Teresa Mannino nella terza serata di Sanremo 2024 ha seminato il panico: ad alcuni è piaciuta, ad altri meno. Abbiamo intervistato Luca Bizzarri, che conosce l’Ariston, visto che nel 2011 era stato co-conduttore: “Non sopporto quelli che giudicano i propri colleghi, per cui non potrei mai giudicare quello che ha fatto Teresa”. Secondo Bizzarri, ogni Sanremo è uguale a quello precedente, dato che si guarda sempre al peggio, a ciò che non funziona: “Infatti, la cosa di cui si parla di più è l'unica cosa brutta, veramente brutta, che è l'episodio di John Travolta”. Niente casi, solo un numero riuscito male. Capita, ma in Italia non si perdona niente. Un suo parere, poi, su chi vede come il concorrente più talentuoso: “Angelina Mango sta nascendo come talento”. Infine, alcuni passaggi sulle modalità della competizione, in cui sono tutti un po’ troppo amiconi, la questione del politicamente corretto nella comicità e una parentesi su La zanzara e il suo spettacolo a teatro, Non hanno un amico: “Non era facile trasformare un podcast in una stand-up comedy di un’ora e mezza”. E come vede cambiato il mercato della musica? “Molto, ora i genitori ascoltano la stessa musica dei figli, prima sarebbe stato impensabile.
Luca Bizzarri, nella terza puntata del Festival di Sanremo la co-conduttrice era una tua collega, Teresa Mannino. Come se l'è cavata?
Partiamo da una mia regola fondamentale: non commento i colleghi, perché mi sembrerebbe veramente di cattivo gusto parlare di gente che fa il mio mestiere. A maggior ragione se si tratta di Sanremo, esperienza che ho fatto anch'io. Non sopporto quelli che giudicano i propri colleghi, per cui non potrei mai giudicare quello che ha fatto ieri Teresa, dato che è bravissima tra l'altro.
Quali sono i suoi punti di forza?
Lei è una bestia e ieri sera si è visto. Ha portato una ventata di freschezza, improvvisava, era a suo agio e tranquilla. Non è per niente facile quello che ha fatto ieri e la cosa figa è che sembrava facile. Quando uno è bravo fa delle cose difficili facendole sembrare facili.
È una rivincita di chi sa fare il proprio mestiere?
Sì, ma non credo che ci sia bisogno di rivincite. Il pubblico secondo me ancora capisce la differenza tra talento e non talento. È vero che c'è il rischio che a un certo punto sarà sempre più complicato riconoscere il talento, perché ce ne sarà sempre meno bisogno.
Infatti, a Sanremo si stanno commentando più gli outfit rispetto alle canzoni.
È vero, ma quella credo sia anche una caratteristica molto italiana. Infatti, la cosa di cui si parla di più è l'unica cosa brutta, veramente brutta, che è l'episodio di John Travolta. Che era brutta per stessa ammissione di chi l'ha fatta. Ma può succedere di fare una cosa brutta, sai quante ne ho fatte io.
Come mai allora tutta questa attenzione su John Travolta secondo te?
Il punto è che siamo un popolo di rosiconi e di gente che non vede l'ora di puntare il dito e di godere delle disgrazie altrui. E per questo che si parla solo della cosa più brutta che è successa, perché godiamo dei fallimenti e non siamo in grado di godere delle cose belle che ci sono.
Geolier ha riportato la napoletanità al centro dell’attenzione, ma divide molto il fatto che canti in dialetto. Diciamo che non tutti sono felici, tu che ne pensi?
Che invidio profondamente chi ha questo tipo di problemi. Se c'è qualcuno che perde più di venti secondi per fare polemica su questa cosa non lo capisco, perché bisogna concentrarsi sulle cose belle. In più stiamo assistendo alla nascita di un altro talento che è Angelina Mango, che ha dimostrato dice saper tenere anche benissimo il palco, ma ricordiamoci che è piccolissima. Speriamo solo che non la rovinino, perché mi sembra una ragazza che ha talento sia dal punto di vista della scrittura, che della scena e della vocalità.
