Al Pacino è l’eccesso. Solo nella vita, però. Sul set controllato quanto serve, come per esempio nella prima parte de Il padrino. A volte esuberante, come in Scarface. Nella recitazione, però, anche la follia è controllata. Diverso, appunto, per l’esistenza fuori dal set. È anche di questa che Al Pacino ha deciso di raccontare in Sonny Boy: un’autobiografia. E sono tanti gli errori ammessi in quelle pagine. Tanti sono legati a una pessima gestione del denaro. Più volte, infatti, l’attore si è trovato spiantato a causa di “spese fisse” francamente evitabili. Persino dopo il primo film della trilogia sulla famiglia Corleone di Francis Ford Coppola Pacino era al verde: 35mila dollari, il costo del suo ingaggio. Niente di più. Negli anni Ottanta il conto in banca, ha dichiarato, ammontava a 90mila dollari. Pochissimo per una persona come lui: “Avevo uno stile di vita da mantenere. Avevo la mia casa in campagna, alla quale non volevo rinunciare. Spendevo e non guadagnavo”. Tra le spese, però, non ci sono solo quelle per il proprio entourage, l’agente, i legali.
“Il mio staff si stava allargando e io mi occupavo di due case, dei miei appartamenti, di un ufficio e di mantenere le famiglie dei miei figli. Spendevo 300 o 400mila dollari al mese”. Una cifra enorme, che riflette, come ammette lo stesso Al Pacino, l’incapacità di parlare il “linguaggio” dei soldi, il funzionamento che regola entrate e uscite. Anche perché spesso non controllava nemmeno gli assegni quando venivano firmati. “Avevo cinquanta milioni di dollari e poi non avevo più nulla”, leggiamo in Sonny Boy, “avevo delle proprietà ma non avevo soldi. Il tipo investimento, le spese: andava a finire era solo un folle montaggio di perdite”. Ma quali sono dunque questi acquisti insensati? Pagava sedici auto, ventitré cellulari e un giardiniere che prendeva “400mila dollari all'anno, e badate bene, era per la sistemazione del terreno intorno a una casa in cui non vivevo nemmeno”. Jack and Jill, Il padrino - Parte III e diversi (mediocri) film: tutti fatti per il cachet, non per amore dell’arte. La vita di Al Pacino costa troppo per avere solo poche decine di migliaia di dollari sul conto.