Di Mufasa: il re Leone non si parla solo in relazione alla questione del doppiaggio. Abbiamo già scritto del confronto a distanza tra Elodie e Lilli Manzini, con la seconda che aveva criticato la scelta di affidare le voci dei personaggi a non professionisti come Marco Mangoni o Elisa. La prima, poi, aveva parlato della questione a Radio 105. Matilda De Angelis, invece, durante la conversazione al podcast di ArteSettima, si è concentrata su un altro aspetto del film Disney: “Non funziona, a mio parere, il re Leone nella versione animata e nella versione poi che hanno fatto live action”, e aggiunge, “Non funziona più perché tu perdi la parte antropomorfa del cartone, perché Scar quando ti guarda è un Joker, ma lo è veramente, perché ha un’espressione malvagia, maligna, contorta, e Simba, quando Mufasa cade dalla rupe, è disperato, è un bambino”. Caratteristiche che sarebbero andate perse nella versione appena uscita nelle sale.
“Se tu mi togli la parte antropomorfa non mi emoziona più”, prosegue ancora De Angelis. La conversazione poi si sposta sul confronto con un altro stile di animazione: quello di Hayao Miyazaki e di Studio Ghibli. “I film della Disney funzionano solo nella misura in cui quella roba mi ricorda, appunto, qualcosa di umano. Invece Miyazaki è proprio totalmente oltre”. Il maestro giapponese, infatti, non si concentra sull’antropomorfizzazione degli elementi dei suoi film, con i personaggi non umani che si mantengono nella loro specificità: “Cos’è Totoro? Cos’è Calcifer (il fuoco de Il castello errante di Howl, ndr)? Non assomigliano [agli umani]”. C’è altro da dire, quindi, a proposito di Mufasa: il re Leone, al di là della questione della voce. Ci sono volti non più umani, apparenze fin troppo animali. E certe emozioni, almeno per Matilda De Angelis, che finiscono per essere dimenticate.