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Gonzo journalism: Andrea Scanzi va al concerto degli Oasis a Wembley e, invece di raccontarcelo, ci fa il temino di quello che già sappiamo

  • di Irene Natali Irene Natali

  • Foto: Fb Andrea Scanzi

5 agosto 2025

Gonzo journalism: Andrea Scanzi va al concerto degli Oasis a Wembley e, invece di raccontarcelo, ci fa il temino di quello che già sappiamo
Andrea Scanzi è volato a Wembley per il concerto degli Oasis e ne ha tirato fuori un temino di dieci punti di già detto. Ma non era sul posto, lui? Va bene che sa che prima di lui tanto ne hanno scritto altri, ma così è un po' troppo (o troppo poco?)

Foto: Fb Andrea Scanzi

di Irene Natali Irene Natali

Poteva Andrea Scanzi perdersi l'evento dell'anno? Certo che no, ed ecco quindi che la penna del Fatto Quotidiano è volata oltre Manica per la data del 3 agosto a Wembley degli Oasis. Un concerto epico, a cui ovviamente ha assistito col braccaletto vip, che gli ha ispirato un prontuario di dieci punti (anzi, undici: uno è bis) su questo evento "monumentale" a cui ha avuto l'onore di partecipare. O meglio: si tratta di dieci cose che ha imparato, perché pure lui impara.
Innanzitutto, la premessa fondamentale: il giornalista apre dichiarando che forse non ha senso definirlo il concerto del decennio perché ognuno ha i suoi gusti e gli Oasis possono pure non piacere, però va visto. A questo punto, Scanzi passa quindi a raccontarcelo. E cioè: gli inglesi bevono, il gruppo è in formissima, per le strada c'era il delirio, il concerto è un rito collettivo un po' nostalgico, Liam e Noel sono carismatici, gli Oasis sono dei generatori di hit mondiali e Richard Ashcroft in apertura è un sontuoso biglietto da visita.
In totale, più di due ore di concerto per trenta brani: sette di Ashcroft, ventitré dei Gallagher. Poi c'è l'altra, anch'essa fondamentale, informazione: il concerto è più rock che pop. Perché infatti, coi Gallagher, il rischio del pop era proprio dietro l'angolo in effetti.

Liam e Noel Gallagher in concerto
Oasis in concerto profilo Facebook Oasi

Ad ogni modo, ci dice Scanzi, gli inglesi conoscono tutti i brani a memoria: come noi italiani con Vasco, ma moltiplicato per dieci. Chissà, fosse stato lì sul posto, magari Scanzi una di queste scene di isteria ce l'avrebbe pure descritta.
Si passa quindi a una questione che viene prima dell'emozione, dell'hype, del piacere dell'attesa e di tutto il resto: gli inglesi bevono. Pare addirittura che a Wembley si siano scolati 250mila pinte per ogni concerto: gente che mica perde tempo a scattarsi i selfie, loro.
Poi si vira sulla cronaca: su, oltre Manica, c'è il delirio. Biglietti esauriti, code ovunque, merchandising a ruba. Si passa dunque a qualcosa che già non sappiamo: “il concerto è monumentale”, due ore pazzesche, la cui bellezza è “acuita da Richard Ashcroft che mette in fila sette brani sontuosi” e, come già scritto, è più rock che pop.
Particolarmente toccante il punto sei del temino, quello in cui si parla del rito collettivo costituito dal concerto: “Un po’ nostalgia (per la generazione dei cinquantenni), un po’incanto, un po’ “voglio esserci perché è un evento e potrò dire ‘io c’ero’”. S'era capito.

Liam Gallagher
Liam Gallagher profilo Facebook Oasis

La disamina di Scanzi va avanti osservando che a pochi gruppi riesce di entrare in maniera così trasversale nel cuore di milioni di persone. Segue quindi l'altra osservazione che finora nessuna ha mai fatto: quanto durerà la pace tra i due fratelli? Per ora stanno bene, si completano e persino s'abbracciano.
La profonda ammirazione della firma del Fatto Quotidiano per i Gallagher comunque va alla loro baldanzosità: la capacità di Liam di vestirsi come un “pescatore umorale” ed essere comunque rockstar iconica, mentre Noel è di un adorabile cinismo. Se c'è chi può permettersi di tirarsela, sono loro.
Infine, una riflessione: le incognite sono quanto possa durare la pace tra i due e, soprattutto, quanto possa reggere la voce di Liam. La conclusione? “Imperdibili”. Eh, se magari Scanzi, lui che di musica è esperto, ci avesse lasciato traccia di momento, aneddoto, atmosfera nel suo pezzo, se ci avesse raccontato qualcosa di personale, magari avremmo capito pure perché. E va bene che Andrea Scanzi sa che prima di lui tanto ne hanno scritto altri, ma così è un po' troppo (o troppo poco?).

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