image/svg+xml
  • Attualità
    • Politica
    • Esteri
    • Economia
  • Lifestyle
    • Car
    • Motorcycle
    • Girls
    • Orologi
    • Turismo
    • Social
    • Food
  • MotoGp
  • Tennis
  • Formula 1
  • Sport
    • Calcio
    • NFL
    • combattimento
  • Culture
    • Libri
    • Cinema
    • Documentari
    • Fotografia
    • Musica
    • Netflix
    • Serie tv
    • Televisione
  • Sanremo 2025
  • Cover Story
  • Attualità
    • Attualità
    • Politica
    • Esteri
    • Economia
  • Lifestyle
    • Lifestyle
    • Car
    • Motorcycle
    • girls
    • Orologi
    • Turismo
    • social
    • Food
  • motogp
  • tennis
  • Formula 1
  • Sport
    • calcio
  • Culture
    • Culture
    • Libri
    • Cinema
    • Documentari
    • Fotografia
    • Musica
    • Netflix
    • Serie tv
    • Televisione
  • Sanremo 2025
  • Cover Story
  • Tech
  • Fashion
    • Fashion
    • Moda
    • Gear
    • Footwear
  • EVERGREEN
  • Topic
  • Journal
  • Media
Moto.it
Automoto.it
  • Chi siamo
  • Privacy

©2025 CRM S.r.l. P.Iva 11921100159

  1. Home
  2. Culture

Perché non andrei mai alla Mostra del cinema di Venezia 2024: fra turisti della cultura, aspiranti intellettuali da Scuola Holden e il presidente della Biennale, Pietrangelo Buttafuoco…

  • di Fulvio Abbate Fulvio Abbate

2 settembre 2024

Perché non andrei mai alla Mostra del cinema di Venezia 2024: fra turisti della cultura, aspiranti intellettuali da Scuola Holden e il presidente della Biennale, Pietrangelo Buttafuoco…
Il Festival del cinema di Venezia è una meta per poveri turisti della cultura, ormai questo è chiaro a tutti. Tra un Pietrangelo Buttafuoco che, come un fantasma, si aggira per i luoghi della kermesse, gli studenti che vagano con lo zainetto alla ricerca di qualche selfie e il solito clistere di intrattenimento filmico. L’unico intrattenimento possibile potrebbe essere quello di osservare dall’alto tutto questo marasma pseudo intellettuale che anima la Mostra del Lido. Ma la verità è che non c’è niente di meglio che saltare il Festival standosene a casa sul divano...

di Fulvio Abbate Fulvio Abbate

Roma Ovest, interno giorno. Un divano. Alle spalle dell’uomo disteso una grande tela di Mario Schifano mostra un’aquila che aggredisce un leopardo. Non è ancora il clou della Mostra del cinema di Venezia 81. La “plebe” social, con intenti da estetisti del glamour mediatico, ha intanto modo di commentare l’ormai, almeno alle loro pupille, irriconoscibilità somatica di Angelina Jolie, diva tra le dive presenti immobili, estatiche, sul tappeto rosso. Nell’altrove da rotocalco della cronaca nera si ragiona invece sul sosia nazionale di Johnny Depp che ha avuto modo di affacciarsi sulla scena del delitto del momento. Chi scrive questa nota indossa un kimono, senza tuttavia la pretesa di assomigliare a Yukio Mishima perso nel vortice dell’estate infuocata capitolina. Chi scrive questa nota, irresponsabilmente, a un certo punto, d’istinto, mosso dalle turbine dell’idiosincrasia subculturale, orgoglioso di sé stesso, decide di esprimere sul profilo Instagram ciò che riterrebbe un vero supplizio per la sua persona, per il suo status di aspirante filosofo destinato a indagare l’ontologia della mediocrità altrui: essere, appunto, costretto a presenziare per ragioni insondabili proprio alla Mostra del cinema di Venezia. Da questo momento in poi la prima persona appare d’obbligo nel nostro racconto-invettiva: mai e poi mai vorrei trovarmi lì, sì, al Lido, e in questo mio pensiero, si sappia, non c’è nulla di estremo, non coincide neppure con ciò che lo scrittore Elémire Zolla riteneva umanamente abbietto, cioè l’esistenza stessa del cinema: ritrovarsi in una sala buia a guardare immagini, parvenze, ombre cinesi, ombre hollywoodiane, ombre di Cinecittà che scorrono su uno schermo; il pregiato volume nel quale Zolla esprime tale distanza siderale dall’intrattenimento filmico si intitola, lo diciamo unicamente per chi fosse interessato ad approfondirne il nodo, Volgarità e dolore (Bompiani, 1962), lo stesso anno, si noti, dell’uscita de Il sorpasso. Più semplicemente trovo imbarazzante l’entusiasmo, diciamo pure “mondano”, che taluni e talune creature, provetti turisti della cultura, esprimono rispetto alla dimensione pubblica, ai loro occhi addirittura auratica, che si esprime in modo assembleare nei festival cinematografici. Quanto a me, ho già dato: era il 1978 quando, di ritorno da Dubrovnik con tre sciagurate amiche mi ritrovai proprio in fila al Lido di Venezia. Il titolo quel giorno in programmazione, forse l’unico cui erano disponibili i biglietti, di fattura messicana, tratto da un racconto del Premio Nobel Mario Vargas Llosa, Los cachorros, cioè i ragazzini, i pischelli si direbbe nell’Urbe.

