La madre è chi ti cresce, non chi ti fa nascere. Molti non sono d'accordo su questa tesi, basti pensare all’enorme polemica nata dopo la decisione italiana di rendere la gestazione per altri reato punibile fino a due anni di carcere, allucinante a mio avviso. Io invece mi trovo pienamente d'accordo con questa frase, l'amore te lo dà chi ti cresce, indipendentemente da chi esso sia e da chi ti abbia concepito o partorito. E proprio su questa chiave vi voglio consigliare un film di animazione, appena uscito nelle sale, che ho avuto l'occasione di vedere al cinema Anteo di Milano. Un vero e proprio gioiello pronto a far ridere i bambini e piangere a dirotto gli adulti, provato sulla mia pelle. Dimostrando come, ancora una volta, l'animazione può unire e arrivare a tutti, grandi e piccini, intrattenendo e commuovendo, ma soprattutto portando avanti temi cruciali e attuali come la diversità, la maternità e il rapporto che l'uomo e la tecnologia hanno con la natura, Il Robot Selvaggio. Il film ci mostra un robot di nome Roz che naufraga e si ritrova su un'isola quasi paradisiaca, abitata solamente da animali e nessun altro. Roz è stata programmata per portare avanti i suoi compiti fino allo svolgimento e appena arrivata in quest'isola tenta in tutti i modi di aiutare gli animali lì presenti, ma loro spaventati dalla sua diversità la respingono, e iniziano a chiamarla “Il mostro”. Lei per errore distrugge una covata di uova. Sopravvive solo un uovo dal quale nascerà Becco Lustro, un'oca diversa da tutte le altro, nome assegnatogli proprio da Roz. L’ochetta appena nata riconoscerà in lei la madre, essendo la prima cosa che vede. E il robot la crescerà come se fosse suo figlio, prendendolo come compito da portare a termine: dargli da mangiare, insegnargli a nuotare e insegnargli a volare per potergli permettere in autunno di migrare insieme alle altre oche. Insieme a Roz ci sarà anche Fink, una volpe, anch'essa emarginata da tutti. Il Robot Selvaggio è quindi una storia d'amore: non il classico amore romantico, ma familiare, un legame che va oltre ogni barriera possibile e immaginabile.
Da questa storia tutti ne usciranno migliori e cambiati: Roz imparerà da Fink e Becco Lustro cosa sono le emozioni e come si agisce con il cuore, e i due a loro volta impareranno a ragionare in maniera più pragmatica, a dialogare ed essere gentili. Roz ci insegnerà l'importanza dell'inclusione del diverso e dell’affermazione di una maternità non biologica, ma che ha lo stesso valore, perché i figli sono di chi li cresce. Guarderemo un interessante dialogo tra natura, ecosistema e la figura dell'uomo, del cambiamento, che in questo caso è interpretato da un robot vero e proprio. Roz farà del bene all'isola facendo collaborare tutti animali di specie diverse, non lasciando indietro nessuno, ma allo stesso tempo Roz porterà alla quasi distruzione dell'isola stessa, e appena se ne renderà conto lascerà la terra per salvare la sua famiglia e i suoi nuovi amici, cogliendo il momento giusto per farsi da parte, prima che sia troppo tardi. Forse una previsione del nostro rapporto con la natura e dei disastri climatici che si verificano anche per via della mano dell'uomo? Può darsi. Sta di fatto che questo film lascia tanti spunti di riflessioni, su vari piani di lettura. Vale la pena vederlo, anche per rendersi conto di quanto profondo può essere l’amore tra una madre e un figlio, indipendentemente da chi sia il genitore biologico. Il Robot Selvaggio è dunque un film pieno di insegnamenti che tutti, grandi e piccoli, dovrebbero vedere e dal quale forse dovremmo prendere spunto per migliorare. Portatevi i fazzoletti, perché il pianto è assicurato.