È una delle tante notti senza volto durante la quarantena quando il telefono di Irene (Barbara Ronchi) squilla. Squilla ininterrottamente. È Pietro (Claudio Santamaria), il suo ex. Irene non lo sente da tempo, da quando la loro storia è finita. Lei all’inizio non sa se rispondere ma alla fine cede. Dall’altra parte però c’è il suo ex confuso che arrabatta parole sconclusionate che lasciano temere il peggio. Così Irene stanca, a letto con un altro uomo, nella notte che sprofonda e con lei un amore forse mai tramontato, si fa coraggio e parte. “Non riattaccare” è il titolo del film e la richiesta che Irene rivolge a Pietro perché lei, disperata, lo implora, durante il tragitto che la condurrà da lui, di non buttare giù la cornetta, di rimanere al telefono con lei e insieme volgere lo sguardo al passato. Non riattaccare, tratto dall'omonimo libro di Alessandra Montrucchio è un film che ti prende, ti insegue, o sei tu che insegui lui, anzi lei, Irene, una fenomenale Barbara Ronchi (specie in questa straordinaria prova d'attrice) dall’inizio alla fine in questa corsa contro il tempo che la porterà da Pietro, la voce che alla fine si svelerà corpo, quello di Claudio Santamaria. L'attore romano anche se non si fa quasi mai vedere per tutta la durata del film è riuscito comunque a far sentire la sua presenza e a trasmettere fervide emozioni al pubblico in sala.
Ma Irene ce la farà o non ce la farà ad arrivare da Pietro? Chissà. Noi non ci soffermeremo molto su un finale da tragedia epica, quanto sulla fotografia densa e magnetica come poi lo sono gli occhi della sua protagonista Irene che ci tiene incollati alla narrazione con l’ansia, la paura e la voglia di sapere come questa storia d’amore passata e presente si concluda davvero. Ma l'avvincente film di Manfredi Lucibello - è il suo secondo lungometraggio dopo Tutte le notti del 2018 - è anche la rappresentazione esatta di come l’amore non dovrebbe mai essere. Rincorrere l’altro, farsi del male, stare insieme a qualcuno senza la serenità e la pace che le nostre vite umane già da sole faticano ad avere in nome di un amore che si dice vero perché scellerato, perché capace di ogni cosa, non solo è ingiusto ma pure pericoloso. L'idea che “senza l'altra persona sia impossibile vivere” non è soltanto una caz*ata ma anche una bella bomba ad orologeria che disvela un amore che forse, sotto, non c’è mai stato e un malessere esistenziale che deflagra.