Victor Quadrelli è un ometto - di stazza, non certo di caratura morale - che al ragioniere più famoso d'Italia ha staccato la faccia, ma soprattutto la voce, vuoi per passione vuoi per ammirazione. Se Victor entra nella vita delle persone lo fa con le movenze e il tono dei personaggi più celebri della commedia cult italiana anni ’70 e ’80: Villaggio, Boldi, De Sica, Roncato, Pozzetto, Banfi, Amendola, Sgarbi. Abbiamo cenato insieme a lui (e a tutti questi personaggi in un sol uomo), ma prima portiamo a casa le provviste per un rinfresco frugale, che vedrà come piatto principale dei simpatici pisellotti di pasta, conditi con sapiente maestria e mandorle, basilico, pomodorini, aglio olio e parmigiano, vorticosamente triturati insieme alla moda trapanese. Tra una sigaretta e l’altra - le sue - non ci scioccheremo di niente e nessuno e considereremo tutto questo molto rock and roll - oggigiorno è raro poter fare incontri del genere - vedremo dei filmati che lo riguardano e gli faremo qualche domanda. Via della Scrofa è il suo terreno, insieme al resto del centro di Roma. Ma stare con Victor significa anche vederlo salutare da una quantità enorme di gente più o meno famosa, mentre si sorbettano caffè e ricordi più o meno recenti di incontri con personaggi dello spettacolo che collaborano con lui. Certo Victor Quadrelli è più di un aneddoto con un personaggio famoso, è condividere una mano di Malefiz il cui scopo è giungere a conquistare la torre a furia di tirate di dado e il lusso di poter essere se stessi.

Victor, per capire chi sei bisogna partire dalla fuga dalla tua famiglia, o dalla tua cacciata, e di Carlo Verdone, giusto?
Sì, era il 2018 quando ho incontrato Carlo Verdone per la prima volta. Ero finito in strada mentre mi trovavo a Roma da poco. Sono stato adottato all'età di due anni dalla mia famiglia, la Quadrelli di Igea Marina in provincia di Rimini, di cui porto solo il cognome, infatti sono nato a Bogotà. Siccome non hanno mai accettato la mia attività di comico e imitatore, non volevano un "pagliaccio", parole loro, mi hanno cacciato, così sono scappato a Roma con 300 euro in tasca e sono finito per strada. In poco tempo il quotidiano La Repubblica ha fatto un servizio su di me, in seguito ad un mio incontro fortuito con il giornalista Fabio Butera. Poi sono stato invitato a Carta Bianca da Bianca Berlinguer, anche se non amavo la televisione, e c'era anche Lino Banfi. Le mie apparizioni in tv e sui quotidiani divennero virali e la gente cominciò a conoscermi.
Come mai?
Già allora giravo vestito da Fantozzi con un cartello con scritto "Fantozzi non è morto", cercando di attirare l'attenzione. Un giorno, in Piazza dei Cinquecento, era il 2018, si avvicina una macchina nera con i vetri oscurati, pensavo fosse la polizia. Si abbassa il finestrino e io esclamo "Carlo Verdone!". Lui mi guarda molto serio, mi dice "avvicinati con molta indifferenza, non dare nell'occhio". Mi avvicino e lui mi spiega: "Ma com'è sta cosa che ti vesti da Fantozzi, sai che non si può, ci vogliono i diritti". E io gli rispondo: "Ma non devo girare un film, sono vestito da Fantozzi perché è un periodo brutto, mi hanno cacciato di casa, la mia famiglia adottiva non vuole che faccia il comico, insomma è una storia lunga". Mentre sto per andare via Carlo aggiunge: "Ma tu dove vai dopo che ci siamo salutati?". Boh che ne so, per strada ho replicato. Così ha fatto una pausa e poi mi ha proposto: "Guarda, sali in macchina, vieni con me". Io molto timido ho detto di no: "Guardi, grazie Verdone, ma no". Lui ha insistito: "Sali in macchina, non te lo chiedo più, poi te ne penti". Così sono salito in macchina e siamo andati ad Albano Laziale da un suo amico.
E ti ha ospitato?
Lì ho mangiato primo, secondo, frutta, mi sono fatto la doccia, la barba, era un sogno, ho dormito pure qualche ora, e quando mi sono svegliato Verdone mi ha fatto trovare 500 euro in contanti sul comodino e il suo numero di telefono. Gli ho mandato un messaggio e in poco tempo mi ha trovato un piccolo lavoretto a Cinecittà come aiuto sarto per un film di Paolo Sorrentino, dove ho avuto modo di conoscere Anthony Hopkins. Carlo Verdone è un artista che recita ma nella realtà non recita, perché quello che vedete nella serie Vita da Carlo, o nei film più psicologici e meno macchiettistici, è in larga parte com'è davvero Carlo Verdone.

