“La Milano che avanza” in almeno due sensi, spiega Carlo Cracco a Italia Squisita nel video in cui mostra la preparazione della sua versione della cotoletta alla milanese (senza cotoletta): perché si guarda avanti e perché si recupera ciò che è avanzato dai servizi precedenti. In estrema sintesi: una fetta di pane del giorno prima imbevuta con un mezzo fondo fatto con gli scarti e le parti meno nobili della carne che non si usa nelle portate principali (i pezzi di carne leggermente lavorati e cotti in padella con aromi e burro). Impani e friggi, poi la lasci riposare in un liquido a base di aceto. Tagli una sezione della fetta e la proponi come piatto. Una cotoletta senza cotoletta. Ma davvero è una ricetta così geniale come viene raccontata? O è una paraculata? Lo abbiamo chiesto al critico gastronomico Valerio Visintin, che ha le idee molto chiare: “Inventare il pane fritto è qualcosa di assolutamente straordinario. Pensate che da oltre un secolo non lo inventava nessuno, in Italia e nel resto del mondo”.

“Trovo non meno geniale,” prosegue Visintin, “il nome conferito a questa ricetta, che non vedo l’ora di testare, sborsando 40 o 50 euro. La Milano che avanza è un riferimento (involontario, sospetto) a un felicissimo libro di Michele Serra, Il nuovo che avanza (1989), nel quale si intrecciano le storie simboliche di una modernità fittizia, di pura facciata. Di marketing, per dirla con parole d’oggi”. Insomma, paraculata, diciamocelo. “Complimenti vivissimi, quindi, a Carlo Cracco, a Luca Sacchi e a Italia Squisita, che è sempre fonte di news e di scoop, di giornalismo autentico e puro”. E conclude: “Per finire, ho un suggerimento che comunico con umiltà, davanti a questi fulgidi esempi di comunicazione. Fonti attendibili mi hanno rivelato che uno chef di altissimo bordo (non posso rivelarne pubblicamente il nome) ha approntato una ricetta non meno rivoluzionaria: quella dell’acqua calda”.