I co-conduttori ti sono piaciuti tutti come la Mannino?
Sì, ma anche se ci fossero delle cose che non mi sono piaciute non le direi, perché lo trovo proprio sbagliato. Io l'ho fatto il Festival, come faccio a giudicare gente che lo fa? Mi chiedete troppo. Sai quante cagate c'erano nel mio Festival? Io so che cosa vuol dire tirare su quella baracca lì e ringrazio il cielo che quando l'ho fatto io siamo arrivati in fondo ogni sera, perché io non ci credevo che ce l'avremmo fatta.
Perché?
C'erano delle sere in cui la scaletta diventava una cosa folle. È un macchinario talmente complicato e c'è talmente tanta pressione addosso che è veramente complesso. Quando io nel 2011 ho finito il Festival ho pianto da quando si è spenta la telecamera fino a mezzogiorno del giorno dopo. Ogni volta che incrociavo Lucio Presta ci mettevamo a piangere dalla pressione che avevamo avuto addosso. Detto questo, i co-conduttori mi sono piaciuti. Mi è piaciuto Mengoni e a Giorgia non si può dire proprio niente, è stata brava pure come conduttrice.
Qualcosa di stonato lo devi dire per forza.
Mi hanno fatto un po’ tenerezza i cantanti che presentavano i cantanti. Quella è un'idea che va bene, ma non mi è piaciuta tanto perché secondo me toglie un po’ di gara. Io sono abituato a Loredana Bertè che tirava i capelli ad Anna Oxa e a un cantante che non parlava con l'altro. Mi piaceva di più quando c'erano le liti in quinta e quando i cantanti erano in gara per davvero. Mi ricordo Claudio Villa che faceva le polemiche. Vedere tutto questo “volemose bene, io ti presento, mamma mia quanto sei bravo”, toglie un po’ la tensione della gara.
Sei decisamente più politicamente corretto di Paolo Ruffini. Lui in un video aveva parlato del politicamente corretto che rischia di rovinare la comicità. I comici sono veramente vincolati in questo senso?
Secondo me non c'è il politicamente corretto, tutti possono dire tutto.
Eh, poi però vieni massacrato dalle critiche.
Ma le critiche sono sul ballo del qua qua. Il livello della critica italiana e su quella roba lì. Dove stanno tutte queste critiche? Quattro scemi che scrivono su Twitter sono le critiche? Mi sembra che ci sia molta più libertà di un tempo. Il politicamente corretto credo che sia un falsissimo problema e che alla fine poi non ci sia. La trasmissione radiofonica più ascoltata è La zanzara, ti sembra che lì ci sia il politicamente corretto? La gente dice tutto quel caz*o che vuole, se ne fotte e ride delle cose di cui non si può ridere o di cui non si potrebbe ridere. Dov'è il politicamente corretto? Per me è un falso problema. Tutti quelli che dicono che non si può dire più niente ho paura che non abbiano più nulla da dire e che si nascondano dietro il politicamente corretto. Si può dire tutto.
A proposito ti piace La zanzara?
Tolti i miei gusti personali trovo che sia ritmicamente impressionante. Ha un ritmo pazzesco e causa proprio l'effetto “incidente stradale”, per cui non riesci a staccare gli occhi di lì. Cruciani è bravissimo a tirare fuori il mostro giornaliero. Quel format lì nasconde un sacco di cose che funzionano e bisogna ammettere che nasconde anche questo senso di superiorità che si ha quando si ascolta la trasmissione, visto che ci porta a pensare che noi non siamo così. Il problema, invece, è che forse siamo tutti così.
Nel tuo podcast stai trattando Sanremo?
