Il libro si intitola “All in the family: the Trumps and how we got to be this way”. L'autore è Fred C. Trump III, nipote di Donald Trump e figlio di Fred Trump Jr, fratello maggiore di Donald Trump, morto all'età di 43 anni nel 1981. Lavora a New York nel campo immobiliare ed è, insieme alla moglie Lisa, un attivista per i diritti delle persone disabili come il loro figlio William. L'uscita del libro, negli Stati Uniti, è prevista per la prima settimana di agosto ma alcune parti, che i giornalisti del britannico Guardian hanno letto in anteprima, sono una piccola bombetta che potrebbe minare il cammino di The Donald verso la presidenza. La frase choc contenuta nel libro risale al 2020 e riguarda William, il figlio di Fred, disabile. Fred Trump III scrive nel suo libro di aver chiamato Donald Trump dopo averlo incontrato al Briarcliff, un golf club situato nella contea di Westchester, New York. In quell'occasione illustra a zio Donald le esigenze del figlio, i costi crescenti per le sue cure e riferisce "qualche reazione negativa" da parte dei fratelli di Trump. "Donald si prese un secondo per riflettere sull'intera situazione", prosegue Fred Trump III, ma la risposta è un concentrato del famoso pragmatismo americano spinto fino alla brutalità, com'è proprio dello stile di Donald: "'Non lo so'", dice Trump, "Non ti riconosce. Forse dovresti semplicemente lasciarlo morire e trasferirti in Florida".
Come per la credenza falsamente attribuita agli spartani, Donald avrebbe consigliato di sopprimere il pronipote disabile. Fred Trump III prosegue il suo racconto manifestando incredulità: "Aspetta! Cosa ha appena detto? Che mio figlio non mi riconosce? Che dovrei semplicemente lasciarlo morire? Ha davvero detto questo? Che dovrei semplicemente lasciare che mio figlio muoia... così potrei trasferirmi in Florida? Davvero?". Incredulità iniziale, anche perché Fred ricorda che lo zio aveva già detto una cosa simile durante un incontro avvenuto in precedenza, nello Studio Ovale, con alcuni medici e sostenitori dei diritti dei disabili. Trump, durante l’incontro, sembrava interessato e persino preoccupato, scrive Fred Trump III: "Pensavo che fosse stato toccato da ciò che il medico e i sostenitori dell'incontro avevano appena condiviso sul loro percorso con i pazienti e i loro familiari. Ma mi sbagliavo”. Già, perché Trump poi avrebbe riferito queste esplicite parole: “Considerate le loro condizioni e tutte le spese, forse quel genere di persone dovrebbe semplicemente morire”. In quell'occasione, scrive Fred Trump III, "non sapeva davvero cosa dire. Stava parlando di spese. Stavamo parlando di vite umane... Mi sono girato e me ne sono andato". Un altro dettaglio che potrebbe essere di impiccio a Trump è che, stando a quanto racconta il nipote, è che nei primi anni 70 Donald trovò uno squarcio sulla cappotta della sua Cadillac Eldorado e che chiamò proprio Fred per farglielo vedere. In quell'occasione, senza averne le prove, Trump diede la colpa agli afroamericani, utilizzando la N-word con veemenza dispregiativa. "N*gri", scrive Fred Trump, "ricordo che disse disgustato: guardate cosa hanno fatto i n*gri". Sarà per questo che promette di costruire un muro?
Parenti serpenti, come si dice, o è il tycoon a essere un pessimo zio? Non è la prima volta che un nipote di Donald Trump scrive un libro per denunciare alcuni dei pessimi comportamenti dello zio. Nel 2020, la sorella di Fred Trump III, Mary Trump, aveva già pubblicato una sua autobiografia, dal titolo esplicito di “Too Much and Never Enough: How My Family Created the World's Most Dangerous Man”. Fred Trump III ai tempi prese le distanze da quel libro, anche se nel testo si parlava già di come Donald Trump e i suoi fratelli avessero effettivamente diseredato i nipoti Fred Trump III e Mary Trump, per poi tagliare i fondi per le cure di William. Di motivi per essere risentito il nipote ne ha di sicuro anche se Trump, attraverso il suo portavoce, ha smentito le dichiarazioni contenute nel libro. Se tutto questo sarà di aiuto o di intralcio per Trump alle prossime elezioni contro Kamala Harris, lo vedremo. Per il resto, c'è da essere contenti di non averlo avuto come zio.