Sarà l’alzheimer, sarà la demenza senile, sarà un mix dei due con una spruzzatina di asperger ad alta funzionalità, o sarà semplicemente il mio carattere (in effetti mi sembra strano essermi ammalato di demenza senile a sei anni, ma so che adesso ne ho dodici) ma il frullato di scrittori che hanno letto su “Lucy” il testo di Antonio Scurati mandato affancu*o dalla Rai (tutti parlano di “censura” a me sembra un “mavaffanc*lo) mi sembra un Blob, non quello televisivo, il marmellatone alieno. Mi dicono che apparterrebbero più o meno al giro del Premio Strega, vinto anche da Antonio Scurati, che per me è un liquore giallo da vetrinetta della nonna messo in piedi accanto alle bomboniere morte, premio Strega che mi piacerebbe vincere a causa dei soldi e dell’aumento delle copie dei miei libri venduti: me ne sto fottendo se è truccato se è ipocrita o quello che è; mi sembra una macchina da soldi come un’altra e io non tengo famiglia ma sfamo quotidianamente tre cani e venti gatti.
Credo però di non esserne capace. La Mondadori non mi ha candidato neanche quando David Leavitt mi descrisse come uno dei maggiori scrittori italiani con due pagine sul New York Times – non lo dico per vantarmi, casomai per schifarmi: non sono capace di partecipare al premio Strega, non saprei, gli scrittori italiani del video-blob sul monologo di Scurati, mi sembrano tutti uguali nelle loro diversità, non per intruppamento ideologico o per l’amichettismo, per quello chiedete a Fulvio Abbate, che è amico della domenica, ha tanti amichetti ed è stato candidato, almeno mi pare, non lo so, non capisco più chi è amichetto di chi. Rotolano. Mi sembrano proprio uguali fisicamente, direi lombrosianamente, anche se dovrei usare la parola “fisiognomicamente” ma lombrosianamente suona meglio.
La Valerio sembra Titti, Lagioia Gatto Silvestro, Bazzi ha un gatto infagottato, la Mazzucco sembrava stesse per tirare fuori gli ossicini di pollo
Quando capita che mi chiedano di recensire un autor* italiano a me vengono in mente nasi, capelli, vestiti, scarpe. Si parla sempre di “autori” non di “testi di” autori. Il video-blob di Lucy, in cui gli autori leggevano un testo di un altro autore, me lo ha resto ancora più chiaro: erano autori senza testo eppure autori lo stesso. Il che non ha alcun senso. Mi sento miope e astigmatico, li vedo sfocati: no, non sono capace di vincere nessun premio.
Dicono “autori” e a me sembra un marmellatone. Ho guardato il video, il testo di Scurati lo avevo già letto, e non capisco perché loro stessero facendo un video-blob con un testo altrui già conosciuto e, come ha scritto il bravissimo Mastru Brunu (che si firma con lo pseudonimo di Bruno Giurato), un testo “risaputo”. Così ho visto questa carrellata di autori senza testo e io sono all’antica: se non hai un testo sei capelli, nasi, menti, maglioncini. Sandro Veronesi con la giacca stazzonata, Paolo Giordano in camicia azzurra con la libreria Ikea alle spalle, credo l’abbia comprata a metà con Nicola Lagioia perché è uguale, soltanto che Lagioia indossa un girocollo nero che, suppongo, dovrebbe essere esistenzialista ma non puoi indossarlo se hai la faccia di Nicola Lagiora altrimenti sembri Dracula della terza stagione di Penny Dreadfull che vaga per la Londra di fine Ottocento sotto le mentite spoglie di uno zoologo ex taxidermista.
Chiara Valerio, immagino, voleva vestirsi da lesbica newyorkese, ma col gilet giallo sembra una tenerissima Titti (ah, vero, Lagioia sembra anche il gatto Silvestro – vedete come mi funziona la mente? Secondo me ce l’ho difettosa). Melania Mazzucco sembrava che stesse per tirare fuori gli ossicini di pollo e qualche strana polverina perché altrimenti non si comprende il cappello e soprattutto “quel” tipo di cappello se sei in casa. Jonathan Bazzi col gatto infagottato in una copertina quando lui indossava le maniche corte (voleva scoprire a che temperatura si scioglie un gatto?).
