“Elon Musk rappresenta tutto quello contro cui liberali, progressisti, o semplicemente cittadini che hanno a cuore la democrazia e i nostri valori costituzionali devono opporsi”, scrive Stefano Feltri su substack, presentando il suo ultimo libro dedicato al tecnocrate sudafricano, Il Nemico, edito da Utet. “Il metodo è stato quello di intrecciare cronaca, analisi, la discussione delle sue idee, la sua filosofia, con le scelte delle sue aziende”. La critica è netta, definita, e il suo scopo è quello di mettere sotto gli occhi di tutti l'intera “nuova specie di capitalisti che considerano la democrazia un ostacolo alla realizzazione dei loro piani. Non vogliono soltanto diventare più ricchi, lo sono già. Vogliono il potere di riscrivere le regole, rifondare la civiltà a loro immagine e somiglianza”. Perché poi c'è sempre chi non se ne accorge, chi pensa che Musk sia soltanto un miliardario un po' svalvolato che gioca alla politica. Così come c'è chi crede che sia un salvatore della patria o un modello da imitare - per parafrasare un vecchio aforisma sui maoisti: si fa di keta in America ma ha gli sballati in Italia. Anche perché Musk è un personaggio, questo lo avrà imparato da Trump, in contraddizione perenne, e questo ha portato ad avere anche da noi uno stato confusionale intorno alla sua rappresentazione. Per chi non se lo ricordasse, prima del suo avvicinamento a Trump e al populismo, qui come altrove il signor Tesla veniva sempre descritto come visionario o imprenditore geniale, con tanto di rubriche monografiche su Repubblica. Come diceva Hegel di Napoleone, lo spirito del mondo a cavallo di un'autoelettrica. La personificazione del futuro, o del progresso. Poi, quasi come se guidasse un pilota automatico dissennato, giù di controsterzo, testacoda, retromarcia, inversione. E tutto questo in mezzo alla strada, doppia linea continua. Ritiro della patente da progressista, prima. Poi gli tolgono anche quella da Maga, e litiga con Trump con la solita narrazione da incontro di wrestling che The Donald maneggia alla perfezione. È impazzito? Forse, come spiega Feltri, c'è un motivo che lo ha portato a fare questa manovra.

Il motivo è semplice: basterebbe chiedersi, filosoficamente o meno, quale sia l'essenza di Elon Musk. Cos'è, prima di tutto? Un imprenditore. E un imprenditore è orientato prima di tutto al guadagno, rispetto al quale ogni mezzo è lecito. Anche a costo di andare contro la democrazia. Per gradi, e per quanto gli è possibile. Come osserva Feltri, Musk compra “la repubblica di Twitter per trasformarla nell'autocrazia di X”, scredita i media tradizionali, interviene spostando voti sulle elezioni, americane e non. Da qui, si arriva fino al suo ruolo nel Doge inventato da Trump, all'intelligenza artificiale rispetto alla quale “Musk alterna per oltre un decennio posizioni estreme: è la tecnologia che ci porterà all’estinzione ma è anche la cosa più importante su cui investire”. Indicativo, no? Così come gli esperimenti sul cervello con Neuralink, perchè a Musk non basta vendere i suoi prodotti: “Vuole cambiare la traiettoria della specie umana”. Insomma, la cara vecchia e terribile eugenetica tanto cara al nazismo. Migliorare la specie, ma a partire da un concetto deviato e non universale di bene. Ora, “Che si può fare contro un simile titano capace di trasmettere le sue idee a centinaia di milioni di follower, di chiamare capi di Stato e di governo al telefono in ogni momento e di cambiare i destini di intere regioni spostando i suoi investimenti, accendendo o spegnendo i suoi satelliti Starlink?”, si chiede Feltri. Il nemico può, e deve essere fermato. L'autore de Il Nemico un'idea ce l'ha, ma non la spoileriamo.

