Paese che vai, editto bulgaro che trovi. Ma anche: risposta che trovi. Dall'altra parte dell'Oceano ad esempio, si chiudono programmi comici con Presidenti che non parlano di “uso criminoso della tv di Stato”, ma esprimono pubblicamente soddisfazione per la cancellazione di un late show. E quelli, invece di abbassare le penne, scusarsi, giocare in rimessa, alzano il tiro e li mandando a stendere. Anzi: proprio a quel Paese. Questi i fatti: Donald Trump ha scritto sul suo profilo Truth: “Mi rende davvero felice che Colbert sia stato licenziato. Il suo talento era persino inferiore ai suoi ascolti”. Per poi proseguire: “Ho sentito che Jimmy Kimmel è il prossimo. Lui ha addirittura meno talento di Colbert! Greg Gutfeld è migliore di tutti loro insieme, incluso l'idiota su NBC che ha rovinato quello che una volta era il grande Tonight Show”. L'idiota in questione è Jimmy Fallon, che in compagnia dei colleghi Jimmy Kimmel e appunto Stephen Colbert, non si è fatto troppi problemi a sbertucciare le azioni di Trump. Greg Gutfeld, anche lui conduttore di un late show, è invece un volto di Fox, emittente molto vicina al Presidente. A questo punto, con altrettanta “truth”, Stephen Colbert gli ha risposto guardando dritto in camera: “Go f*ck yourself”. E va bene che si tratta di Stephen Colbert, non certo un comico sguarnito ancora agli esordi, stiamo parlando di un uomo di potere all'interno del sistema tv, va bene: tuttavia di là c'è il Presidente degli Stati Uniti d'America, l'uomo più potente del mondo. Uno che può sganciare atomiche come fosse noccioline, contro un comico: farebbe ridere, se la questione dell'ingerenza non fosse serissima.
Ufficialmente il late show di Colbert non verrà rinnovato per motivi economici, in un momento in cui i late show faticano rispetto a qualche anno fa. Colbert, in onda dall'autunno 2015, rimarrà però in video ancora per dieci mesi, fino a conclusione del contratto. Il Guardian scrive che la fine del franchise Late Show farebbe parte di un accordo tra la rete e Donald Trump, in seguito a una denuncia pretestuosa da 16milioni di dollari per aver trasmesso nello show 60 Minutes un montaggio di un'intervista alla candidata alla presidenza Kamala Harris. Colbert si prese gioco dei dirigenti, definendo l'accordo come una tangente “codarda” nei confronti dell'amministrazione Trump, l'unico in grado di approvare o negare la vendita di Paramount, società proprietaria dell'emittente, alla società Skydance. Insomma: per fare contento Trump, oltre al pagamento dei 16milioni, ci sarebbe anche la testa di Colbert. Si capisce dunque perché l'uomo più potente del mondo, non trovi di meglio da fare che commentare la tv, il panem et circenses dei comuni mortali. Ad esprimere solidarietà a Colbert, nel corso dell'ultima puntata andata in onda, c'erano seduti tra il pubblico Jimmy Fallon, Seth Meyers, John Oliver, and Jon Stewart. I colleghi hanno anche preso parte a una gag che scimmiottava l'ormai nota kiss cam: stavolta però, abbracciati come amanti, c'erano proprio Trump con il logo della Paramunt tra le mani. Giusto per gettare altra benzina sul fuoco.

Pensiamo invece all'italico stivale: in una situazione simile, noi avremmo Fabio Fazio, al massimo Alessandro Cattelan. Le copie sbiadite. Ce la immaginiamo una risposta tanto diretta a Giorgia Meloni da parte di un conduttore televisivo? Semplice, no. Tanto per iniziare perché la satira feroce non sappiamo più cosa sia, perciò mancherebbero i requisiti di partenza per un simile scontro. Secondo, perché Daniele Luttazzi ha lasciato tanti figli, ma nessun erede: né per piglio né per capacità di analisi della contemporaneità. Sono rimasti invece degli emuli all'acqua di rose, che ambiscono al late show come fosse il futuro, mentre invece altrove è già il passato.

Quando nel 2002 Berlusconi, in conferenza da Sofia additò Biagi Santoro e Luttazzi per "uso criminoso" della Rai, i tre effettivamente non lavorarono più nel servizio pubblico per anni, fino a quando non arrivarono le sentenze che li reintegravano in azienda. Luttazzi invece non sarebbe più tornato in Rai, ma nel 2007 la storia si ripeteva a La7 con Decameron, quando avrebbe pagato cara una battuta su Previti e Dell'Utri in cui li immaginava in veste sadomaso. A differenza del Satyricon su Rai 2 però, Decameron di Luttazzi venne chiuso subito, troncato senza nemmeno la possibilità di congedarsi dal pubblico. La mazzata finale gliela diede in seguito un servizio delle Iene, in cui venivano elencati i plagi di battute di comici anglosassoni che Luttazzi riproponeva nei suoi monologhi. Un peccato mortale per un comico. Nel 2003 ci fu anche il caso Raiot, di Sabina Guzzanti: una puntata e chiusura immediata. Pochi casi, ma esemplari. Così, anno dopo anno, la nostra comicità si è annacquata, i protagonisti della tv ammansiti. Bella la comicità cattiva eh, ma lontano da qui: noi non la capiamo, si ripete ogni volta come se la risata fosse scienza, per quanto intelligente. Chi alzerebbe pubblicamente la testa davanti al potere qui, chi lo affronterebbe guardandolo in faccia? Un Cattelan? Un Fazio? E chi andrebbe in tv a sostenerli altrettanto pubblicamente? Non è nemmeno colpa loro, tra l'altro: è che abbiamo smesso di produre gli anticorpi, delegandoli al teatro. Gli Stati Uniti magari hanno eletto Trump, ma hanno anche Stephen Colbert.
