Un primo Sanremo “molto rock n’ roll” per Maninni e la sua autobiografica “Spettacolare”. Voluto – preteso, quasi – da Amadeus, l’imberbe Maninni, scartato l’anno scorso da “Sanremo giovani”, è stato ieri ospite a pranzo del nostro critico Michele Monina, architetto e protagonista del quotidiano Bestiario Pop targato MOW. “Amadeus l’anno scorso mostrò il suo apprezzamento nei miei confronti, quest’anno mi sono candidato fra i big ed eccomi qui, stavolta con la sorte dalla mia parte”. Ma la big news com’è esplosa attorno a Maninni? “Ho saputo tutto dal tg, vicino a me, fino a quel momento aveva regnato il silenzio assoluto”. In nome di una assoluta e precauzionale segretezza.
Fra gli ultimi ad esibirsi ieri sera, Maninni ha quindi parlato della felicità e dell’eccitazione successive alla pubblicazione della fatidica lista. Tra una pietanza e l’altra, a parlare di delusioni compensate da travolgenti rivincite, Monina ha anche osservato come la selezione, talvolta impietosa, di Sanremo, non sia il Vangelo: “Annalisa con “Bellissima” e i Kolors con “Italo disco” ci hanno rimesso le penne a Sanremo, nel senso che non sono state accettate, ma poi guarda che hit”. Però Maninni al Festival ci voleva fortemente andare e allora poi ha corso, con le sue canzoni, “semiprodotte” da lui stesso. “Non avevo nulla di definitivo in mano – ha affermato – così ho trascorso il periodo di Natale a lavorare giorno e notte”. Folgorato, giovanissimo, dalla chitarra di The Edge degli U2 a San Siro, e poi da tanto cantautorato nostrano, oggi Maninni, finalmente, su un palco ci è arrivato.
“L’Ariston è un tempio”, ha detto, emozionato, Maninni. “Le prove però sono andate bene, nonostante ci fosse tutta la sala stampa piena. Però si capisce che è un palco importante, è come se tutti i fantasmi del passato che hanno popolato quel luogo ti raggiungessero, non solo gli ex concorrenti, ma anche artisti come Freddie Mercury, Bruce Springsteen, Madonna, Bono”. Sanremo come storia della musica pop italiana, ma anche storia di un’evoluzione dell’evento: “Un tempo – dice Monina – i cantautori non ci andavano a Sanremo, oggi il Festival copre tutto l’arco costituzionale della musica pop italiana, si va da Fred De Palma a Giovanni Truppi”. Tra i due estremi, quest’anno c’è anche Maninni, umile ma con le idee chiare: “Voglio suscitare qualcosa in cui mi ascolta, giocandomi la mia esibizione come fosse l’ultima”.