Fare un film blasfemo è un facile esercizio: qualche croce al contrario, l’amplesso di un santo, il sangue del Salvatore lasciato scorrere per diluirne la sacralità. Fare un film sulla tentazione, invece, è più complesso. Nel dubbio probabilmente risiede il vero valore della fede. I dubbi, però, non sempre sono ben accolti. Specie se chi presiede il tribunale si nasconde dietro a una presunta ortodossia. L’ingiusto processo al Gesù di Scorsese (Baldini+Castoldi) di Pierluigi Di Pasquale ripercorre la vicenda produttiva de L’ultima tentazione di Cristo. Sembra scontato, oggi, parlare di un capolavoro. Così non era nel 1983, quando la Paramount si interessò alla sceneggiatura di Martin Scorsese e Paul Schrader, tratta dal romanzo di Nikos Kazantzakis. Solo l’accenno di una possibile produzione scatenò la reazione dei fedeli, che decisero di boicottare il progetto. Nel 1987 Scorsese ci riprovò con la Universal. Di nuovo: gli integralisti fecero di tutto per impedire la diffusione dell’opera. L’anno dopo, il 18 agosto, il film uscì finalmente nelle sale, con protagonista Willem Defoe. Ma l’opposizione non si fermò. Anzi, qualche nome celebre divenne parte di quella battaglia contro L’ultima tentazione: Franco Zeffirelli fu tra coloro che protestarono quando il direttore della Mostra del cinema di Venezia, Guglielmo Biraghi, decise di portare il film al Lido.
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“Io credo che sia un film religioso sulla sofferenza e sullo sforzo di trovare Dio. È stato fatto con convinzione e amore e, di conseguenza, credo sia un’affermazione, e non una negazione di fede”, disse il regista anni dopo. Insomma, la ricerca di un Cristo che ha incarnato “il messaggio più importante ai fini della sopravvivenza della nostra razza sulla terra” e non un “pupazzo di plastica attaccato sul cruscotto di un’auto”. Un’indagine che ricalca quella di Kazantzakis - Di Pasquale offre una sintetica ma densa introduzione all’autore - fece nel suo romanzo, anch’esso mal recepito. Viene definito effetto Streisand quello per cui l’informazione censurata ottiene l’effetto contrario, quindi una maggiore diffusione. Talvolta, però, il rimbalzo non è così automatico. E L’ingiusto processo di Di Pasquale rende conto dell’impegno che è servito per salvare il Vangelo secondo Scorsese.
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