I silenzi del giovane Enzo, ma attenzione: questo non è Chiamami col tuo nome. Il film di Robert Campillo è arrivato nelle sale: presentato lo scorso maggio come apertura della Quinzaine des cinéastes 2025, Enzo è ora disponibile nei cinema.
A metà tra crisi adolescenziale e romanzo di formazione, Enzo è un adolescente che non si riconosce nell'ambiente da cui proviene e, come in ogni storia con un giovanissimo protagonista, è alla ricerca del suo posto nel mondo.
Sedici anni, figlio di padre professore universitario e madre ingegnere, il ragazzo potrebbe godersi una villa a due piani, una piscina a sfioro con vista mare e tutta quella strada segnata che il benessere economico può garantire a chi, come lui, ha avuto la fortuna di nascere nella famiglia giusta. Come il fratello ad esempio, che festeggia perché è appena entrato in un' esclusiva università parigina.
Enzo invece, ha lasciato gli studi ed è andato a lavorare in un cantiere. Sul lavoro è una frana, eppure persevera: a discapito della fatica fisica, di un futuro che potrebbe già essere scritto, del padre che lo guarda con occhi preoccupati. Ad interpretarlo, Pierfrancesco Favino, che non solo ormai i ruoli "li fa tutti lui", ma li fa pure in francese.
Quella di Enzo è una storia che procede lenta, scoprendo gradualmente i turbamenti del ragazzo: disegna bene, gli piace rappare, ma nessuna di questa capacità diventa una passione che lo muove. Gli adulti intorno lo guardano straniti, chiedendosi come mai, uno come lui, voglia sporcarsi le mani tra cazzuole e mattoni, anziché godere le possibilità che potrebbe avere. Se lo domandano tutti, cosa ci faccia Enzo lì: anche i colleghi. È proprio tra gli operai che, al contrario, Enzo trova un senso: è il rapporto con Vlad a guidarlo.
Arrivato in Francia per scappare dall'arruolamento in Ucraina, il ragazzo è un muratore con cui Enzo stringe amicizia. E a cui, con il passare del tempo, dimostra interesse.
Ma questo non è, appunto, il film di Luca Guadagnino: non c'è alcuna storia d'amore. Il rapporto tra Enzo e Vlad rimarrà sempre sospeso: prima un'amicizia, poi un allontamento quando Vlad capirà i turbamenti del ragazzo. Troverà però riscatto nel finale del film quando, tornato in Ucraina, l'amico gli telefonerà in cerca di conforto: durante quella chiamata, mentre scoppiano bombe in sottofondo, Enzo capirà di essere stato una persona importante per qualcuno.

Il film è il testamento del regista Laurent Cantent, scomparso prematuramente prima di poter iniziare le riprese; il progetto è stato quindi ereditato dal suo montatore di fiducia Robert Campillo.
Quella raccontata in Enzo è l' estate che ti cambia la vita, quella che segna un prima e un dopo. È un ricordo agrodolce, vissuto attraverso i silenzi del ragazzo; c'è il conflitto di classe, ma anche quello generazionale che si esprime nelle parole di Paolo, il padre: “Non mi piace il modo in cui ci guardi, tu ci disprezzi”. Paolo gli rimprovererà di essere solo un adolescente viziato, ma la verità è che Enzo cerca la realtà: non rimane a casa a lamentarsi della famiglia mentre ne sfrutta il privilegio, stringe legami con persone molto diverse da lui. Affronta l'idea della paura, con le figure di Vlad e Miroslav su cui incombe il richiamo dell'esercito ucraino.
Del resto, è proprio questo che preoccupa Paolo: Enzo non si adagia sul sistema, ha il coraggio di essere altro da lui. Non contesta a parole, ma con le azioni: il suo non è un atteggiamento, quanto un comportamento effettivo. Il figlio non urla, non si lamenta, non si arrabbia: osserva.

Enzo è il ritratto di un adolescente che non è il solito borghese annoiato: è una persona che sta formando la propria coscienza, sia sociale che personale. Una sorta di corpo estraneo all'interno della sua stessa famiglia.
Al termine del film si rimane disorientati: per estetica e temi sembrava Chiamami col tuo nome, ma Enzo rimane più incompiuto rispetto al personaggio di Chalamet. La storia si prende i tempi di cui ha bisogno, oscillando tra il cantiere e la villa, tra la calce e la piscina: allo spettatore non rimane che seguire le giornate del ragazzo, aspettando che capisca cosa vuole essere. Perché Enzo non lo sa, si è perso. Non lo saprà nemmeno alla fine dell'estate, quando riceverà la telefonata di Vlad dal fronte.
Enzo è un adolescente irrisolto che non trova risposte: noi lo vediamo in una breve fase della sua formazione, per poi lasciarlo al suo destino. Verrà risucchiato dall'ambiente da cui proviene o continuerà a ribellarsi? Campillo non ce lo dice, preferisce raccontarci la crisi: alla sua età, non è importante che Enzo abbia subito le risposte, è importante che si ponga le domande.
