“La vittoria di Olly fa ridere i polli e ribadisce il declino di un paese sedato e annichilito”: è il titolo del video pubblicato su YouTube da Andrea Scanzi. Insomma, il parere sul Sanremo appena concluso è chiaro fin da subito. Quasi mai, comincia, il primo posto del Festival è occupato dall’arista “giusto”, nel senso di migliore. “A Olly auguro ogni fortuna dal punto di vista umano, ma artisticamente vale zero”, e definisce il suo pezzo il peggiore di tutti, in una classifica comunque “tra le migliori degli ultimi anni”. Sul televoto, invece: “Significa dare il voto al popolo, anche con una metodologia non proprio limpidissima. I risultati sono questi. Il televoto premia chi è forte tra i giovani, sui social, chi ha fanbase molto radicate”. Tutti elementi che non appartengono né a Lucio Corsi né a Brunori Sas. Ma non vincere Sanremo è quasi meglio per artisti come loro: “Ve lo immaginate Lucio Corsi che è l’alternativo per antonomasia, l’alieno per antonomasia, che vince Sanremo?”. La più giusta vincitrice, dice Scanzi, sarebbe stata Giorgia, la più tradizionale. “Giusto che sia arrivato alto Fedez”, che ascolto dopo ascolto ha convinto sempre di più il giornalista.
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Gli altri premi, invece, sono inattaccabili, “infatti hanno premiato Simone Cristicchi”. Scanzi ha fatto i complimenti alla macchina Sanremo, al rispetto dei tempi, agli ospiti (“Sono contentissimo per Antonello Venditti”), a chi come Alessandro Cattelan si è occupato delle trasmissioni parallele. “La classifica è perfetta nei primi sei posti. Tranne il primo”, Olly “dal punto di vista artistico non ha nulla da dire”, la sua canzone “è innocua e per questo ha vinto”. La cover, poi, è “una delle più brutte di tutti i tempi”. “Anche l’uomo di Neanderthal cantava moltissimo”, ma in nessuna epoca è stato raggiunto “l’obbrobrio canoro” conquistato da Olly nell’interpretazione de Il pescatore: “L’idea che abbia vinto uno così, dopo aver fatto un troiaio immenso, cantando e devastando, e distruggendo, e disgregando, e rovinando dalle fondamenta” una canzone del genere; uno così “in un Paese normale non avrebbe mai potuto vincere”. Del resto, prosegue Scanzi, condividendo l’analisi fatta da Alberto Mattioli su La Stampa, “l’Italia è un Paese che vuole essere sedato”, neanche più divertito. Gli italiani non sono in grado di accorgersi dell’interpretazione di Creuza de ma di Cristiano De André e pensano che “Achille Lauro sia bravo, che Tony Effe sia bravo”: “Nell’apocalisse generale è giusto che vinca Olly”. Poi c’è l’analisi dei vari riconoscimenti: il premio Sergio Bardotti al miglior testo “è giusto che l’abbia vinto Brunori Sas”, protagonista del momento più bello del festival (l’omaggio a Paolo Benvegnù); premio Giancarlo Bigazzi assegnato dall’orchestra per la composizione a Simone Cristicchi: “È giusto che non vi piaccia la composizione, ma dargli del paraculo è da scorretti”, così come è scorretto dargli del “destrorso”. E se l’orchestra e la sala stampa lo hanno premiato “c’è un motivo”.
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L’analisi della classifica, partendo dalle ultime posizioni, è impietosa. “Marcella Bella ultima, nulla da dire. Rkomi? Una delle canzoni più brutte di tutti i tempi. Clara: mamma mia…”. Su Tony Effe fa una piccola digressione sulla collana da 70mila euro, “che non ti hanno fatto vedere perché non si può fare pubblicità”: “La volevi far vedere perché sei un coatto”, “non sei un artista, sei un soggetto che non sa scrivere e che non ha niente da dire”, e ancora, “non servi a niente alla storia della musica, sei dannoso o inutile”, quindi “se smetti chi caz*o se ne frega”. Anema e core, al di là della sua storia, “ha fatto schifo”. Massimo Ranieri “grande storia, questa canzone meno”. Nel mezzo i Modà e Francesca Michielin esenza commento, Joan Thiele che “ha delle cose” e Shablo che sul palco era con Guè, Tormento, Joshua, “Gasparri, Donzelli e anche Nordio”. Di Rose Villain “non si è capito il testo”, mentre Willie Peyote “ha fatto una canzone da sei”, ma poteva fare meglio. Glissa, invece, su Sarah Toscano e Rocco Hunt. I The Kolors “sono anche bravi musicalmente”, Noemi ha una bella voce, “ma la canzone non era indimenticabile”. Elodie? “Perché doveva stare nei primi dieci? La sua canzone non ha un caz*o da dire”. Per Bresh la cosa migliore è la chiamata di Cristiano De André per la cover”; “Coma cose il gruppetto perfetto per i social”; “Irama che riempie i palazzetti: bah”. Francesco Gabbani, e siamo all’ottavo posto, “è sempre lì nel mezzo. È un sei meno eterno”. Settimo è Achille Lauro, “ma non leggo nemmeno il nome”. I primi sei, secondo Scanzi, sono quelli giusti, a parte il primo: “Giorgia era la vincitrice perfetta per il Festival di Sanremo. Canta veramente benissimo”; Cristicchi ha comunque vinto tutti i premi possibili; su Fedez “adesso gli potrei dare sei meno meno. Nei primi cinque ci sta”. Di Brunori si è già detto. “Ho un po’ paura per Lucio Corsi”: “State attenti a non esagerare” nei paragoni, negli elogi, il rischio di passare “dal niente al tutto”. Su Simone Cristicchi: “Ma cosa vi ha fatto?”. Il riferimento è al presunto apprezzamento di politici di destra del suo pezzo e alle critiche di certe sinistre su maternità surrogata e le foibe (su cui Cristicchi ha fatto uno spettacolo teatrale”): “Mi spiegate Simone Cristicchi quando è diventato di destra?”.