Angelina Jolie alla Mostra del cinema di Venezia
Angelina Jolie alla Mostra del cinema di Venezia
https://mowmag-store.myspreadshop.it

Sento l’obbligo di restituirne, condividerne la trama: il dodicenne Cuellar, dopo un allenamento di calcio, mentre si fa la doccia, viene aggredito da un dobermann che lo mutila gravemente divorando i suoi genitali. Ciò che rimane della sua impossibile futura esistenza sessuale, coitale, è bene che sia lasciato all’immaginazione. Ancor di più nel nostro caso, come diceva Walter Veltroni: non si spezza un’emozione. Non è davvero il caso di svelare, da infami, il finale, d’altronde spoilerare è ritenuto il peggiore dei peccati capitali nelle società altamente spettacolari e spettacolarizzate. Il titolo italiano dell’opera appare altrettanto didascalico: Eviration - Bramosia dei Sensi. Sia detto per completezza cine-storiografica, ignoriamo se il dobermann messicano fosse parente di Ivan il terribile 32° appartenuto invece alla contessa Serbelloni Mazzanti Viendalmare evocato ne Il secondo tragico Fantozzi, fucilato infine sulla Piazza Rossa come “nemico del popolo”. Ogni possibile riflessione sulla travagliata esistenza del ragazzo messicano privato del pisello tormenterà il sottoscritto e le sue amiche accompagnatrici per il resto del viaggio. Intendiamoci, non ritengo che storicamente l’intera cinematografia planetaria, da Georges Méliès a Ciro Ippolito, possa essere assimilata alla pellicola ispirata da Vargas Llosa, resta però che immaginare l’entusiasmo di chi si reca a Venezia nei giorni della Mostra, nella convinzione che si tratti di un evento necessario, culturalmente, religiosamente, mondanamente imperdibile, suscita nel profondo della mia persona raccapriccio. Altrettanto raggelante, spettrale, sempre ai miei occhi l’immagine del presidente della Biennale, Pietrangelo Buttafuoco, intento a scendere dal taxi come un tempo il conte Volpi accompagnato dal ministro della propaganda del Reich Joseph Goebbels in uniforme bianca di gala estiva. In questo senso sono felice che un amico scrittore, l’illustrissimo barone Ottavio Cappellani, abbia pubblicato su Instagram contestualmente al mio post in kimono giapponese, uno scatto che lo mostra nelle ore notturne davanti un distributore di benzina e gasolio posto nel contado Etneo, indicando invece provocatoriamente che si trattasse del Lido di Venezia. Riporto altrettanto, qui, il mio commento di siamese vicinanza ideologica al Cappellani: “Immagino, caro Ottavio, che il film che sta per essere proiettato si intitoli pertinentemente Miscela al 3%?”. Le mie parole, si sappia anche questo, escludono da ogni possibile aristocratica reprimenda le ragazze i ragazzi, creature innocenti, inermi, struggenti anatroccoli con zainetto, che sempre lì a Venezia giungono per ottenere, che so, giusto un selfie con Amedeo Nazzari o con Yvonne Samson o magari con Pablito Calvo, indimenticato protagonista di Marcellino pane e vino, o ancora si accostino a Polidor, lui che in Accattone di Pier Paolo Pasolini ha il ruolo di becchino nel sogno del protagonista Franco Citti.

