Nemmeno Rocco Hunt poteva esimersi dal passare da Michele e Lucia Monina nel Salotto del Villaggio del Festival, mediapartner di MOW. La sua canzone, Mille vote ancora, è la dimostrazione che anche la musica si può vedere. Sembra un quadro di Francesco Hayez, I profughi di Parga: anche Hunt canta di chi parte e lascia una terra. Ma lo fa con un fondo di allegria: “È un tema che mi ha toccato in prima persona. Mi è venuto spontaneo parlare di questo argomento”. Carlo Conti, però, aveva detto che le canzoni di quest’anno avrebbero avuto un’accezione meno politica e più personale: si era dimenticato di Rocco? “Il mio è un pezzo personale, ma non volevo comunque geolocalizzarlo”. Dal particolare all’universale, quindi, legittimando anche la lettura politica. Un brano in linea con i precedenti di Hunt a Sanremo: “Ho cercato di sfruttare questo palco per mandare un messaggio, non fare la semplice ‘canzonetta’”. Un filo rosso tra Nu juorn buono e Wake Up esiste. Quest’anno, però, c’è un po’ di nostalgia in più. “Non l’ho scritto per Sanremo. È la canzone a dirti: ‘Portami al Festival’. Quando la canzone non è fatta con l’idea precisa di portarla qui viene meglio”. Rap, urban, melodie mediterranee: un mix tra le diverse correnti di Hunt.


Rocco ha già vinto Sanremo nella sezione Nuove proposte. Da lì in poi i numeri parlano da soli. Forse, però, la sua carriera sta andando verso un’altra direzione: “Il prossimo album sarà più autoriale. Pino Daniele mi diceva di non perdere la penna in tutto questo caos”. Un cambiamento che rispecchia il suo essere “ormai” un trentenne e la voglia di ridare dignità alla sua scrittura. Il Festival è un tritatutto. In una settimana gli artisti stanno quindici minuti sul palco. Il successo di un brano, quindi, si gioca tutto in uno sprint. Ma è sulla lunga distanza che bisogna valutare un cantante. Bisogna farsi scivolare addosso le pagelle, i giudizi sugli outfit e le opinioni sui social: “Mi soffermo solo sui commenti di chi ha un minimo di credibilità. Peso le parole in base a chi le dice”. E l’idea di duettare con Clementino? “È stato il primo rapper a credere in me. Yes I Know My Way di Pino, invece, è stata una scelta naturale. È un omaggio, la chiusura del cerchio. Speriamo di spaccare”.
