Wortlos (“senza parole”), l’installazione del duo Ilya ed Emilia Kabakov, è a Lipari. Non è una fake news: una delle installazioni più famose di questi due artisti, che ha fatto dibattere e riflettere ampiamente il mondo della cultura, della politica (quella che si occupa di confini naturali e politici) e dei sociologi sui problemi sociali del nostro mondo è approdata nelle Eolie. Per aiutare i turisti meno attenti, e forse anche alcuni amministratori, proviamo brevemente a raccontare la storia di Wortlos. Installata nel 1999 sul corso del fiume Vecht, (un ramo del Reno che attraversa la città di Utrecht) tra Laar (Germania) e Gramsbergen (Paesi Bassi, hardenberg.nl), è composta da due sculture in filo di acciaio, alte circa 2 metri, collocate una su ciascuna sponda della Vecht: una figura femminile su quella olandese (Laar/Holtheme) e una maschile su quella tedesca. Le figure sono sedute, tranquille, l’una di fronte all’altra, separate dal corso d’acqua e da una linea di confine.
Il fiume rappresenta visivamente la separazione e anche la possibile connessione tra i due soggetti. Kabakov ci costringe ad una riflessione sulla natura delle frontiere: “Cosa separa davvero le persone nel pensiero quotidiano? Confini separano, l’amore connette”. Da questa brevissima sintesi si percepisce chiaramente l’entità e il valore di questa installazione e se a tutto questo si aggiunge il drammatico momento che stanno vivendo l’Europa e il Mediterraneo, si capisce che l’opera già di per sé importantissima potrebbe avere una valenza dirompente presso i visitatori di Lipari. Le due installazioni sono posizionate agli estremi della piazza di Marina Corta, una all’uscita della Chiesa e l’altra nella parte poco più in basso che arriva sul mare. Tra loro scorre incessante il fiume della movida di Lipari, praticamente h24. Una moltitudine di persone che scorre tra le due installazioni inconsapevole e all’oscuro delle installazioni, come probabilmente dei problemi che stanno angosciando il mondo in questo momento. Eppure quella folla, con l’aiuto degli amministratori, della politica e della comunicazione potrebbe trasformarsi da fiume di confine come lo era la Vecht nell’installazione di Utrecht, in strada di raggiungimento. Kabakov descriveva la sua opera come una riflessione sulla natura delle frontiere, ma questo enorme atto di generosità della fondazione Kabakov nei confronti dell’associazione San pietrino (organizzatrice dell’evento Eolié 2025) di Lipari rischia di non essere compreso e apprezzato come dovrebbe.

Adesso questo grande atto di generosità e di grandissimo valore artistico e concettuale dovrebbe essere adeguatamente valorizzato dal mondo della cultura, ricevere l’attenzione che merita illustrandolo e facendolo conoscere non solo ai visitatori di Lipari, ma ai loro possibili visitatori e comunque essere raccontato attraverso i mezzi di comunicazione al numero maggiore possibile di italiani. Sarebbe un atto dovuto non solo dal punto di vista artistico, ma soprattutto dal punto di vista etico e sociale, in un momento caratterizzato non solo da drammatiche guerre ma addirittura da stragi di inermi bambini e civili. Mi permetto di suggerire ai tanti attenti e sensibili politici italiani che rivestono ruoli importanti, dal ministro agli assessori e ai presidenti delle commissioni Cultura, di aiutare a promuovere il successo di questa bella e impegnativa installazione. Farebbe bene all’arte e forse farebbe bene al futuro dei nostri figli.