Secondo step per conoscerti meglio è chiederti di Fantozzi, o meglio, di Paolo Villaggio. L'hai conosciuto?
C'è sempre chi me lo chiede. Sì, l'ho incontrato quattro volte, mi ritengo fortunato. La prima volta era nel 2008, avevo 18 anni, mi trovavo a Roma con il mio datore di lavoro, anche se, come direbbe Fantozzi, "costui si rivelò due settimane e un giorno dopo" un truffatore che scappò con 5mila euro. Riuscì a truffarmi. Ma al di là di questo, stavamo passeggiando per Roma, capirai io arrivavo da Bellaria, un paesino piccolo, immaginavo la Roma felliniana e agli attori. A un certo punto questa persona mi dice: "Guarda, c'è Paolo Villaggio". Mi volto ed effettivamente c'era un signore di spalle con una lunga tonaca bianca, con la barba bianca e i capelli bianchi che stava sorseggiando un cappuccino e sembrava proprio Paolo Villaggio. Si volta per prendere lo zucchero e mi accorgo che era davvero lui. "Salivazione azzerata, mani come due spugne", come Fantozzi, non sapevo che fare. Il mio compare mi spinge: "Vai là e fagli l'imitazione". Anche se avevo pensato: "Con il carattere che ha mi decapiterà sul posto". Ma poi mi sono detto: "Quando mi ricapita?". Sono entrato nel bar e c'erano solo lui, il cameriere e il barista e ho detto: "Scusi, lei prende il caffellatte davanti a tutti senza uno straccio di guardia del corpo?". Villaggio si è voltato, mi sono sentito minuscolo, si è avvicinato di un passo, ha guardato il barista, ha guardato me e mi ha detto: "È stato lei?". Sì, signor Villaggio...". E ha aggiunto: "Può rifarlo?". Gli ho spiegato che parlavo con la sua voce da quando avevo praticamente 5 anni e potrei continuare per una settimana, un mese, un anno, "facci lei". Così mi ha squadrato e poi mi ha fatto il complimento più bello. Cioè, il complimento più bello sull'imitazione di Fantozzi è arrivata proprio da Paolo Villaggio. Che è stato una pausa silenziosa di cinque secondi, sguardo fisso negli occhi e ha esclamato: "Porca puttana". Per me è stata una delle soddisfazioni maggiori. Poi l'ho incontrato altre tre volte. Mi dispiace solo che sia ricordato per quello che si fa male, quello che casca dal quarto piano, quello che si schiaccia i diti, perché in realtà Villaggio era tanto altro. Si parla solo dei film di Fantozzi, che poi non vengono capiti, ma io suggerisco a tutti di leggere anche i libri di Paolo Villaggio, sempre che riusciate a se capirli.

