The Apprentice – Alle origini di Trump di Ali Abbasi è in arrivo nelle sale italiane, uno dei film più attesi di questo autunno caldo per gli Stati Uniti, con le elezioni del 5 novembre che si avvicinano e l’incertezza su chi sarà alla guida del paese sempre più grande. Sarà il magnate newyorkese oppure Kamala Harris a trasferirsi alla Casa Bianca? Una pellicola, quindi, che non è solo la storia di The Donald, ma che sembra parlare di ciò che sta accadendo oggi. È davvero così? A interpretare Trump è Sebastian Stan, mentre nel cast, a fianco di Jeremy Strong (già in Succession e qui nel ruolo di Roy Cohn, il mentore dell’imprenditore, definito da Bakalova ) c’è anche l’attrice bulgara Maria Bakalova nei panni di Ivana Trump. “Un sacco di make up, un sacco di tagli di capelli”, ha detto la ventottenne per descrivere gli anni Settanta e Ottanta della moglie del candidato repubblicano. Ivana da giovane è stata una sciatrice agonistica, e che proprio grazie allo sport è riuscita a uscire dai confini della Cecoslovacchia comunista degli anni Sessanta. Anche Bakalova viene dall’Europa dell’est, nata però dopo la fine dell’Urss. Una provenienza analoga che forse le è tornata utile sul set. Di certo, ha detto ancora nell’intervista al Guardian, “è importante che Abbasi abbia dato una chance” a qualcuno come lei. Un ruolo diverso da quelli che solitamente sono affidati a una donna dell’est: la moglie di un futuro (rispetto agli anni in cui è ambientato The Apprentice) capo di Stato “invece di una prostituita o di una scienziata pazza russa”. Ad ogni modo, ribadisce Bakalova, il film non è stato privo di difficoltà. In primis, è stato il regista a dover affrontare il “ban” per viaggiatori provenienti da paesi a maggioranza musulmana (Abbasi ha origini iraniane). Inoltre, a causa di una scena in cui Trump stupra Ivana, che accusò il marito, ritrattando anni dopo, i distributori erano reticenti nel prendere in carico il film. E sì, le lettere degli avvocati di Donald non tardarono ad arrivare.
“Penso che sia stata lei la ragione per cui lui ha ottenuto così tanto in così poco tempo: era molto intelligente e molto ambiziosa”, ha proseguito l’attrice. Insomma, Ivana è stata parte integrante della scalata di Trump, considerato anche che, oltre ad aver imboccato spesso e volentieri i media per aumentare la loro fama, la moglie del miliardario è stata anche amministratrice del Plaza Hotel di New York. La domanda, poi, sulla necessità di inserire la scena dello stupro nel film: “Se la reputo una scena cruciale per entrambi i personaggi? Sì, perché vediamo qualcuno che rinnega completamente la persona che lo ha costruito sotto molti aspetti, che ha dato alla luce i suoi figli. Un rifiuto non solo fisicamente, ma anche verbalmente”. Bakalova ha già fatto esperienza di ciò che si prova a stare, nel mondo reale, vicino a un fedelissimo di Trump. Era lei, infatti, a recitare nella parte di una giornalista statunitense di destra che voleva intervistare Rudy Giuliani in Borat 2. E lì venne sfiorato lo scandalo: in una scena si vedono la donna e Giuliani insieme sul letto, con l’ex sindaco di New York che si mette le mani sulla cintura. A quel punto interviene Sacha Baron Cohen per fermare tutto. Cosa voleva fare Giuliani? Per alcuni si stava slacciando la cintura, secondo la versione del repubblicano, invece, si stava semplicemente aggiustando i vestiti dopo essersi tolto il microfono. “È stato snervante, perché non puoi sapere come andranno le cose. Abbiamo lavorato con una grande squadra di persone. Avevamo un'ottima squadra di sicurezza, un'ottima squadra di stunt. C'erano molte persone che si sono assicurate che fossimo tutti al sicuro”, ha detto ancora Bakalova. Non crede, comunque, che ci sia un intento politico dietro al rilascio del film nelle sale in questo periodo, bensì un esempio di come si possa indagare la vita di ogni essere umano, cogliendola nella sua tridimensionalità, al di là del giudizio di valore: “Cambierà le opinioni? Non lo so. Ma credo che il più grande privilegio che abbiamo vivendo in una democrazia sia quello di condividere le nostre voci e di avere un'opinione, in un modo o nell'altro”.