Nanni Moretti, già in conferenza stampa de Il Sol dell’Avvenire, aveva manifestato il suo interesse verso il teatro - quest’anno lo potevate incontrare a tutte le anteprime nei principali teatri della Capitale - ma nessuno avrebbe mai pensato che decidesse davvero di prendersi una pausa (o di allontanarsi per sempre?) dal cinema per darsi alla regia teatrale. Non è un caso, però, se per il suo esordio abbia scelto di portare in tournée (in Italia ma anche in Europa) dei testi della scrittrice Natalia Ginzburg (suo il romanzo Lessico Famigliare). Un vecchio colpo di fulmine per Moretti che celebrerà nel suo Diari d’amore, un dittico composto da due atti unici della scrittrice: Dialogo e Fragola e Panna. Il primo è uno scontro tra due voci, quella di un uomo e di una donna che non si sono mai capiti e che portano a galla anni di cose taciute, problemi irrisolti e insoddisfazioni mai emerse prima. Nel secondo, la protagonista è una ragazza che ha a che fare con un matrimonio disastroso alle spalle come l'allegria, rimasta tutta in un vecchio gelato gusto fragola e panna. Nanni Moretti che ha sempre scavato dentro se stesso attraverso i film che pensa e produce, chissà se anche a teatro sarà capace di restituire la stessa sincerità e introspezione. Quella ragazza scombinata che naviga nelle parole della Ginzburg ora è Nanni Moretti (o Michele Apicella?).
Così Ferzan Özpetek, che ha già debuttato nel 2011 con l'opera lirica Aida diretta dal maestro Zubin Mehta con le scenografie del premio Oscar Dante Ferretti, torna quest’anno al San Carlo con Madama Butterfly per la direzione di Dan Ettinger. Il regista di Le Fate ignoranti, Bagno turco, la Dea Fortuna, tiene il piede in due scarpe. Özpetek, dopo il suo one man show tour Ferzaneide – Sono ia!, e Mine vaganti, porta sul palco più bello di Napoli, la storia di una donna determinata, che è tutto tranne che fragile. Il suo nome è Madame Butterfly. Nella sua versione (prima dell'inizio sarà riserverato un minuto di silenzio per l'omicidio del musicista Giovanbattista Cutolo a Napoli) la protagonista sembra un mix di profili di donne intense e forti, le stesse che hanno vissuto nei suoi film. Per Özpetek regista teatrale, il lavoro sul palco però è un gioco di sottrazioni dove anche le trame dei suoi film devono essere ripensate, tradotte per un nuovo pubblico, un nuovo spazio, quello del teatro.
E Quentin Tarantino? Persino il regista più mainstream d’America pare voglia dedicarsi al teatro (e non solo). Lo aveva detto già in svariate occasioni, che una volta compiuti i 60 anni, avrebbe chiuso con il cinema. E così il neo sessantenne ha espresso il volere di “andare in pensione” dall’industria cinematografica per dedicarsi finalmente alla scrittura di serie tv, libri e alla drammaturgia. Su The Guardian anni fa, il regista aveva detto che quello che voleva fare era scrivere romanzi e testi teatrali. Ma ve lo immaginate un adattamento teatrale di The Hateful Eight? Per ora, non abbiamo ancora nessuna informazione certa su cosa possa combinare quel pazzo di Tarantino. Restano però dei dubbi su come i suoi film, fatti di continui rimandi e omaggi al cinema del passato e gli effetti speciali (trash) alla Kill Bill, possano sopravvivere anche sul palcoscenico. Fatto sta che sembra una tendenza diffusa, non solo in Italia e quindi la spia di qualcosa. Della crisi del cinema? Del ritorno alle origini dopo una certa età? O di un ritrovato amore del pubblico, dopo la scorpacciata digitale e delle opere scelte con gli algoritmi, degli spettacoli dal vivo?