Ottavio Cappellani
Ottavio Cappellani "dalla Mostra del cinema di Venezia"

Scorgo bovarismo, supponenza, sciocca convinzione che si debba esser lì, al Lido, per un dovere presuntamente culturale, attitudine da turisti della cultura, se non turisti della vita stessa, nella convinzione ulteriore certa che tutto ciò determini punteggio nell’ideale avviamento professionale della creatività diffusa, gli stessi che hanno altrettanta cura di iscriversi alla Scuola Holden nella convinzione che l’estro possa essere trasmesso via clistere didattico. Incancellabile, in questo senso, l’immagine di una solerte cretina, aspirante scrittrice, munita di cappello di paglia per ripararsi dalla calura lagunare, vista in fila anni addietro in un servizio che rendicontava l’afflusso del pubblico proprio davanti alla biglietteria a forma di chiosco del Lido, temo fosse lo stesso modello di cappello imposto alle comparse goffamente travestite da campesinos che appaiono ne L’assedio dell’Alcazar di Augusto Genina, instant-movie della cinematografia apologetica fascista con Fosco Giachetti e Maria Denis; il Giachetti, dopo una parentesi di condottiero eroico del tempo littorio contiguo al cinema melodico dei “telefoni bianchi” non meno di regime, avrà modo di far parodia di sé stesso in alamari ne Il mattatore al fianco di Gassman, interpretando il generale Mesci, gabbato dal sòla Vittorio. Oh, immenso godimento, se non orgoglio suprematista, per me stesso nel rivedermi ora a casa sul divano durante la controra, il kimono a testimonianza della doverosa alterità dall’ossessione per ogni forma di possibile consumo culturale indotto, clisteri del sublime filmico. Semmai un giorno mi fosse davvero richiesto di patire davvero il supplizio, la garrota cinematografica veneziana, pretenderei unicamente una stanza d’alberghetto, forse anche semplice pensione o foresteria, dal cui balcone osservare e prendere nota visiva, magari con il cellulare, in ossequio alla “camera-stylo” teorizzata da Alexandre Astruc, pioniere della Nouvelle Vague, dei forzati volontari, proscritti del festival lì presenti nella acefala convinzione che tutto ciò consegni loro la Patente Z di consumatore culturale esistente in vita. I semplici ritengono che la sostanza politica ultima del Situazionismo sia il critico laureato che commenta, metti, un film di Godard o L’ultima neve di primavera con il piccolo Renato Cestiè. Che stupidi! Spiega invece un saggio intitolato Della miseria del mondo studentesco, apparso nel 1966 all’Università di Strasburgo, due anni prima della rivolta del Sessantotto, che Situazionismo è semmai chi sogni di prendere a calci nel culo sia l’esegeta dei film di Godard sia il compianto Godard stesso. Tristemente, i baretti e le stuzzicherie del Lido di Venezia battono la vera nozione del Situazionismo 1 a 0. L’Oscar morale, alla fine di tutto, spetta allora al messicano Los cachorros. Nel pene evirato del ragazzino brilla ogni coscienza del limite e del risibile.

Fulvio Abbate
Fulvio Abbate sul divano di casa con il kimono
https://mowmag.com/?nl=1

More

Festival del cinema di Venezia: ma bisogna pagare per un’intervista ai vip? Ecco il listino prezzi delle star, da Brad Pitt a Kristen Stewart, dove a perderci sono i giornalisti e libertà la d’informazione...

di Boris Sollazzo Boris Sollazzo

Il costo dell'informazione?

Festival del cinema di Venezia: ma bisogna pagare per un’intervista ai vip? Ecco il listino prezzi delle star, da Brad Pitt a Kristen Stewart, dove a perderci sono i giornalisti e libertà la d’informazione...

Alessandro Borghi da Venezia 2024 per “Campo di battaglia”: “La bandiera della Palestina su Instagram? Non fa finire la guerra”. Se l’avesse detto un altro? Sarebbe stato sotterrato. E il suo messaggio è giusto a metà

di Domenico Agrizzi Domenico Agrizzi

Idoli e critica

Alessandro Borghi da Venezia 2024 per “Campo di battaglia”: “La bandiera della Palestina su Instagram? Non fa finire la guerra”. Se l’avesse detto un altro? Sarebbe stato sotterrato. E il suo messaggio è giusto a metà

Festival di Venezia 2024, Paolo Mereghetti: “Babygirl con Nicole Kidman? Film moralista. Monica Bellucci? È riconoscibile all’estero”. Poi lo stato del cinema italiano, le produzioni, “Diva Futura” e…

di Domenico Agrizzi Domenico Agrizzi

Le parole del critico

Festival di Venezia 2024, Paolo Mereghetti: “Babygirl con Nicole Kidman? Film moralista. Monica Bellucci? È riconoscibile all’estero”. Poi lo stato del cinema italiano, le produzioni, “Diva Futura” e…

Tag

  • Alessandro Baricco
  • Biennale di Venezia
  • Brad Pitt
  • Cinema
  • Cultura
  • Festival di Venezia
  • Festival Venezia
  • George Clooney
  • Venezia

