Il panorama televisivo è in continua evoluzione e, nonostante ci siano stati grandi cambiamenti nelle reti commerciali e in Rai, questi sembrano non finire mai per rincorrere i gusti del pubblico (o in vari competitor). Così, con il giornalista ed esperto Massimo Bernardini (da seguire il suo programma TV Talk su Rai 3) abbiamo analizzato questo fenomeno e i protagonisti della tv, tra chi sale e chi scende nel gradimento perché, nonostante i nuovi palinsesti siano partiti da poche settimane, c'è già chi viene messo in discussione - e rischia il posto - e chi invece viene esaltato come la rivelazione dell'anno. Ma lui ci tiene, prima di tutto, a sottolineare un brutto vizio che ormai sembra essersi diffuso nel piccolo schermo: la fretta. Infatti bastano un paio di puntate con bassi ascolti per parlare (male) di grandi professionisti e far circolare persino ipotesi di sostituzione. Invece per Bernardini sono necessari "almeno tre mesi" per giudicare un programma e anche giornali e siti, con le loro critiche feroci e premature, non fanno altro che "uccidere la tv italiana". E mentre lui stesso teme che "La7 stia portando via pubblico proprio a noi di Rai 3" con Massimo Gramellini o Alessandro Barbero, vede che in Mediaset - a parte Pomeriggio 5 - le scelte sembrano più ponderate (sempre bene il "popolare" Paolo De Debbio e un Nicola Porro "meno provocatorio"). Mentre in casa Sky, a X Factor ritrova un format in "forte crisi" con un Morgan che non è riuscito a invertire la rotta "e si deve accontentare di sopravvivere a sé stesso" e al quale "servirebbe un badante televisivo".
Bernardini, che cosa ne pensa della voce secondo cui Myrta Merlino verrà mandata via da Pomeriggio Cinque? È stato già fatto il nome di Simona Brachetti come sua sostituta…
Io mi auguro che non sia vero. Mi sembra prematuro che con così poco tempo di sperimentazione su una professionista e collega come Myrta si prenda una decisione del genere. Lei non è l'ultima arrivata, sta tentando un format diverso anche per la sua carriera, direi che lasciarle almeno due o tre mesi di sperimentazione sia il minimo. Non dico di fare come una volta, in cui si diceva di dare almeno uno o due anni di lavoro per chi si cimentava in un nuovo progetto, ma dare almeno tre mesi mi sembra il minimo.
Quali possono essere le motivazioni di un'eventuale cambiamento così repentino?
Funziona così: tu dici all'inserzionista “ho messo la Merlino al posto della D'Urso, ti garantisco che almeno questa quota sarà raggiunta”. Io non so che cosa sia stato proposto agli inserzionisti, per cui bisogna avere questo dato e poi capire quanto lontano da quel dato si trova il programma di Myrta e dopo ancora darne una valutazione. Mi è sembrato altrettanto assurdo che avessero fatto fuori il regista dopo una sola puntata.
Ma il regista aveva veramente sbagliato?
Uno può fare degli errori, anche un grande professionista come lui, ma poi le cose si aggiustano. Questo modo isterico di muoversi mi sembra che faccia malissimo alla televisione in generale. Il regista ha fatto degli errori di inquadratura, delle cose oggettivamente fragili e sbagliate, cose tecniche, inquadrature un po’ troppo succubi del modello Rai, ma sono cose che si correggono, è questo che non capisco. Che si parli già di buttare a mare Myrta Merlino mi sembra una follia, stiamo parlando di una professionista di qualità, non è mica l'ultima arrivata, sarebbe molto sbagliato nei suoi confronti e anche non nello stile Mediaset.
Quindi per lei sarebbe un errore?
