Ormai nessuno ci crede più alle auto elettriche, e non stiamo parlando solamente degli automobilisti, che a dire il vero si sono sempre professati piuttosto miscredenti sulla questione; a cambiare idea adesso sono gli stessi produttori (e non solo) che sul green avevano puntato tanto, se non tutto. A rivelarlo è Michele Zaccardi di Libero, quotidiano diretto da Mario Sechi, che in suo articolo afferma addirittura che “è scoppiata la bolla delle auto a batteria”. L’analisi del giornalista è piuttosto semplice, e pare alquanto oggettiva. Zaccardi, infatti, passa la lente d’ingrandimento sul mercato dei veicoli elettrici e scopre una situazione sull’orlo della catastrofe, contraddistinta da “fallimenti a catena di start up, quotazioni in picchiata e domanda ai minimi termini”. Inoltre, a questo quadro, bisogna aggiungere anche i “prezzi proibitivi per il grande pubblico”, e così, sottolinea il giornalista, “quello che fino a pochi anni fa sembrava il business del futuro rischia di rivelarsi un buco nell’acqua”, tant’è che ormai “gli anni d’oro sono alle spalle”. E menomale che il green doveva essere il domani…
L’analisi di Zaccardi vede penalizzate soprattutto le aziende statunitensi, ma quelle asiatiche, e più precisamente cinesi, seguono a ruota questo trend negativo. E a quanto pare non si salva nemmeno Tesla “che - si legge su Libero - il 2 aprile ha comunicato i numeri del primo trimestre dell’anno: le auto immatricolate sono state meno di 390mila, in calo dell’8,5% sul 2022”. Inoltre, il brand di Elon Musk, continua il giornalista, “ha perso in borsa quasi il 30%. E da una capitalizzazione di 1.200 miliardi di dollari nel 2021, è scesa a poco più di 540 miliardi”. Ma a risentire di più gli effetti di questa crisi del green sono soprattutto le giovani aziende nate proprio nate proprio con l’obiettivo di sfruttare il grande interesse per le Ev (electric vehicle), l’ambizione che questa tecnologia si rivelasse realmente il futuro della mobilità. Si tratta anche di società che hanno conosciuto un immediato e grande successo, ma adesso devono fare i conti con la recessione. Per esempio, riporta il quotidiano fondato da Vittorio Feltri, “Fisker, un’azienda americana nata otto anni fa, e la cinese HiPhi, con appena cinque anni di vita, hanno sospeso la produzione. La statunitense Faraday Future è sull’orlo della bancarotta, mentre Lordstown, start up americana fondata nel 2018 per produrre pick-up e suv elettrici, è fallita nel 2023”. Dunque in questo quadro a patire sono anche le aziende cinesi: “Li Auto, Leapmotor (Gruppo Stellantis, ndr), Nio e Xpeng - rivela Libero - […] hanno visto crollare le loro azioni”. Ma dov’è che ha fallito il green? A rispondere a questa domanda è Philippe Houchois della banca d’investimento Jefferies, che ha osservato come “le possibilità di sopravvivere servendo solo una nicchia ad alto margine e a prezzi elevati sono basse”. Le auto elettriche, dunque, non sono per tutti?