Se c’è una cosa in cui Jeremy Clarkson può definirsi un vero esperto, messa da parte l’agricoltura e la birra, beh, è sicuramente l’automobilismo. Insomma, Jezza sulle auto ci ha costruito una carriera, dalla televisione, soprattutto con il programma Top Gear che veniva trasmesso dalla Bbc, alla carta stampata, dove ancora oggi si diverte a raccontare con precisione (e irriverenza) le varie prove con alcune delle vetture più interessanti del mercato delle quattro ruote. Dalla Ferrari Purosangue, di cui faticava a pronunciare il nome, alla Porsche Cayenne S, passando anche per l’Audi Rs6 Avant. Insomma, un vero e proprio appassionato di motori, e adesso è arrivato il momento dell’esame per la francesissima Ds9. Un’auto vista per la prima volta da Jeremy durante la sua “annuale vacanza in famiglia nel sud della Francia, l’anno scorso - quando, scrive Clarkson - ho notato un’auto molto bella a Juan-les-Pins. Era una specie di grande Citroën e mi ero ripromesso di provarne una il prima possibile”. Si tratta di una categoria di automobili per cui, rivela Jezza, “ho sempre avuto un debole per le auto francesi più grandi, soprattutto perché sono sempre così idiote. La Citroën CX con il suo stereo montato verticalmente. La Renault Avantime, una monovolume a due porte, e la Vel Satis, un furgone rivestito in pelle completamente inutile”. Ma queste vetture hanno un solo problema: “Sono l’unica persona - scrive Jeremy - fuori dalla Francia a pensarla così. Tutti gli altri che vogliono un’auto grande comprano un’Audi, una BMW o una Mercedes. L’anno scorso nel Regno Unito sono state vendute solo 200 Ds al mese, e ne hai mai vista una a Roma, Colonia o Dublino? No”. Solo i francesi, a detta di Clarkson, comprano auto francesi; ma non si tratta di un pensiero “un po’ sciovinisticamente antiquato?”. Forse è un istinto quasi naturale, al quale nemmeno Jeremy è immune...
Infatti, Jezza ammette di avere “un telefono cinese, una televisione giapponese, una cucina svedese, due cani canadesi e una ragazza irlandese”, eppure con le auto è diverso. Il garage del giornalista e conduttore tv inglese, infatti, vede una Bentley Flying Spur, una Range Rover, una Jaguar F-Type e una Mini d’epoca; sì, tutte auto britanniche. Eppure, sottolinea Jeremy, “so perfettamente che la mia Bentley è tedesca, la Jaguar e la Land Rover sono indiane e il colosso che ha realizzato la vecchia Mini ora non è altro che una nota a piè di pagina nei libri di storia. E so anche che hanno tutti freni italiani, sospensioni tedesche e cervelli taiwanesi. [...] Ma ci deve essere qualcosa in tutte queste auto da cui sono attratto. Dio sa cosa. Ma è lì. Guidare un’auto che so è stata costruita proprio in fondo alla strada - come mangiare una braciola di maiale locale - mi rende felice”. Auto come braciole, ma quindi la Ds9 cos’è? Le aspettative erano alte, soprattutto per lo stile elegante della vettura, e perché, secondo la visione di Clarkson, è il successore naturale della Ds degli anni ‘50, quella che “evocava tutte quelle immagini di de Gaulle e dell’Oas e di uomini in berretto con fucili Sten”, e ancora quella che “che poteva essere guidata a pieno ritmo su tre ruote”. Eppure...
“Non vedevo l’ora di trascorrere il mio tempo nell’equivalente moderno” ha ammesso Jeremy, ma subito sono iniziati i primi problemi. La Ds9 è un’auto con tecnologia hybrid plug-in con tutta una serie di specifiche che, scrive Clarkson, “non ho letteralmente idea di cosa significhino”. Lati positivi della vettura? Si tratta di “un’auto che viene fornita di serie con assolutamente tutto ciò che puoi immaginare. Visione notturna, parcheggio autonomo, sedili ventilati, stereo da 515 watt, tettuccio apribile, portellone motorizzato. Qualunque cosa. Ha anche un sistema di telecamere che legge la strada da percorrere e quindi regola le sospensioni per far fronte a ciò che sta accadendo”. In fin dei conti, però, riporta Jezza, “è semplicemente normale. Anche il cruscotto è normale. Certo, l’orologio è una gioia da guardare, e tra circa cinque anni varrà più dell’auto, ma il resto, però, è stato preso direttamente dalle pagine di un libro intitolato How to Make a Car in 2024”. Insomma, la berlina francese bocciata, visto che “quasi sicuramente non ne comprerai una. Primo, perché non sei francese e, secondo, i prezzi partono da 56.000 sterline (circa 65 mila euro). L’auto che ho provato - conclude Jeremy - costa più di 73.000 (circa 85 mila euro)”. Ma nella sua recensione Clarkson lancia trova spazio anche per una piccola frecciatina a Stellantis, in questi giorni alla gogna pubblica per il nuovo B-Suv Alfa Romeo Milano: “Oggi Citroën fa parte di un’unica grande azienda che possiede anche Peugeot, Fiat, Chrysler, Maserati, Dodge, Alfa Romeo, Lancia, Jeep, Opel e Vauxhall. Non c’è spazio per finezze nazionalistiche in un gruppo”. Bisogna dire addio allo sciovinismo automobilistico?