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NIENTE SALA, GRAZIE. Ma perché in Italia d’estate si va poco al cinema (a parte ai festival all’aperto)? Intanto il “modello francese” fa ancora scuola

  • di Ilaria Ferretti Ilaria Ferretti

15 giugno 2025

NIENTE SALA, GRAZIE. Ma perché in Italia d’estate si va poco al cinema (a parte ai festival all’aperto)? Intanto il “modello francese” fa ancora scuola
Lo sappiamo: il cinema italiano non sta attraversando un periodo bellissimo. Tra tax credit modificato, produzioni che non partiranno più, idee ancora in attesa di una reale attuazione e qualche iniziativa isolata (e di breve durata) come i biglietti a 3,50 euro, quest’estate il rischio è quello di vedere le sale cinematografiche non proprio pienissime. Magari i numeri saranno importanti per noi, ma messi a confronto con quelli di un paese come la Francia...

di Ilaria Ferretti Ilaria Ferretti

Si va poco al cinema d’estate. O meglio: in Italia si va poco al cinema d’estate, specie se si confrontano i numeri degli spettatori con quelli di un Paese come la Francia. Si preferiscono le arene, i parchi, le bellissime iniziative en plein air, come Il Cinema in Piazza del Piccolo America a Roma o Il Cinema Ritrovato della Cineteca di Bologna. Ma le sale? Eppure con il caldo torrido che imperversa da settimane, già le sale climatizzate dovrebbero risultare più appetibili. Partiamo dall’offerta: i titoli proposti nelle sale italiane, in piena estate, sono spesso pochi e ripetitivi. Questa settimana, si parla di un successo al botteghino (merito dell'iniziativa del Ministero di scontare i biglietti per tutti i film a 3,50 euro). A dominare sono praticamente solo titoloni americani: Ballerina, Mission: Impossible, Lilo & Stitch... poco altro. Di cinema italiano, quasi nessuna traccia. Da qualche parte c'è ancora Fuori di Martone, ma per poco. Il contrario accade in Francia. Dando un rapido sguardo in programmazione al momento, tra i titoli: Jeunes Mères, Vacances forcées, Partir un Jour, Le Répondeur.  Ma andiamo ad analizzare lo scorso anno. Secondo un articolo di Maxime Ponsot su Bfm Rmc, luglio 2024 ha segnato un risultato eccezionale per le sale del Paese: 18,7 milioni di spettatori, in crescita del +2,2% rispetto al già ottimo luglio 2023. Non solo: è stato il miglior luglio dal 2011. Tutto questo nonostante i Giochi Olimpici di Parigi. Secondo Richard Patry, presidente della Fédération nationale des cinémas français, la gente ha continuato ad andare al cinema anche durante le competizioni, magari scegliendo orari serali. Un risultato tutt’altro che scontato. A trainare le presenze sono stati film francesi e internazionali: Le Comte de Monte-Cristo, Vice-Versa 2 (Inside Out 2), Deadpool & Wolverine… e forse perché no, anche le condizioni meteo, prima piovose poi torride. In Italia, nel frattempo, si è rimasti ben lontani da questi numeri, in quello stesso mese, appena 4,68 milioni di ingressi secondo i dati Cinetel. Certo, siamo in ripresa netta post Covid e non tutto è oro neppure in Francia. Alcune realtà locali, come la sala d’essai Le Sémaphore a Nîmes, pare che a luglio 2024 abbia registrato cali anche importanti, seppur siano fenomeni piuttosto isolati, ossia: –20% rispetto a luglio 2023. Generalmente, la tenuta è più che solida. E il pubblico francese con una educazione alla settima arte, continua a vedere il cinema come materia viva, non passatempo sporadico. 

Lilo & Stich, tra i film con maggiore incasso in Italia
Lilo & Stich, tra i film con maggiore incasso in Italia

La risposta poi non è solo nei titoli, si sa. Il problema, molto più ampio, non è solo da ricercare tra distributori e spettatori. In Francia esiste da decenni un sistema di sostegno strutturale e pubblico al cinema, che coinvolge distribuzione, promozione e produzione. Al centro di questo sistema c’è il Centre national du cinéma et de l'image animée (Cnc). Il suo obiettivo? “È promuovere la crescita e il successo del settore, offrendo supporto alla formazione, alla creazione, alla distribuzione, all’esportazione e alle industrie tecniche. Il Cnc si impegna anche a incentivare e facilitare l’attività creativa di registi, autori e sceneggiatori, offrendo varie forme di sostegno, tra cui aiuti finanziari per la scrittura, la produzione, la distribuzione, lo sfruttamento e l’esportazione delle opere”. In Italia glli autori di Anac, hanno chiesto in queste settimane di pensare a un organismo come un Centro nazionale (frutto della trasformazione dell’attuale Direzione Generale di cinema) proprio sul modello francese. L'aspetto principale? Essere autonomo e quindi “svincolato dalla nomina dei ministri”. Questo per garantire continuità, specializzazione e indipendenza. Il cinema francese dunque non solo resiste, ma compete in ogni sua parte. Si fa conoscere, forma il pubblico. Un pubblico libero e abituato all'arte. L’Italia, invece, al momento sembra aver fatto poco per sostenere il proprio cinema, a parte qualche biglietto scontato per gli spettatori e proposte che, per ora, restano più teoriche che concrete. Che sia arrivato il momento di ripartire – tra un tax credit da rivedere, criteri strani e produzioni disperse nel nulla – costruendo un'agenzia prendendo spunto dalla Francia, come da tempo suggerisce Pupi Avati?

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