Arrivare a una mobilità completamente ecologica, a emissioni zero. Questo obiettivo, oltre a essere un’utopia visto che anche le auto elettriche per essere realizzate producono emissioni, e secondo alcuni studi queste vetture riescono a essere più inquinanti delle moderne motorizzazioni termiche, era diventato una sorta di totem delle politiche ambientaliste europee che avevano dettato il limite del 2035. Secondo le attuali imposizioni dell’Ue, infatti, tra undici anni sul mercato delle future automobili non ci dovrebbe essere traccia di benzina, o diesel o di qualsiasi altro tipo di carburante. Solo motori elettrici, ecco il futuro del settore europeo; anche se… Forse, un giorno, questo diventerà davvero il futuro, ma intanto non riesce a essere nemmeno il presente. Dopo anni di grandi ambizioni, infatti, l’elettrificazione sembra retrocedere. A rivelarlo è l’inserto “Motore” del quotidiano la Repubblica, e intitolato “la frenata dell’elettrica”. In un articolo a firma di Valerio Berruti vengono svelati i grossi problemi sul piano delle vendite delle auto elettriche in questo inizio anno. Nello specifico, si legge che “in Italia, su 100 auto vendute nei primi due mesi di quest’anno, appena 2,7 sono elettriche”. Attenzione, il riferimento è solo ai modelli full electric, mentre i veicoli ibridi invece spopolano tra gli automobilisti. Comunque sia, uno dei problemi di questa frenata è la ritirata degli incentivi statali in vari Paesi europei. Tutto è partito dalla Germania, poi ha seguito il Regno Unito, dove gli ecobonus sono rimasti solamente per i mezzi aziendali, mentre l’Italia darà il via ad aprile alla seconda mandata. L’unico stato a fare eccezione è la Francia, che ha emanato pochi mesi fa il piano di leasing sociale. “Ma la vera domanda - scrive Berruti - è: fino a quando diventeranno sostenibili queste spese governative?”. Insomma, se si sogna un futuro in elettrico, questo prima o poi dovrà smettere di dipendere dal sostentamento statale, eppure questo risulta ancora essenziale.
A rivelarlo sono i numeri del mercato, questi riportati da Fabio Massimo Signoretti: “A gennaio la quota di mercato delle auto full electric nel Vecchio continente è scesa all’11,9% contro il 15,7% del 2023, mentre nel nostro Paese è crollata addirittura al 2,1% dal 4,2% dell’intero anno scorso”. Numeri che certamente fanno pensare, e fanno pensare soprattutto i produttori di automobili che adesso, dopo le grandi promesse e gli obiettivi degli scorsi anni, sembrano essere intenzionati a un grande dietrofront, “pur sostenendo - continua Berruti - che ‘tornare indietro è impossibile’ visto gli investimenti massicci fatti per la transizione all’elettrico (1,2 trilioni di dollari pianificati per ora secondo Reuters)”. Nell’articolo del giornalista de la Repubblica, quindi, si viene a conoscenza delle radicali decisioni di vari gruppi industriali del settore, di rivedere i propri progetti (per esempio Mercedes-Benz ha rinunciato all’obiettivo della transizione della sua gamma entro il 2030) e al taglio massiccio dei dipendenti; programmi adottati per andare in contro agli alti costi e, soprattutto, alle alte perdite dovute alla campagna green portata avanti fino a questo momento. Inoltre, sul futuro della transizione elettrica, rivela Berruti, pesa “anche l’attesa per le prossime elezioni europee: una vittoria dei conservatori o la ricerca di nuovi equilibri - infatti-, potrebbe portare a una revisione dei piani green messi a punto dall’attuale Commissione su spinta dei socialisti”. E mentre tutti sognavano un futuro con motori elettrici, a trionfare, quasi inaspettatamente, almeno per molti, sono invece i propulsori alimentati a gasolio. Insomma, detta in poche parole, il diesel per il momento sembra avere la meglio sull’elettrico. Si tratta di una vittoria schiacciante raccontata sempre sulle pagine di “Motore”, questa volta, però, con le parole di Paolo Griseri, il quale rivela che “il fenomeno vale in tutta la Ue ma in particolare in Italia dove a gennaio le auto a gasolio hanno toccato una quota del 15,45 contro il 2,1% delle Bev”. E per chi auspicava la morte delle motorizzazioni termiche, continua il giornalista, “la Dumarey, società di Torino […] ha firmato un accordo triangolare con Renault e i cinesi di Geely per la creazione di una società […] che svilupperà motori diesel di nuova generazione in grado di rispettare i limiti della normativa Euro 7”.