Ho fatto due episodi su Sanremo, ma focalizzandomi su cose laterali. L’ultimo episodio è dedicato interamente al talento, partendo dall'esibizione di Giorgia dell'altro ieri. Io spero che un quindicenne che ha guardato la trasmissione l'altro giorno sia riuscito a capire che quello lì è proprio un altro sport. Noi vecchi forse ancora riusciamo a capire la differenza tra il talento medio e il talento vero e proprio.
Tra i cantanti in gara in chi è che vedi del talento?
Angelina Mango si vede che ce l'ha. Poi il talento non è uno solo. La vocalità non è l'unico parametro e ci sono un sacco di talenti diversi. Quello che in generale però mi fa riflettere in merito alle canzoni è che si vede un po’ la mano del mercato.
Cosa vuoi dire? Questo lo ha sottolineata Morgan tempo fa.
Un po’ di anni fa, quando c'erano i dischi, il mercato era fatto da ventenni, trentenni o quarantenni che compravano dei dischi che poi venivano ascoltati dai fratelli minori, che quindi crescevano con i dischi comprati dai più grandi. Si vede che adesso il mercato è completamente rivolto agli adolescenti. Per cui molte canzoni sembrano proprio canzoni per bambini. Mi sembra che non ci siano più le canzoni per adulti e che queste facciano proprio più fatica. Ma probabilmente il mercato non è più quello, perché non sono gli adulti che comprano le canzoni, ma sono i ragazzini.
Sì, ma gli adulti ascoltano comunque la musica.
Il problema è proprio quello, cioè che gli adulti ascoltano le canzoni dei ragazzini, che i papà vanno ai concerti con i figli, cosa che per noi era impensabile. Adesso i papà e le mamme sentono le stesse canzoni dei figli e non sono più i figli che sentono le canzoni dei grandi. Gli adulti sentono le canzoni dei figli, vanno sui social come loro e lì fanno le stesse cose.
Che differenza noti dal tuo Sanremo a quello di oggi? Sono passati più di dieci anni
Nulla. Ma non è cambiato nulla in trent'anni. C'è stata una piccolissima rivoluzione nel primo Sanremo di Fabio Fazio, che aveva un po’ sbaragliato la situazione e portato qualcosa di nuovo. Ma, come ogni rivoluzione, ha fatto un giro di 360 gradi e ci ha rimesso al posto in cui eravamo. Per cui secondo me una delle cose più belle di Sanremo, motivo per cui funziona, è che non cambia mai. È come quel ristorante dove entri e sai che mangerai quei piatti lì, che sono buoni, che la salatura è sempre uguale, il menù è sempre lo stesso e la polemica è sempre quella. Se tu ci pensi in questo momento non avremmo bisogno di parlare di questo Sanremo. Se parlassimo di quello dell'anno scorso sarebbe uguale.
Con Paolo avete parlato di Sanremo?
No, ma come tutti abbiamo la chat in cui ognuno si manda dei commenti. Ma sono quelle chat che speri che non legga mai nessuno e che non vengano mai intercettate.
E chi c'è in questa chat?
Io lui e altri due amici, è molto ristretta. Purtroppo, nelle chat belle non mi ci mettono. Il mio sogno è essere nella chat di Morgan e di Sgarbi ma non mi hanno mai invitato.
Tu in questo momento sei a teatro con il monologo tratto dal tuo podcast Non hanno un amico. Come sta andando?
Sta andando benissimo e sono molto contento perché non era facile trasformare un podcast in una stand-up comedy di un'ora e mezzo. Mi sto divertendo, ci sono i teatri pieni e la gente ride. Che cosa voglio di più dalla vita?
Ci dici la data in cui inviterai la redazione di MOW?
Voi potete venire quando volete. Sono a Milano il 4 e il 5 marzo, mentre a Roma il 23, 24 e 25. Prima sono a La Spezia, Pordenone, Bassano del Grappa, Vieste e Cesena. Vi aspetto.