Un altro incontro importante per te è stato quello con Fiorello, no?
Il primo incontro con Fiorello avviene nel 2021 durante Viva Rai Play. Mi ricordo che andavo in mezzo al pubblico vestito normalmente, poi a tradimento una volta seduto mi mettevo la coppola di Fantozzi per cercare di attirare l'attenzione di Fiorello, il quale era molto preso dalla trasmissione e quindi non aveva neanche un secondo da dedicarmi. Solo una volta Roberto Mancini, l'allenatore, disse a Fiorello: "Guarda quello là tra il pubblico, sembra Fantozzi". Lui mi vide e mi sorrise. Invece poi Fiorello l'ho incontrato davvero e il video è pubblico, lo trovate su YouTube. È stato il 7 dicembre del 2022, perché Francesco Frigione, il comico bolognese, mi ha avvisato: "Guarda che Fiorello è tornato con un programma tipo Edicola Fiore". Mi aveva sentito più volte dire che mi sarebbe piaciuto andare nel suo programma, perché lo stimo. Da tre anni sto girando un docufilm di omaggio a Paolo Villaggio e alcune scene le faccio vestito da Fantozzi. Come quel giorno in zona Prati, perché ero in via Monte Zebio, dove è stata girata la scena di "scusi chi ha fatto palo?". Cosi ho pensato, cavolo sono le quattro e mezza di notte, fra mezz'ora comincia Fiorello, quasi quasi vado da lui come sto facendo con tutti i cantanti, i presentatori, i personaggi della televisione, e gli chiedo qual è la prima cosa che gli viene in mente se gli nomino Paolo Villaggio. E magari mi faccio anche una foto insieme. Dopo questo incontro lui mi ha detto "fatti vedere" e io, scherzando, gli ho risposto "sì, anche da uno bravo". Dopo mezz'ora mi scrive Fabrizio Biggio su Instagram, autore del suo programma, dicendomi: "Rosario ti vuole in trasmissione domani". Il giorno dopo sono andato ospite a Viva Rai 2, dopodiché ho cominciato a far parte tutte le mattine del pre-puntata e mi ha dato tanta visibilità. Tra l'altro Fiorello, Biggio, Cascari, gli autori, la produzione, tutti sapevano della mia storia, cioè che vivevo per strada anche in quel periodo, e quindi, anche se non ho ricevuto denaro, è stata una scintilla. In un periodo in cui serviva farmi due risate e anche avere un po' di visibilità Fiorello c’era, quindi viva Fiorello!

Ora, però, vai in scena con uno spettacolo. Giusto?
Tra i vari personaggi che ho conosciuto ultimamente, oltre a Rita Pavone, Giancarlo Magalli e tanti altri, c'è Valentino Fanelli, un regista teatrale e attore, la sua casa è il Teatro Anfitrione di via di San Saba 24 alle spalle di Piramide a Roma. Sono andato a vedere il suo ultimo spettacolo per caso, perché mi ha invitato un fan, e sono andato a vederlo perché mi incuriosiva la presenza di Alvaro Vitali. Lo spettacolo era Terapia col fischio o senza. Ho conosciuto Valentino Fanelli e siamo diventati amici. Visto che ci piacciamo artisticamente, abbiamo cominciato a collaborare alla scrittura del nuovo spettacolo ed è nato Gli Investigatonti, uno spettacolo che andrà in scena dall'8 al 18 maggio 2025 al teatro Anfitrione in via di San Saba 24 a Roma con Alvaro Vitali, Sergio Di Pinto, Carmine Faraco, Sandro Ghiani e appunto Valentino Fanelli. È un giallo demenziale, non posso dirvi troppo, solo che io sarò il morto, ma non posso dire altro. Vi aspettiamo, viva Alvaro Vitali e se verrete e avrete modo di conoscerlo e scoprirete che non è solo Pierino.

