Abbiamo letto l’articolo in cui Jacopo Tona commenta l’intervista di Elodie scrivendo: “Forse si è dimenticata che è stato l’anticomunista per eccellenza Silvio Berlusconi a sdoganare, in televisione e in politica, la potenza dell’ostentazione del corpo femminile. Colpo grosso, Drive In e le Veline, storiche colleghe calendariste di Elodie, erano modelli di empowerment femminile? Forse sì, ma non ce ne eravamo accorti, distratti com’eravamo da quel turbinio di glutei e prominenze balconari.” Ci teniamo a sottolineare che le Veline di Striscia la notizia non sono assolutamente delle donne oggetto ma delle ballerine professioniste che si impegnano quotidianamente nel loro lavoro e in alcune occasioni hanno anche condotto il tg satirico e altre rubriche all’interno della trasmissione. Semmai le donne oggetto sono da cercare altrove. Le Veline, infatti, sono la parodia vivente dei settimanali Espresso e Panorama degli anni Novanta o Duemila, che utilizzavano in copertina donne poco vestite o completamente nude. Nel marzo 2011 Antonio Ricci annuncia che il concorso Veline quell’anno non sarebbe stato realizzato e che Striscia avrebbe rinunciato alla presenza delle sue due Veline se la Rai avesse a sua volta fatto a meno del concorso di bellezza Miss Italia, in onda su Raiuno, e se il Gruppo L’Espresso avesse rinunciato alle sue due veline, il settimanale D – la Repubblica delle Donne e il mensile Velvet, dove la dignità delle donne era ridotta da sempre ad attaccapanni. In caso contrario, sarebbero state riconfermate le Veline in carica Costanza Caracciolo e Federica Nargi, ma sarebbero state chiamate per tutta la stagione “Carline”. L’anno seguente vengono riconfermate. E diventano così Carline, in onore di Carlo De Benedetti, fino al marzo 2012.
Già nel 2011, per rispondere a Il Corpo delle donne di Lorella Zanardo, la redazione di Striscia realizzò Il Corpo delle donne 2, contro-documentario provocatorio che dimostrava l’uso strumentale della figura femminile da parte della stampa progressista (soprattutto del Gruppo Espresso) e ne provava la clamorosa ipocrisia. Le immagini erano talmente forti che YouTube lo censurò (sul sito di Striscia è disponibile una versione “edulcorata” del documentario, ndr). A Drive In invece le “ragazze fast food” erano un’iperbole: figure retoriche viventi, caricature al pari del paninaro, del bocconiano o del dott. Vermilione. Essendo parodie è evidente che prendessero spunto da altro, infatti le “tette nude” erano altrove. Erano anche in tv sui canali Rai (Il Cappello sulle 23, C’era due volte, Stryx, Due di tutto). A Drive In, le ballerine di fila (più vestite delle “donnine di Macario” e delle acrobate di qualsiasi circo) prendevano la parola e facevano battute, tra l’altro interpretando testi scritti da una donna, Ellekappa. Non erano ragazze sottomesse, anzi recitavano la parte delle tipe toste, schiaffeggiando chi le importunava e schiavizzando all’occorrenza i loro colleghi maschi. Per concludere, non sarà sfuggito all’autore dell’articolo che la Marianne, figura storica e iconica dei valori fondanti della Repubblica francese, ha ben esposte e addirittura nude quelle che lei chiama “prominenze balconari”… W la liberté, W Elodie.