Emis Killa torna a parlare dopo mesi di silenzio seguiti all’inchiesta Doppia Curva, che lo vede indagato per presunta associazione a delinquere. L’indagine della procura di Milano, legata agli ultras del Milan, lo ha travolto nel gennaio 2025, portando all’annullamento della sua partecipazione a Sanremo. Lo fa in un’intervista esclusiva su 7, il settimanale del Corriere della Sera, dove racconta la vicenda, il peso del clamore mediatico, ma anche la sua volontà di ripartire dalla musica dopo il festival EM15, per i suoi quindici anni di carriera, anch'esso annullato. "L’accusa è pesante. Quando mi hanno notificato che ero indagato per associazione a delinquere, sono rimasto pietrificato. Ero in caserma con il passeggino di mio figlio". Eppure Killa tiene a precisare: "I soldi trovati in casa mi erano già stati restituiti prima ancora che l’indagine fosse ufficiale. Ho spiegazioni lecite per tutto, comprese le armi: non ho nulla da nascondere". A turbarlo, più che l’accusa in sé, è l’incertezza: "Non avevo mai avuto problemi con la giustizia. Non so cosa aspettarmi. Mi preoccupa che le persone vedano solo il marcio, anche dove c’era solo un gesto d’aiuto – come aprire una barberia con un amico dal passato difficile". Le telecamere lo hanno ripreso vicino a una rissa a San Siro. Ma lui chiarisce: "Io voglio andare allo stadio in curva come un padre di famiglia qualsiasi, come ho sempre fatto, ma è impossibile perché tutti mi chiedono continuamente selfie. Stare in transenna con gli ultrà, dove i tifosi non arrivano così facilmente, per me era anche un modo di ritrovare un po’ di normalità. Li considero cari amici proprio perché mi trattano come chiunque altro, non c’è un rapporto di interesse tra di noi. Non ho fatto niente di male. Anzi, in questa vicenda mi sento un po’ una vittima". I rapporti con Luca Lucci - leader della curva rossonera, recentemente condannato a dieci anni - erano noti, ma una perquisizione domiciliare con 30.000 euro in contanti, coltelli e un tirapugni, ha catalizzato l’attenzione dei media. A questo si aggiunge una società aperta con Fabiano Capuzzo (condannato a 4 anni e 4 mesi) e alcune immagini che lo ritraggono nei pressi di una rissa allo stadio. Da eroe delle classifiche a “nemico pubblico n°1”: così viene raccontato. Emis Killa, però, decide di reagire a modo suo. Rinuncia al Festival, pubblica Demoni - il brano pensato per Sanremo – e annuncia la seconda edizione del suo evento, EM16, in programma il 10 settembre a Fiera Milano Live. "Organizzare un festival è stressante, ma l’anno scorso è stato così bello che non potevamo non rifarlo", racconta. "È da lì che sono partito, ed è ciò che mi tiene ancora vivo artisticamente".

Killa riflette su come il rap, in Italia, venga spesso frainteso. "Purtroppo ancora oggi una rima goliardica può trasformarsi in un problema. Basti pensare a quello che è successo a Fabri Fibra, condannato per diffamazione nei confronti di Valerio Scanu per via di una sua strofa. Ci sta che abbia reagito facendogli causa, sia chiaro: Scanu non fa parte del nostro ambiente e ci ha visto solo un’offesa, un altro rapper si sarebbe limitato a rispondergli in rima e sarebbe finita lì. In Italia si tende a prendere tutto un po’ troppo alla lettera". Il brano 3 messaggi in segreteria racconta un femminicidio dal punto di vista dell’assassino, per denunciare il tema. "Per me era chiaro fosse una denuncia, ma fuori dal mondo hip hop si fa fatica a distinguere la finzione dalla realtà. In un film si accetta che un attore interpreti un criminale, mentre nel rap si pensa che ogni parola sia autobiografica". Il nuovo singolo In auto alle 6:00, in collaborazione con l’amico e collega Lazza, mostra un volto più intimo dell’artista. "Siamo cresciuti insieme, ora abbiamo figli coetanei. Abbiamo deciso di sperimentare con qualcosa di più morbido. Dopo tanti anni, è giusto cercare nuove strade, altrimenti si diventa obsoleti". Anche Demoni, il pezzo sanremese, era atipico per lui."Non ho mai avuto dubbi [sulla rinuncia] e perfino i miei detrattori mi hanno dato atto di avere fatto una scelta non scontata e matura. Confesso che già da prima ero esitante all’idea di partecipare, l’Ariston mette in soggezione: alle prove, tra gli operatori tv e l’orchestra, mi sentivo un po’ fuori posto. A un certo punto mi hanno suggerito di non avanzare troppo sul palco, perché se fossi scomparso alla vista della galleria rischiavo di essere fischiato. Mi sono chiesto: che ci faccio qui?". E poi i problemi con la giustizia: "Una mattina mi sono svegliato con decine di notifiche di articoli negativi su di me. Lì ho capito che era inutile andare a Sanremo per viverla così male". Oggi Emis Killa lavora al suo prossimo album. "Altri avrebbero approfittato di questa situazione per pubblicare un disco da gangster. Io no. Voglio prendermi il tempo di capire che direzione dare alla mia musica. Spero solo che tutto questo finisca presto – per me, ma soprattutto per le persone coinvolte che non c’entrano nulla".