Senti, ma è vero che hai una teoria tutta tua sui numeri?
L'importanza dei numeri? Io odio con tutto il cuore quelli che ti dicono "grande ti ho visto con Fiorello", "ti ho sentito a La Zanzara", "ti segue Cesare Cremonini su Instagram", "ah anche Di Maio". L'importanza dei numeri è cambiata e l'avete cambiata voi. La massa in realtà non riflette, non ragiona, va ad istinto. A volte può farlo e involontariamente cambia anche le cose. Se ricordate una volta, quando usciva un film al cinema fino nei primi anni 2000, bisognava aspettare qualche mese prima che uscisse in videocassetta o Dvd, adesso esce quasi subito perché c'è la pirateria o lo streaming. Il pubblico ha cambiato un sistema. Una volta i numeri erano diversi. Oggi se vieni chiamato per una trasmissione e vuoi fare un provino, le domande sono "quanti followers hai?", "quanti like e condivisioni hanno i tuoi video?". Non è triste? Un ragazzo su TikTok è famosissimo perché lancia l'accendino e ricasca in piedi. Quindi, siccome ha molti like, dovrebbe fare serate? Questa è la logica che state usando. La napoletana che canta O' bacin o' culett ha un sacco di followers, Pio e Amedeo hanno un sacco di followers, il trash ha un sacco di followers. Rimpiangete Gino Bramieri, Paolo Panelli, Aldo Fabrizi, Alberto Sordi, ma sui social mettete mi piace a chi bestemmia e a chi parla ruttando. Oppure OnlyFans, che è lo smart working delle sex worker. Quelli che seguono queste cose sono dei coglioni. Chiara Ferragni, ad esempio, ha fatto quel che ha fatto, e c'è comunque tanta gente che continua a seguirla. Questo è lo specchio di com'è la società oggi, cioè non capisce niente. L'italiano attualmente è un elefante legato con uno spago a una sedia di paglia.
Cioè?
Con una zampata potrebbe distruggerla, no? Invece sta lì a piangere fingendo di essere legato. Insomma, l'importanza dei numeri è cambiata. I followers e le condivisioni non sono i numeri fondamentali. I numeri rilevanti dovrebbero essere come quelli di una volta. I numeri di Alberto Sordi erano le ore, i mesi, gli anni di studio, di preparazione, di improvvisazione, di accademie. Quello importante per un artista, non i followers. Perché allora diventa famoso pure il mio cane se lo doppio. Però cosa faccio poi, le serate col cane? Ragionate e aprite gli occhi su quello che valgono i numeri.

Perché invece di imitare altri non hai cercato di creare un personaggio tutto tuo?
In realtà ho cominciato con un personaggio tutto mio nel 2009, a Igea Marina al Parco Pironi, con Amedeo Visconti che ringrazierò sempre. Il primo personaggio che feci era un barista. Frequentavo un bar con carta e penna, mi segnavo i nomi di tutti i prodotti che vedevo e di tutti i cognomi che leggevo sui giornali di gossip, e da lì nacquero le varie battute di Simone Sissirolli, re dei baristi romagnoli. Poi ho creato Guido Treccani, che era un dog sitter che portava in giro gli animali dei vip. E poi i monologhi. Però mi piace metterci in mezzo le imitazioni. Non fare “come umano lei”, non è quello Fantozzi, ma cercare di parlare di cose che magari Paolo Villaggio, siccome è morto, non ha potuto affrontare. Ad esempio il Covid, come ho fatto a Italia's Got Talent oppure a La Zanzara. Gli facevo dire che l'intelligenza artificiale è una cagata pazzesca. Mi piace molto attualizzarlo.

Ormai siamo al dolce, il gelato. Ma prima di salutarci, come mai, ora che sei più conosciuto, non proponi i tuoi personaggi?
Lo faccio, per ora sui social. Come quando tengo delle dirette su TikTok che durano 4-5 ore di notte a Piazza Navona. Quelli sono monologhi veri e propri, perché nascono anche per mandare affanculo un hater che ti commenta qualcosa. Per me è una scuola di improvvisazione, come quando mi fanno le domande più stupide e devo rispondere. La cosa assurda è che, anche se è qualcosa di validissimo, finita la diretta si perde. Per ora è così.
Chi è in realtà Victor al di là dei personaggi?
Il mio è un percorso. Non ho sogni. Non faccio il comico o l’artista, io sono un comico e un artista. Anzi, ti dirò che un sogno ce l'ho: vedere le orche, che sono i miei animali preferiti. Spesso mi chiedono cosa faccio nella vita. Perché l’artista non è un lavoro? E poi ho da sempre una concezione del lavoro molto diversa dall'ordinario. Quelli che vanno a letto presto per svegliarsi presto per andare a lavorare per qualcun altro che gli darà uno stipendio che non varrà mai quel giorno della loro vita, e che non riavranno mai più indietro, sinceramente non fa per me. Vi piace la prigione? Andateci voi, a me non interessa. "Eh ma ho famiglia" ti rispondono. Affari vostri. Comunque, a furia di parlare, hai visto che ti ho mangiato tutto il gelato?
