la prassi, e che sia una cosa perfettamente normale, forse anche per non tirarla troppo per le lunghe. Quattro ore di riunione sono abbastanza, evidentemente. Non facciamo in tempo a porre il quesito a Siri che se ne va.

Anche la coordinatrice regionale della Valle d’Aosta, Marialice Boldi, ci conferma che Vannacci non c’era e che non si è nemmeno collegato. Quando ormai se ne sono andati quasi tutti, trapela un’indiscrezione secondo cui Massimiliano Romeo avrebbe avuto un acceso diverbio con Salvini in seno al congresso. Romeo non è nuovo a posizioni un po’ critiche rispetto alla linea nazionale, lamentando più volte che la Lombardia dovrebbe essere valorizzata e che non sia merce di scambio per accordi politici interni. Da tempo si scrive che Salvini avrebbe dato il via libera a Fratelli d’Italia in Lombardia in cambio della Lega nel Veneto, cosa che avrebbe irritato la base lombarda - e quindi lo stesso Romeo - il quale ha parlato di resa e ha ribadito che la Lombardia non può essere una pedina. È in arrivo un temporale interno alla Lega? Pur essendo stato questo congresso federale una riunione minore rispetto alle precedenti di via Bellerio, è durata più a lungo del previsto: quasi il doppio delle due orette pronosticate dai più esperti in materia. Forse sì, un temporale. O una pioggerellina. Ma per nostra fortuna, in cielo è spuntato un po’ di sole e per il momento ha smesso di piovere. Ormai, alle cinque e mezza di sera, in via Bellerio non c’è più nessuno.