Mi sembra sbagliato per l'azienda che è seria e non può puntare su un professionista e farlo fuori in così poco tempo. Effettivamente i dati di ascolto da quando è arrivato Alberto Matano sono problematici, ma se hai fatto quella scelta devi tenere duro. Tutto ciò mi ricorda un errore che fece Daria Bignardi con Gianluca Semprini: gli aveva affidato un talk importante e lo aveva anche innovato, nel senso che lo aveva accorciato a 90 minuti e in pochissime settimane ha fatto marcia indietro. Non si può far così con la televisione, anche se so che sta diventando un vizio, ma bisogna smetterla. Anche perché il pubblico va rispettato, perché se gli hai fatto una proposta devi crederci. In questi casi, però, non si dimostra la pochezza del conduttore, ma è la rete ad aver sbagliato nella scelta del conduttore stesso.
Parlando invece del Grande Fratello, anche quel programma sta facendo discutere…
Quando noi cominceremo con TV Talk (il 7 ottobre, nda) ci sarà quasi tutto nei palinsesti, mancherà ancora l'appuntamento Avanti Popolo su Rai Tre, il nuovo format di Nunzia De Girolamo, per cui per me tutto quello che è uscito finora è fragilissimo da un punto di vista dell'analisi. Come si fa a giudicare un talk show di prima serata importante quando il competitor non è ancora sceso in campo? Finché tutti i giocatori non sono in campo fa un po’ ridere trarre delle conclusioni. I giornali italiani, che sono i più malati di uso indebito degli ascolti, nel senso che usano gli ascolti per valutare la qualità e la credibilità dei prodotti commettono un errore, perché gli ascolti non servono mica a stabilire la qualità di un programma. Tutta la valutazione che si sta facendo è una valutazione secondo me molto prematura, perché non puoi, sulla base di palinsesti appena varati e soprattutto su prodotti nuovi, che magari cambiano, trarre già delle conclusioni.
Ci faccia un esempio
Beh, domenica scorsa è arrivato questo nuovo programma in prima serata su Rai Tre. Sulla carta dici “che schifo, Fazio faceva il doppio e questo fa la metà. Quindi? Grande sconfitta”. Primo, non si può paragonare con un programma con una storia molto più lunga, con una struttura che passa da interviste importantissime al tavolo e dura molto di più, oltre a paragonarlo con un programma che fin qui aveva lavorato nel day time della mattina ed è stato portato in prima serata… i fattori sono talmente tanti che dare un giudizio sulla base dell'ascolto non è professionale. Io ho imparato, lavorando a TV Talk da ormai più di vent'anni, che i prodotti, soprattutto quelli nuovi, devono avere un tempo, non si possono valutare sulla base di una settimana o due, perché è tecnicamente sbagliato ed è uno sport a cui l'opinione pubblica e i giornali italiani si dedicano da anni, sbagliando.
C'è troppa fretta.
Forse dopo il primo mese cominci a poter dire qualcosa, ma non è nemmeno detto. Io credo ancora che la televisione italiana abbia dei disegni editoriali e proprio per questo è fondamentale dargli il tempo. Se uno va a fare uno screening dei programmi che non perdono colpi e che da tanti anni vanno, compreso TV Talk, scopri che sono tutti programmi nati con bassissimi ascolti a cui però è stata data fiducia e nel tempo sono arrivati alla loro solidità. Per cui, a me piacerebbe capire perché oggi questo criterio non si può applicare. Nel senso che, se si continua a insistere sul fatto che un programma nuovo è subito un fallimento, spinge, per esempio dentro la Rai, a mollarli in fretta. Ho letto cose veramente ridicole in questi giorni. Quello a cui sto assistendo vuol dire uccidere la televisione italiana, ma è inutile dire che questa non si rinnova quando appena viene inserito un prodotto nuovo siamo pronti con il fucile a farlo fuori dopo due giorni.
Cosa è cambiato rispetto al passato?
Un tempo c'erano le prove, i programmi prima di andare in onda avevano un tempo di sistemazione, ora non ci sono più. Per cui uno viene buttato in mezzo al mare senza saper nuotare e i programmi si sistemano piano piano poco alla volta. Invece sembra non saper niente nessuno di tutto ciò, si dice solo “che schifo guarda che ascolti che ha fatto, è stato un fallimento”. Dall'interno della Rai, ti dico una cosa, vedo oramai da anni che mentre noi eravamo abituati a causa di questo lobbismo politico a un cambio di dirigenti che durava intorno ai tre anni, questa quota è scesa ormai sotto l'anno. Se guardo agli ultimi due o tre anni di lavoro mi rendo conto che i miei dirigenti non hanno superato l'anno di vita.
