Ce ne siamo accorti tutti: la Disney sta sfornando un live action dopo l’altro. Sarà per mancanza di idee, o forse per la comodità di giocare sul sicuro, accontentando un pubblico che quei personaggi li conosce già, li ama da una vita. D’altronde ci siamo cresciuti insieme, ci siamo affezionati, sono diventati punti fermi nell’immaginario collettivo. E poi, perché rischiare con nuove storie e nuovi volti, quando si può contare su un patrimonio narrativo già consolidato e amatissimo? La strategia, però, non sempre ha funzionato. Anzi, negli ultimi anni abbiamo assistito a una sequenza di titoli che, pur partendo da premesse interessanti, si sono rivelati dei flop. È successo con Mulan, che ha provato a scrollarsi di dosso la leggerezza del cartone animato per abbracciare un tono più epico e maturo, perdendo però l’anima nel processo. È successo anche con Biancaneve, forse troppo distante dallo spirito originale. E vogliamo parlare de La Sirenetta? Un film che, pur con buone intenzioni e un grande battage pubblicitario, è stato travolto da polemiche ancor prima di uscire. Alla fine, ha fatto più rumore la scelta dell’attrice protagonista che il film stesso, rapidamente dimenticato dopo la prima ondata di meme su Halle Bailey. Una prova che, forse, il pubblico è stanco di prodotti che sembrano più costruiti per generare reazioni sui social che per raccontare una storia con sincerità.

Poi è arrivato Lilo & Stitch. E, contro ogni previsione, ha sorpreso. La scelta, all’apparenza semplice, di restare fedeli il più possibile al cartone animato originale si è rivelata vincente. Niente forzature, niente ostentazione di un’inclusione più di facciata che reale, niente messaggi ideologici infilati a forza nella trama. Solo una bambina e il suo desiderio di avere un amico, un’ambientazione che mantiene il fascino delle Hawaii, e una storia che riesce ancora a commuovere. La pellicola riesce a far emozionare proprio perché è sincera. Forse la Disney – o quantomeno il regista Dean Fleischer Camp – lo ha capito: il pubblico non chiede per forza innovazioni forzate, ma vuole emozioni vere. Vuole tornare a sentirsi come da bambini, quando in prima serata su Italia Uno trasmettevano i film per famiglie e bastava un gesto, una battuta, una scena buffa per farci ridere e sognare. Lilo & Stitch fa proprio questo. Un altro aspetto da non sottovalutare è il doppiaggio. A differenza di altri live action recenti, dove si è scelto di affidare le voci italiane (e non solo) a personaggi famosi, spesso cantanti o influencer privi di reale esperienza nel doppiaggio, qui si è optato per professionisti del settore. Finalmente le voci risultano credibili, ben calibrate, perfettamente integrate con l’interpretazione dei personaggi. I personaggi sono stati riprodotti fedelmente in CGI, senza scadere nell’eccesso o nel ridicolo. E il finale? Emoziona, raccontando il legame tra Lilo e sua sorella Nani, un rapporto fatto di amore, difficoltà, responsabilità e piccoli momenti che valgono tutto. Questa è una di quelle storie che non hanno bisogno di aggiornamenti forzati o stravolgimenti per essere attuali. Parlano di famiglia, di accettazione, di crescita, e lo fanno con una delicatezza che colpisce più di tanti discorsi. Hanno fatto bene a trasporla così, con rispetto e senza voler per forza dimostrare qualcosa. Infatti, il film è stato valutato positivamente anche dalla critica. Ed è forse proprio questa la lezione più importante: che l’autenticità, in un mondo sempre più artificiale, può ancora fare la differenza.
