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Ok Brad Pitt e George Clooney, ma nessuno dei due può competere con lo stile di Richard Gere, colui che fu American Gigolò. E il merito è anche di Giorgio Armani

  • di Domenico Agrizzi Domenico Agrizzi

3 settembre 2024

Ok Brad Pitt e George Clooney, ma nessuno dei due può competere con lo stile di Richard Gere, colui che fu American Gigolò. E il merito è anche di Giorgio Armani
Non ci sono solo Brad Pitt e George Clooney a rappresentare la categoria dei sex symbol alla Mostra del cinema di Venezia. Anche Richard Gere ha fatto la sua parte. Anzi, in passato è stato anche qualcosa di più. Lui era Julian Kay, il protagonista del film di Paul Schrader, “American Gigolò”. Le composizioni erano di Giorgio Moroder, la canzone simbolo era Call Me, di Blondie. Gli abiti di Giorgio Armani. E né Clooney né Pitt potranno mai essere come Richard Gere. Ecco perché

di Domenico Agrizzi Domenico Agrizzi

Il momento di Brad Pitt e George Clooney sul red carpet della Mostra del cinema di Venezia è piaciuto a tutti. Hanno messo su un piccolo show, con il pubblico e i fotografi, non limitandosi alla sfilata di rito. E da ogni parte si è messa in luce la forma dei due. Sessanta anni Brad, sessantatré George. Ines de Ramon e Amal Clooney, rispettivamente fidanzata e moglie, ovviamente bellissime. Insomma, una notte da sex symbol. Un altro attore, però, è arrivato al Lido, forse con meno clamore. Si tratta di Richard Gere che a settantacinque anni forse non muove più le masse come in passato. I capelli sono decisamente più bianchi, l’andatura molto lenta. Quella dinamicità mostrata dal duo Clooney-Pitt è inarrivabile. Ma c’è stato un momento in cui anche Richard è stato re. “Quando sono in Italia ho sempre delle belle sensazioni”, ha detto, aggiungendo anche che “è il paese in cui ho conosciuto mia moglie”. Ed è forse in quel momento, quando Gere era ai vertici, che ha cominciato ad amare il nostro Paese. Perché complice della sua ascesa è stato uno stilista italiano, il re (anche lui) della moda: Giorgio Armani. È indimenticabile il personaggio di Julian Kay, Richard Gere appunto, in American Gigolò, il film di Paul Schrader che mette letteralmente a nudo la volubilità morale di una certa parte di America. A Los Angeles tutto è concesso. Coppie sposate, donne single, ricche vedove: Julian Kay va con chiunque. Amato e inseguito per la sua bellezza, per il carisma, la perfezione nei modi e nelle parole. A letto, sempre la cosa giusta. Poi la caduta dell’angelo: una notte finita male costringe Kay ad affidarsi a Michelle Stratton, una delle tante con cui Julian aveva dormito. Colui che credeva di essere libero, grazie al sesso, si trova a dover vivere sotto una condizione: la fedeltà di una donna.

Richard Gere
Richard Gere, l'American Gigolò
https://mowmag-store.myspreadshop.it

E cosa sarebbe stato quel film senza i completi Armani, le cabine armadio piene di giacche su misura, gli specchi in cui Richard/Julian si riflette, per fortuna lo sapremo. Si dice che Gere non fosse neanche la prima scelta: infatti, Julian Kay avrebbe potuto essere interpretato da John Travolta. Visto l’esito (e visto ciò che abbiamo assistito al Festival di Sanremo), possiamo dire di essere stati fortunati. Se poi a un film così aggiungiamo le musiche di Giorgio Moroder e Call Me di Blondie, ecco che il mito diventa pellicola. Richard Gere ha compiuto settantacinque anni il giorno del suo arrivo al Lido. È venuto per ritirare l'Inspiration Award per le sue attività in favore della ricerca contro l'Hiv. Sul red carpet si è inginocchiato per sua moglie, Alejandra Silva. Nessuna corsa come Clooney e Pitt. Il completo, però, era ovviamente firmato Giorgio Armani. E l’aura del fu American Gigolò è di nuovo viva.

Richard Gere e Alejandra Silva sul red carpet
Richard Gere e Alejandra Silva sul red carpet
https://mowmag.com/?nl=1

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