Il momento di Brad Pitt e George Clooney sul red carpet della Mostra del cinema di Venezia è piaciuto a tutti. Hanno messo su un piccolo show, con il pubblico e i fotografi, non limitandosi alla sfilata di rito. E da ogni parte si è messa in luce la forma dei due. Sessanta anni Brad, sessantatré George. Ines de Ramon e Amal Clooney, rispettivamente fidanzata e moglie, ovviamente bellissime. Insomma, una notte da sex symbol. Un altro attore, però, è arrivato al Lido, forse con meno clamore. Si tratta di Richard Gere che a settantacinque anni forse non muove più le masse come in passato. I capelli sono decisamente più bianchi, l’andatura molto lenta. Quella dinamicità mostrata dal duo Clooney-Pitt è inarrivabile. Ma c’è stato un momento in cui anche Richard è stato re. “Quando sono in Italia ho sempre delle belle sensazioni”, ha detto, aggiungendo anche che “è il paese in cui ho conosciuto mia moglie”. Ed è forse in quel momento, quando Gere era ai vertici, che ha cominciato ad amare il nostro Paese. Perché complice della sua ascesa è stato uno stilista italiano, il re (anche lui) della moda: Giorgio Armani. È indimenticabile il personaggio di Julian Kay, Richard Gere appunto, in American Gigolò, il film di Paul Schrader che mette letteralmente a nudo la volubilità morale di una certa parte di America. A Los Angeles tutto è concesso. Coppie sposate, donne single, ricche vedove: Julian Kay va con chiunque. Amato e inseguito per la sua bellezza, per il carisma, la perfezione nei modi e nelle parole. A letto, sempre la cosa giusta. Poi la caduta dell’angelo: una notte finita male costringe Kay ad affidarsi a Michelle Stratton, una delle tante con cui Julian aveva dormito. Colui che credeva di essere libero, grazie al sesso, si trova a dover vivere sotto una condizione: la fedeltà di una donna.
E cosa sarebbe stato quel film senza i completi Armani, le cabine armadio piene di giacche su misura, gli specchi in cui Richard/Julian si riflette, per fortuna lo sapremo. Si dice che Gere non fosse neanche la prima scelta: infatti, Julian Kay avrebbe potuto essere interpretato da John Travolta. Visto l’esito (e visto ciò che abbiamo assistito al Festival di Sanremo), possiamo dire di essere stati fortunati. Se poi a un film così aggiungiamo le musiche di Giorgio Moroder e Call Me di Blondie, ecco che il mito diventa pellicola. Richard Gere ha compiuto settantacinque anni il giorno del suo arrivo al Lido. È venuto per ritirare l'Inspiration Award per le sue attività in favore della ricerca contro l'Hiv. Sul red carpet si è inginocchiato per sua moglie, Alejandra Silva. Nessuna corsa come Clooney e Pitt. Il completo, però, era ovviamente firmato Giorgio Armani. E l’aura del fu American Gigolò è di nuovo viva.