Manuela Zero è tante cose. Attrice, ballerina, cantante, anche un po' Raffaella Carrà, come le hanno spesso ricordato. Così tante cose che lei stessa, durante la nostra intervista, ha ammesso che in Italia, a volte, ha avuto l’impressione di non essere stata tanto capita. Un po' come succede a chi ha il coraggio di andare oltre le convenzioni e percorrere strade poco battute. A un certo punto però qualcosa è cambiato. Quando? Secondo Manuela, dopo Brotti! E non ridere che sei come loro, lo spettacolo, anzi, un progetto che abbraccia più linguaggi e più forme d’arte, che ha sconvolto tutti quanti. “Non so quale sia il meccanismo che aziona Brotti!. Nel mio progetto accade qualcosa di diverso: le persone restano come incollate e mi scrivono anche giorni dopo aver visto lo spettacolo”. Poi il Festival, Manuela Zero qualche anno fa aveva partecipato a Sanremo Giovani con “Nina è brava”, una canzone che ha al centro un tema sociale molto importante: quello dei bambini che vivono in carcere insieme alle proprie madri. Nell'edizione del 2025 però, Carlo Conti ha fatto sapere che non troveremo canzoni legate ai casi di attualità che sconvolgono il macromondo, preferendo a queste storie, i legami del micromondo: famiglia, amore, eccetera, eccetera. Ecco cosa ci ha risposto lei, Manuela Zero, attrice e performer che ha voglia (e coraggio) di cambiare le cose e l’arte in un Paese annoiato e stanco come il nostro.
Manuela Zero. Brotti! E non ridere che sei come loro. Che cos'è?
Brotti! E non ridere che sei è il titolo del mio spettacolo, scritto insieme a Davide Santi, che ha curato anche la regia. Lo abbiamo concepito lontano da tutto e da tutti, immersi nella tranquillità di un lago. È un progetto complesso, innovativo, un grande dramma che, pur facendo sorridere, trasmette anche un’inquietudine profonda. C'è un po’ di Fellini in tutto questo. Al suo interno, le storie dei personaggi si intrecciano, creando un mix di verità e surrealismo che colpisce visceralmente. Quando vengono a teatro, le persone restano scioccate da ciò che vedono. Gli spettatori pensavano che da 1 a 10 facessi uno spettacolo dal valore 2, ne sono certa. Non so quale sia il meccanismo che aziona Brotti! . Ma nel mio progetto accade qualcosa di diverso, le persone restano incollate alla narrazione e mi cercano anche giorni dopo, mi scrivono, mi aiutano, commentano anche a distanza di tempo dallo spettacolo. La cosa che mi sconvolge di più è proprio il pregiudizio delle persone nei confronti degli altri. Io lo subisco in continuazione.
Perché?
Perché c’è un pregiudizio reale, basato soprattutto sul fatto che io faccio tante cose messe insieme. Ballo, canto, recito. In più, sono anche un’attrice capace di stare sul palco da sola, come ho dimostrato con Brotti!. La gente non si aspettava la profondità di questo spettacolo.
Ma chi sono questi personaggi?
I miei personaggi sono persone giuste e sbagliate, sono piene di sfumature che raccontano le imperfezioni e il disagio. Credo che la cosa più bella che abbiamo fatto è essere riusciti a rappresentarli con dignità. Sono uomini e donne degni. Quindi questo permette di trasformare la loro imperfezione in qualcosa di forte. Nonostante il dramma esistenziale vissuto da ciascuno di loro, penso anche alla filmografia di Fantozzi, sono fiera di aver messo il tragico in questo spettacolo, senza che i miei personaggi siano mai delle vittime. E poi dentro Brotti! c'è la magia del cinema, di Fellini… E questo piace a chi viene a vedermi a teatro. La gente si sente avvolta e meno sola.
Hai parlato ancora di Fellini. Sei nostalgica verso un tempo che non hai mai vissuto?
Mi manca il fermento artistico di quegli anni. Dell'era di Fellini. Oggi è difficile trovare quello che ho trovato io. La realtà di lavorare veramente su un progetto come si faceva una volta. dal vivo, con il confronto con gli altri. Senza gli schemi, senza le regole. Io ad oggi se avessi seguito i consigli di un 'etichetta discografica avrei fatto un altro tipo di spettacolo. A me hanno proposto di fare musica per il grande successo delle major, ma priva di creatività. Ti dicono di seguire degli schemi e questo per me è la morte. Io voglio arrivare alla gente per comunicare, ma non in quel modo lì. Pensa a un ragazzo di 20 anni come può creare qualcosa di nuovo, quanto deve combattere? Ad oggi non so cosa mi sia passato per la testa quando ho pensato "sai che c’è, buttiamoci". Però avevo alle spalle un percorso e un collega che mi ha sostenuto. Perché un giovane dovrebbe scrivere cose nuove, se il mercato ti blocca?
Sei stata anche a Sanremo giovani con “Nina è brava”, un testo importante sullo stato delle carceri italiane. Nella prossima edizione del Festival però Carlo Conti ha fatto sapere che non troveremo canzoni su temi sociali come la guerra e l'immigrazione.
Io penso che in Italia si faccia molta fatica a far emergere attraverso l’arte qualcosa che possa smuovere le coscienze. Credo che siamo in un Paese pieno di censura. Io ho avuto problemi con “Nina è brava”, a raccontare cose di un certo tipo, perché facciamo finta di essere uno Stato progressista ma tante cose non si possono dire o meglio alcune persone possono farlo e altre no. Non so perché Conti abbia detto questa cosa, non ho seguito. Però l'arte smuove, la musica è un mezzo, noi abbiamo bisogno di questo, stiamo andando verso un degrado culturale e umano enorme. Dobbiamo prenderci la responsabilità di portare sul palco qualcosa di figo.
Un artista del passato che consiglieresti oggi?
A me piace Ciampi, l’idea e l’ideale di donna artista come Mariangela Melato. Mi attraggono le personalità che creano.
In un'intervista avevi parlato di una caratteristica importante ma dimenticata: la simpatia. Quanto è importante essere simpatici? E quando spesso ce ne dimentichiamo?
Per me è importantissimo. Io ad esempio, tornando al mio spettacolo, mi storpio, mi modifico, perché credo che i personaggi che interpreto debbano essere simpatici, l’ironia mi attira. Credo sia una delle caratteristiche più importanti sapersi prendere in giro, mettersi in discussione. Mi piacciono le donne e gli uomini belli che riescono a scollare via di dosso la propria bellezza con la simpatia.
Soprattutto le donne?
Beh, c'è un’attenzione diversa nei confronti della bellezza femminile perché viviamo in una società che richiede anche tanto nel nostro mondo, però conosco anche diversi uomini che ci stanno attenti. A un'attrice spesso è richiesto di avere un’avvenenza. Ma a me affascina giocare, cambiare, truccarmi, creare qualcosa di performante.
Come sta andando il teatro in Italia?
Sono pieni. Sta rinascendo. Alla gente piace andare a teatro, è un luogo in cui si può immaginare. Credo che gli spettacoli, le esperienze così, dal vivo, non finiranno mai.
Qual è il Brotto che più ti rappresenta?
Sono tutti come dei figli. Forse, per assurdo, quella che mi fa più ridere è la vecchia, che poi è l’estremizzazione di me stessa. Faticosissimo interpretarla sul palco.