Da salvatore del mondo a grande escluso nella gerarchia produttiva delle quattro ruote, è questa la tragica parabola che sembrerebbe aver imboccato l’elettrico. Fino a poco tempo fa appariva agli occhi di politici europei e dei grandi gruppi industriali del settore l’unica cura all’inquinamento, tant’è che sono subito fioccati i primi obblighi dall’Ue, obblighi radicali e ancora oggi in vigore (anche se le prossime europee potrebbero ribaltare tutto), e i produttori si sono tuffati a capofitto nella produzione di auto elettriche. Però, c’era (e c’è) un solo problema, agli automobilisti queste non sono mai piaciute. Le cause di questa sorta di disprezzo sono molteplici, ma la più grande riguarda soprattutto il prezzo, a volte esagerato, dei modelli a zero emissioni, e la scarsa rete di colonnine nelle nostre strade. Ora, alla lunga fila di detrattori delle Ev, si accodano addirittura i più importanti brand dell’automotive, che frenano, e a volte si inchiodano, sui modelli a batteria; riguardando, ora, seriamente le loro vecchie promesse ambientaliste. A fare il punto della situazione è Omar Abu Eideh sul Fatto Quotidiano. Ecco, quindi, quali sono le aziende che rinnegano l’utopia green e soprattutto il motivo di questo deciso cambio di rotta.
L’articolo sul quotidiano diretto da Marco Travaglio parte con una citazione, che assume le forme di una vera e propria premessa: “Forse l’elettrico non costituirà il 100% del mercato nel 2035 (come imposto dall’Ue, ndr), sarà l’80, il 70, il 60, quello che deve essere; ma sarà una tecnologia dominante. Tornare indietro, sarebbe un grande errore”. Queste sono le parole di Luca de Meo (amministratore delegato del gruppo Renault) riguardo il futuro del settore, parole che piuttosto ottimiste rispetto ad altre previsioni. Comunque sia, anche il marchio francese ha dovuto rivedere il proprio programma, tant’è che “in precedenza Renault - scrive Abu Eideh - aveva manifestato la volontà di offrire solo vetture elettriche entro il 2030. Tuttavia, le avverse condizioni di mercato hanno fatto cambiare idea alla dirigenza”. Ma dalla Francia si passa in Germania, dove “rallenta pure Mercedes”; inoltre, il Ceo dell’azienda tedesca ha avvertito che “le elettriche costeranno più delle auto tradizionali ancora per molti anni”, come si legge sul Fatto. “Nel 2021 - continua il giornalista - Mercedes aspirava a vendere solo vetture elettriche già nel 2030, ma per quella data il target è stato ridotto del 50% includendo nel computo le ibride”. In Italia, invece, troviamo Stellantis che, dopo un lungo braccio di ferro con il Governo per gli incentivi delle vetture green, adesso, secondo Abu Eideh, si direbbe “pronta a modificare la strategia sui veicoli a batteria in base ai risultati delle prossime elezioni”. Oltremanica a far discutere è il ripensamento di Jaguar Land Rover (di proprietà indiana), il gruppo, riporta il giornale, “rallenterà la commercializzazione di nuove elettriche, puntando di più sulle ibride ricaricabili”. Al di fuori del vecchio continente, Toyota “sta sviluppando nuovi modelli con motore a combustione interna di prossima generazione”, e il suo presidente ha dichiarato che “le elettriche avranno una quota di mercato del 30%”. Inoltre, sono notizie degli ultimi giorni anche la posticipazione del lancio della prima supercar elettrica della Aston Martin, e l’abbandono del progetto della Apple Car da parte del colosso tecnologico di Tim Cook. E adesso la domanda sorge spontanea: ma cosa sta accadendo all’elettrico che doveva salvare il mondo?