Loredana Lipperini che quando legge fa gli accenti con piccole testate nel vuoto, forse pensa si chiami recitazione e invece è accentàre con la tèsta (non fatela mai leggere vicino a un muro che capace che si fa male). Chiara Tagliaferri mi scantài (mi sono spaventato: scusate se l’ho scritto in dialetto ma quando mi scànto mi spavento in dialetto) – quelle non sono spalline di un vestito ma trasporti pesanti, se esce in strada deve mettere i catarifrangenti (in ogni caso sono i capelli che mi hanno fatto spaventare). Mi fermo qui perché sono troppi. Era solo per dare un esempio di come vedo io gli autori quando non hanno un loro testo e ancora non ho capito perché hanno letto quello di Scurati.
Posso fare una ipotesi surreale, molto surreale: pensavano di schierarsi con la loro potente voce autoriale (senza testo) e, come si dice, mettendoci la faccia (ossia, appunto, nasi, peli, testate per aria) contro la pericolosissima censura fascista. Il che è surreale perché il monologo di Scurati lo sanno tutti a memoria, ne parlano tutti, lo conoscono tutti, c’è Salvuccio, saldatore, avvolgitore di fili di rame, ramo carretti per lo zucchero filati e pompe sommerse per sollevamento acque che, al bar del benzinaio in contrada Zaccheta, mi ha detto: “Ma tu che fai lo scrittore non la leggi la cosa di quello?”.
Probabilmente la verità è che volevano metterci la faccia per motivi di promozione personale, per salire sul carro degli eroi, per mostrare il loro intelletto (con il testo di un altro?), ma inconsapevolemte. Di questo ne sono certo. In superficie essi sono convinti di avere compiuto un gesto di coraggio contro la censura. Ora: si può parlare di “censura” quando tutti stanno parlando del monologo di Scurati? Ma come le usate le parole? Perché non dite: “la Rai l’ha mandato affancu*o”, che certo non è una cosa bella, ma neanche brutta, casomai è divertente. Non lo so, ma io me la sono spassata quando Antonio Scurati ha detto: “Ho paura. Sono solo. Mi hanno messo un bersaglio sulla faccia. Se esco per strada devo guardarmi a destra e a sinistra”. Ora, a parte il fatto che il bersaglio “segnalazione per gli squadristi” si mette sulla schiena e non in faccia altrimenti sembri un tifoso norvegese o islandese, a parte il fatto che quando esci per strada a destra e a sinistra ci devi guardare per forza se no ti arrotano, che vuol dire “ho paura” se stai parlando di antifascismo? Anche i partigiani avevano paura, forse ne avevano anche più motivo e non frignavano. Vuole fare l’antifascista col culo dei partigiani? Lui non ce l’ha un culo? Essendo, in questo momento, un autore con un testo non posso recensire Scurati fisiognomicamente, altrimenti scriverei una recensione del suo culo.
Essendo stato mandato affancu*o dalla Rai, Scurati vuole ripetere la narrazione cristologica di Roberto Saviano
Credo che, essendo stato semplicemente mandato affancu*o dalla Rai, Scurati voglia ripetere la narrazione cristologica di Roberto Saviano che, in questo clima intimidatorio di censura, parlava liberamente da Fabio Fazio di censura, mettendo però le cose in chiaro: “Anche a me hanno censurato la trasmissione”, sottindendendo che lui è stato censurato di più, altro che monologo, una trasmissione intera! E precisando: “L’antifascismo è un valore condiviso in Italia” (e allora perché stanno montando tutto questo bordellone?), “ma l'antimafia no”, ossia come dire: “Io sono più cristologico di più, a te ti hanno crocefisso con i filo per cucire, a me i chiodi, la corona di spine e la lancia nel costato”, e tutto questo, ricordiamolo, da Fazio, mentre il marmellatone di scrittori arriva pure qui, nel mio eremo in campagna, lo vedo sbrodolarsi tra i carrubi.
Poi penso che della ventina di gatti quattro sono incinte, quattro hanno appena partorito protette dai rovi da qualche parte, dei maschi ne stanno girando tre o quattro perché gli altri sono in giro ad accoppiarsi e so che fra un po’ dovrò trovare i soldi per sfamarli. Sono censurato quasi da tutti. A sinistra mi schifano perché pensano io sia di sinistra, a destra mi schifano perché pensano io sia di destra. Vincere premi non sono capace. Vado a dare da mangiare ai gatti che nella stagione dell’amore sono affamati e assetati e penso: “Minchia! A Destra sono stupidi. Ma a sinistra sono troooooppo intelligenti”.