A partire dal primo ottobre si prospetta una stangata sulle bollette energetiche senza precedenti. Un aumento non inatteso, ma che andrà ben oltre le previsioni: per l’elettricità si parla di un rincaro fino al 40% rispetto ai prezzi dell’ultimo trimestre, mentre i costi per la fornitura di gas naturale potrebbero crescere del 31%. Lo ha detto, sottolineando come il tema sia ora all’attenzione del governo, il ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani. Lo stesso che aveva sollevato dubbi e perplessità sul piano della Commissione europea che prevede di vietare i motori a benzina, diesel, gpl, metano e pure ibridi dal 2035. Sviluppi, quelli del clamoroso aumento dei costi in bolletta, che fanno sorgere una domanda: ma con le auto elettriche, tra le altre cose, non si doveva risparmiare?
Gli aumenti in arrivo per famiglie e imprese derivano principalmente da due fattori: da una parte la ripresa economica che spinge la domanda e dunque le quotazioni delle materie prime, dall’altra i diritti per le emissioni di anidride carbonica (cioè quello che si potrebbe definire il “diritto a inquinare”, ammesso di equiparare CO2 e inquinamento), le cui quotazioni sono più che raddoppiate sulla scorta delle politiche ambientaliste della Ue.
Secondo il presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli, “la Commissione europea ha gravi responsabilità”: “I prezzi per i diritti di emissione di anidride carbonica – dice alla Stampa – sono esplosi: la media nel 2020 era di 25 euro a tonnellata, oggi siamo a 62. La politica sul green sta ponendo obiettivi molto ambiziosi e per il sistema industriale è un grosso problema. È molto difficile reggere il passo. […] Le rinnovabili non bastano e non risolveranno il problema. Ma non è tutto qui. C’è anche da fare i conti con una politica distratta dal verde: qui si pensa al green deal e a Greta e non si vedono le questioni centrali, cioè quelle economiche, con l’energia che arriva a costare il triplo rispetto a Usa e Cina, e di sicurezza. […] Per il gas credo che sia una fase passeggera, in ogni caso non più breve di un anno. Su energia elettrica e CO2, visti gli obiettivi fissati dall'Unione europea, gli aumenti continueranno”.
Per alcuni la soluzione sarebbe tornare al nucleare, per altri puntare maggiormente sull’energia rinnovabile. Di certo allo stato attuale è sempre più difficilmente pensabile un passaggio di massa all’auto elettrica: alle carenze nella rete di ricarica, ai problemi di blackout che si stanno vericando già oggi e alla questione della produzione delle batterie (oltre a molte altri) ora si aggiunge anche il problema dei costi di esercizio, che in teoria finora avrebbero giustificato un pezzo di acquisto maggiore del veicolo.