Come mai allora c'è questo rapido turnover?
Perché la politica non prende a cuore l'azienda Rai, sul serio. Perché se davvero avesse a cuore il servizio pubblico la prima cosa che farebbe è di garantire ai dirigenti della Rai almeno una durata di cinque anni, per statuto, come minimo sindacale per riuscire a combinare qualcosa. Questo è un vecchio discorso, che tra l'altro tutti i dirigenti che arrivano ripetono e capiscono tutti che a un livello apicale non si può lavorare così, eppure continuiamo a lavorare nello stesso modo.
Ma non c'è un programma su cui lei scommetterebbe? Per esempio quello di Nunzia De Girolamo?
Sì, ma bisogna vedere in prima serata, perché il day time è tutta un'altra storia. Sicuramente lei ha fatto allenamento quest'estate, ha imparato anche a maneggiare la cronaca calda. Da lì a gestire una prima serata, secondo me, ne passa. E infatti devo dire che stanno lavorando con grande attenzione. Lei è una professionista sicuramente molto seria, ma i fucili puntati sulla prima serata sono molti di più.
Però già l'anno scorso non aveva un competitor facile, perché il suo programma “Ciao maschio”, che ha registrato ottimi ascolti, si scontrava il sabato sera con Maria De Filippi
È vero, però lì era anche un po’ più libera. Era un programma costruito anche sulla sua simpatia e sulla sua arguzia e sulla sua libertà anche espressiva. Andare in prima serata con un programma di attualità è un'altra storia. Ripeto, so che ne sono consapevoli e che proprio per questo ci stanno lavorando tantissimo.
Quindi, secondo il suo ragionamento, lei battezza positivamente l'iniziativa di Pier Silvio Berlusconi e gli dà del tempo?
Ma certo, io do del tempo a tutti. Riparliamone a gennaio e lì forse qualcosa possiamo capire. Ma ora sono io che chiedo una cosa: secondo te a gennaio ci saranno ancora tutti quelli scesi in campo a settembre o una parte sarà già stata buttata? E sarà comunque un grave errore, perché se tu non dai il tempo a un programma di crescere e al pubblico di abituarsi a un cambio di proposta, perché magari al posto di un programma di musica ne hai messo uno di sport, probabilmente non avrai lo stesso pubblico di prima ma ne raccoglierai dell'altro.
Lei che è così esperto di televisione si è dato una spiegazione del perché Giorgia Meloni ha scelto proprio il programma di Paolo Del Debbio per una delle sue poche apparizioni televisive? Oltre a Bruno vespa, ovviamente.
Dopo Vespa mi sembra naturale che sia andata da Del Debbio, che è quello che fa più ascolti di tutti quelli di Rete 4. Diciamo che la Meloni l'avrebbero tutti sicuramente accolta a braccia aperte, ma Del Debbio ha un carattere, diciamo, più "popolare". Rispetto al modo tagliente e provocatorio di Nicola Porro. Del Debbio invece ha quest'aria pacata e tranquilla, e in più è quello che maggiormente funziona.
Anche se Nicola Porro a “Stasera Italia” sembra molto meno provocatorio rispetto a quanto non lo era nella sua storica trasmissione.
Sì, questo è vero, hai ragione, ed è un'osservazione giustissima. Anche perché la forma del quotidiano non può essere così personalizzata come il tuo stesso programma.
E sta facendo ottimi ascolti.
Tu stai tentando in tutti i modi di estorcermi i voti, però posso dire che è un programma che sicuramente sta funzionando.
Adesso però le devo chiedere di “X Factor”. Per lei è morto?