Top Stories

  • FIGLIETTISMO D’ARTE: Ma vi sembra normale che al Teatro San Carlo di Napoli il figlio della Direttrice generale Emmanuela Spedaliere sia stato assunto come Direttore artistico delle Officine San Carlo? E ora gli prolungano il contratto fino a…

    di Riccardo Canaletti

    FIGLIETTISMO D’ARTE: Ma vi sembra normale che al Teatro San Carlo di Napoli il figlio della Direttrice generale Emmanuela Spedaliere sia stato assunto come Direttore artistico delle Officine San Carlo? E ora gli prolungano il contratto fino a…
  • Abbiamo letto “Il giorno dell’ape” di Paul Murray, che ha vinto il Premio Strega Europeo: ma davvero è “il più bel libro dell’anno” (cit. Bret Easton Ellis)? Spoiler, no. Ecco due romanzi usciti quasi in contemporanea che dovreste leggere

    di Riccardo Canaletti

    Abbiamo letto “Il giorno dell’ape” di Paul Murray, che ha vinto il Premio Strega Europeo: ma davvero è “il più bel libro dell’anno” (cit. Bret Easton Ellis)? Spoiler, no. Ecco due romanzi usciti quasi in contemporanea che dovreste leggere
  • Perché dimenticate Garbo, il più grande poeta in musica? Altro che De André, Guccini, De Gregori e Vecchioni, riascoltate la sua discografia che porta oltre le Colonne d’Ercole del già sentito…

    di Aldo Nove

    Perché dimenticate Garbo, il più grande poeta in musica? Altro che De André, Guccini, De Gregori e Vecchioni, riascoltate la sua discografia che porta oltre le Colonne d’Ercole del già sentito…
  • ⁠⁠Se avete amato Joel Dicker e Stephen King amerete questo bestseller: abbiamo letto “Kala” di Colin Walsh (Fazi), ma com’è? Un giallo page-turner che ha tutto: l’adolescenza, l’amore, l’invidia. E una ragazza scomparsa...

    di Riccardo Canaletti

    ⁠⁠Se avete amato Joel Dicker e Stephen King amerete questo bestseller: abbiamo letto “Kala” di Colin Walsh (Fazi), ma com’è? Un giallo page-turner che ha tutto: l’adolescenza, l’amore, l’invidia. E una ragazza scomparsa...
  • Abbiamo fatto ascoltare "Tutto", il disco di Eugenio Finardi, ad Alberto Bertoli. Il risultato? "Ma non si era stufato? Tra canzoni blockchain, amori sconfinati e fisica quantistica, meno male che ci aveva raccontato una bugia..."

    di Alberto Bertoli

    Abbiamo fatto ascoltare "Tutto", il disco di Eugenio Finardi, ad Alberto Bertoli. Il risultato? "Ma non si era stufato? Tra canzoni blockchain, amori sconfinati e fisica quantistica, meno male che ci aveva raccontato una bugia..."
  • Abbiamo fatto ascoltare Libertà negli occhi, il disco di Niccolò Fabi, al poeta Aldo Nove. Il risultato? "Capolavoro di saudade e sguardo a un presente che sfugge. Costringete Tony Effe a sentirlo per una settimana…”

    di Aldo Nove

    Abbiamo fatto ascoltare Libertà negli occhi, il disco di Niccolò Fabi, al poeta Aldo Nove. Il risultato? "Capolavoro di saudade e sguardo a un presente che sfugge. Costringete Tony Effe a sentirlo per una settimana…”

di Fulvio Abbate Fulvio Abbate

Se sei arrivato fin qui
seguici su

  • Facebook
  • Twitter
  • Instagram
  • Newsletter
  • Instagram
  • Se hai critiche suggerimenti lamentele da fare scrivi al direttore moreno.pisto@mowmag.com

Next

Stephen King, davvero i suoi libri sono stati censurati in America? Come Roberto Saviano, che torna in su Rai 3 con Insider - Faccia a faccia con il crimine...

di Jacopo Tona

Stephen King, davvero i suoi libri sono stati censurati in America? Come Roberto Saviano, che torna in su Rai 3 con Insider - Faccia a faccia con il crimine...
Next Next

Stephen King, davvero i suoi libri sono stati censurati in America?...

  • Attualità
  • Lifestyle
  • Formula 1
  • MotoGP
  • Sport
  • Culture
  • Tech
  • Fashion

©2025 CRM S.r.l. P.Iva 11921100159 - Reg. Trib. di Milano n.89 in data 20/04/2021

  • Privacy