Lo scrittore Antonio Scurati dopo la censura del suo monologo su Rai3 lo scorso 22 aprile, nel programma di Serena Bortone, è diventato la “star” del momento. Lo abbiamo visto anche da Fazio a Che Tempo Che fa, diventato ormai nuovo simbolo dell’antifascismo, martire “tirato nel fango suo malgrado”. Lui che sull’antifascismo ci ha fatto un’intera trilogia mussoliniana: L’uomo della provvidenza (2023), Gli ultimi giorni dell’Europa (2022) e Il figlio del secolo (2022), vincitore, quest’ultimo del Premio Strega. Eppure, fra Mussolini e antifascismo, ideali politici e censura, molti ignorano quale sia il vero centro segreto dell’ispirazione di Scurati: il sesso. Diceva Freud che spesso le nostre speculazioni fanno inconsapevolmente il gioco di “profondissimi impulsi” di cui ignoriamo la natura. Ecco, nel caso di Scurati (come in quello del padre della psicanalisi) tutto converge verso l’origine energetica del mondo. Scurati ha scritto libri con numerose scene di sesso, spesso piuttosto grottesche. Tra metafore bizzarre e accostamenti improbabili, le descrizioni dei rapporti sessuali gli riescono decisamente male. Il sociologo e giornalista Pippo Russo nel suo L’importo della ferita e altre storie (Edizioni Clichy) ha raccolto anni fa alcuni dei “migliori” estratti dai romanzi di Scurati, fra cui Il sopravvissuto, Una storia romantica, La seconda mezzanotte e Il bambino che sognava la fine del mondo, nei quali emergono bislacche rappresentazioni erotiche.
Proponiamo di seguito alcuni degli estratti più significativi, dai quali sarà facile comprendere le ragioni di Russo.
Lascio che sia lei, volontaristicamente, a gingillarsi con il mio pene riluttante
“Da un anno a questa parte non me la sc*po nemmeno più. Lascio che sia lei, volontaristicamente, a gingillarsi con il mio pene riluttante. Lo massaggia, lo carezza, lo bacia, lo inghiotte, lo spegne con la sua persona e lo riaccende grazie alla impersonale appartenenza alla specie comune.” Scrive Scurati nel suo Il sopravvissuto.
E poi ancora: “Un legame animale ogni giorno più lasco, più molle come il mio pene nella sua bocca…” dove un’erezione diventa “crepuscolare” e “il membro inturgidito soltanto in un sussulto terminale, nel tremito precedente l’orgasmo, come il moribondo che s’irrigidisce un’ultima volta prima del trapasso”. Chissà se piacerebbe alla premiata azienda Taffo, quella delle pompe funebri. Eppure questi estratti sono solo la punta di un iceberg.
“Avevo impresso nella mente il volto di Manuela insozzato da un rivolo di sperma acquoso, schizzato sulla sua pelle invecchiata dal mio pene svogliato (…) Avevo nel cuore il pomp*no fattomi da Manuela, che valeva per me come impenitente professione di ateismo”. Ma come fa un pomp*no a entrare nel cuore? Ci si chiede in un senso di desolazione.
“Sprofondato in un groviglio di carni mal lavate"
Abbiamo poi alcuni bizzarri personaggi di Una storia romantica, fra cui Berta, una prostituta “rossa di capelli e tenerissima di gambe e di seno, molle della mollezza dei corpi abrasi. Poteva avere a stento diciott’anni, anche se aveva vissuto a lungo (…) efelidi sul naso, incarnato diafano, ma, sopra ogni altra cosa, aveva due denti mancanti, i due incisivi superiori”. Una prostituta sdentata, una venere di Bukowski. Ma preterintenzionale.
Jacopo, protagonista maschile che si accoppia con Berta, viene invece descritto come “sprofondato in un groviglio di carni mal lavate, cullato dai fiati di gastrite di quel passerotto tisico”. L’agghiacciante scena si converte in comicità nel momento in cui Jacopo copula con Berta fra le guglie del Duomo, creando una scenetta da film “porno-trash”, come sottolinea Pippo Russo. “ “Lo sai che non ti voglio vedere in viso. Voltati,” le ordinò Jacopo. “Come sempre. Voltati e piegati sulla balaustra”. Mentre si sentiva i capelli artigliati alla nuca, mentre si sentiva il maschio che la rovistava nel ventre, mentre lo sentiva sbollire come un mulo, Berta, piegata in due sullo strapiombo, i gomiti piantati nel parapetto di marmo per puntellarsi, notò che laggiù in basso, proprio in fondo in fondo, alla periferia estrema della sua visuale, si riusciva a scorgere la barricata di San Damiano.” ”
Le scene di sesso sono notoriamente tra le più difficili da scrivere. Da anni esiste un premio come il Bad Sex in Fiction Award che segnala al mondo le peggiori scene di accoppiamenti, anche ad opera dei più grandi scrittori (ammesso che Scurati rientri nella categoria, cosa sulla quale è lecito avere qualche dubbio). Leggendo questi estratti però, ci si convince di una cosa: sul piano del cattivo sesso Scurati è insuperabile. La selva oscura della sua ispirazione più che il nerissimo fascismo sembra, decisamente, altro.