Io comincio a sospettare che sia un po’ troppo usurato oramai, perché è calato rispetto a degli inizi di stagioni passate che a loro volta erano già in calo rispetto alle precedenti. Dopo un po’ i format si usurano, sono tanti anni che c'è questo programma e alla fine il gioco poi è sempre quello.
Se dobbiamo fare un paragone con un format musicale, ad Amici Maria De Filippi riesce a proseguire anche con gli ascolti.
Ad Amici i cambiamenti sono stati tanti, ma Maria è attentissima a modificare piccoli elementi e piccoli fattori in maniera tale da tenere fresco il prodotto e renderlo sempre un successo. Ricordati sempre che c'è una Bibbia dietro X Factor, non sono autonomi. Mentre Maria fa quello che vuole, quindi prende un giudice e lo sposta, cambia la giuria e ha una sua Bibbia. Per quanto riguarda X Factor, ogni piccolo mutamento bisogna concordarlo con il padrone del format. In fondo X Factor giocava molto sulla sua innovazione, sul suo colore sempre moderno e sempre figo.
Hanno inserito Morgan.
Anche lui credo sia un elemento un po’ sfiatato. Io lo stimo moltissimo, ma sono sconcertato dal fatto che alla fine debba ritornare su cose già fatte per sopravvivenza, perché alla fine, per ragioni anche sue, per incapacità di controllo personali, finisce sempre che le strade nuove che gli si aprono si auto affondano. Per cui Morgan, che tutti stimiamo e che tutti riteniamo abbia un grandissimo potenziale, nonché una straordinaria intelligenza musicale, finisce sempre che si deve accontentare di sopravvivere a sé stesso e di ripetersi all'infinito, per cui è ritornato a fare questo programma un'altra volta. Ritorna comunque su un format che è in grave crisi.
Dove lo vedrebbe bene Morgan?
La cosa è molto complicata, io comincio a non capirci più niente di Morgan. Continuo a stimarlo moltissimo, ma il suo problema è trovare un “badante televisivo” che lo aiuti, di cui lui si fidi totalmente e che lo stimi totalmente, che però in qualche modo riesca a governarlo. Questa però è un po’ l'ultima spiaggia, perché in realtà i tentativi in varie direzioni la Rai li ha fatti.
Il suo programma “Stramorgan”, però, non è stato un flop.
È andato bene. Aveva un rapporto costi risultati un po’ anomalo, perché in realtà costava molto. La complicazione della televisione oggi, in particolare in Rai, è che le risorse sono esigue e con queste risorse esigue fai degli esperimenti di tre o quattro puntate, però quelle puntate, in cui investi dei soldi, che poi finiscono, devono rendere. Per cui non hai la possibilità di costruire una serialità che crei la fidelizzazione del pubblico e alla fine così non vai da nessuna parte.
Per quanto riguarda invece La7?
Quello che ti posso dire su La7 è il timore che ho io da autore e conduttore di Rai 3, ovvero che, in questa fase di cambiamento così radicale, in realtà La7 si mangi il nostro pubblico tradizionale. Rai 3 sta cercando una nuova identità e loro stanno sempre di più trasformandosi in un punto di riferimento per il nostro tipo di pubblico. Stavo guardando lo spot che mi è passato davanti di Massimo Gramellini e Roberto Vecchioni e mi ha fatto effetto che siano su La7.
Possiamo dire che Urbano Cairo difficilmente sbaglia le sue mosse?
Eh, sì è proprio così, anche perché ha un ex di Rai 3, che è Andrea Salerno, come direttore. Andrea sa benissimo com'è quel pubblico. Per esempio, l'operazione che ha fatto con lo storico Alessandro Barbero è molto intelligente da questo punto di vista. Io temo veramente che ci portino via quel pubblico lì. Il pubblico di Rai 3 in questo momento è perplesso, vede questo cambiamento della rete e si chiede che cosa ne sarà. Quindi, se qualcun altro ti propone una nuova Rai 3 da qualche altra parte, alla fine è facile, ahimè, che uno vada dall'altra parte.