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Ok, l’Oriente va di moda. Ma tutti questi libri sul Giappone non hanno rotto il caz*o? Di sicuro non raccontano lo spirito del Paese: ecco perché

  • di Federico Giuliani Federico Giuliani

17 maggio 2024

Ok, l’Oriente va di moda. Ma tutti questi libri sul Giappone non hanno rotto il caz*o? Di sicuro non raccontano lo spirito del Paese: ecco perché
Le librerie sono invase da libri sul Giappone. Questi volumi sono esposti in primo piano, riscuotono un discreto successo, ma sono in gran parte prodotti di massa di bassa lega che cavalcano la moda dell’Oriente. Così l'overdose culturale rischia di banalizzare la letteratura e lo spirito di un Paese: ecco perché

di Federico Giuliani Federico Giuliani

Da almeno un paio di anni i frequentatori assidui delle librerie si saranno imbattuti in un fenomeno culturale a dir poco singolare: le pubblicazioni a tema Giappone hanno conquistato interi spazi espositivi. Le grandi catene si impegnano, quasi settimanalmente, a creare tavoli e scaffali pieni zeppi di volumi che richiamano l'atmosfera nipponica. Sotto diciture generiche quali “Il meglio dal Giappone”, “Storie giapponesi” o, ancora, “Tokyo mon amour”, vengono riuniti decine di libri, scritti da autori giapponesi, che ambientano le loro storie all'interno del proprio paese. Ci si potrebbe aspettare un'immersione intensiva in una letteratura d'alto livello, di viaggiare con la mente tra le pagine scritte da maestri contemporanei della scrittura nipponica, di conoscere qualcosa in più di un Paese ormai sulla bocca di tutti. Spoiler: niente di tutto questo. La maggior parte dei volumi esposti rientra purtroppo in una letteratura di massa, banale e di bassa lega, utile a soddisfare giusto la fame atavica del lettore medio di cibarsi di qualcosa che è di moda. Al contrario, sono rarissimi i libri esposti che evitano di sfruttare il Giappone soltanto per fare leva sul boom del momento.

Libri Giapponesi
Libri Giapponesi

Cultura di massa per la massa

Di cosa parlano questi romanzi? Del nulla più totale. O meglio: di storielle che, con ogni probabilità, non sarebbero in grado di attirare l'interesse di nessuno se fossero ambientate in Turchia, Belgio o Regno Unito. Le loro caratteristiche. Primo: presentano trame lineari, con personaggi che di giapponese hanno soltanto il nome. Secondo: giocano sull'immaginazione dell'Occidente (che a distanza di secoli continua ad interessarsi solo della superficie di questo paese) proponendo ambientazioni quali caffetterie, librerie, cucine o ristoranti. Terzo: offrono una narrazione occidentalizzata che genera ripetitività e noia. Quarto: compaiono spesso gatti, se non all'interno dei romanzi, per lo meno in copertina. Libri del gener, veri e propri elogi dello scontato, riescono a vendere grazie all'hype incarnato dall'oggetto delle loro pagine: il Giappone. Se, come abbiamo spiegato qui, l'overtourism ha travolto il Paese asiatico costringendo le autorità a prendere provvedimenti, questa conseguente overdose letteraria a tema nipponico sta lentamente svuotando la nazione di qualsiasi significato culturale. Ed è un problema enorme per chi, come gli intellettuali, scrittori e autori nipponici, avrebbe tanto da insegnare ad un Occidente in cerca di idee. Certo, fortunatamente non tutti i volumi dedicati al Giappone rientrano nel citato elogio dello scontato. Mentre i “best seller” del calibro di Finché il caffè è caldo di Toshikazu Kawaguchi e Le ricette della signora Tokue di Durian Sukegawa, tanto per fare due titoli, rientrano in una preoccupante banalità letteraria, le opere di Sayaka Murata (celebre La Ragazza del Convenience Store del 2018) o Tokyo - Stazione Ueno di Yu Miri, consentono davvero di assaporare l'essenza culturale, se non spirituale, del Giappone. Peccato che i libri appartenenti al primo gruppo siano esposti in bella vista. Gli altri? Da cercare in mezzo a centinaia di altri volumi in scaffali anonimi.

Finché il caffè è caldo di Toshikazu Kawaguchi
Finché il caffè è caldo di Toshikazu Kawaguchi

L'elogio dello scontato

Nel 2023 il quotidiano britannico The Guardian ha scritto che i romanzi stranieri tradotti in lingua inglese hanno venduto in Gran Bretagna un totale di circa 2 milioni di copie. Nello stesso anno, le opere giapponesi hanno rappresentato un quarto, o comunque la quota maggiore, di tutte quelle vendute. Non nascondiamoci dietro ad un dito: la narrativa giapponese ha sempre goduto di una certa popolarità. I social network, dove viaggiatori improvvisati possono condividere scatti sulle loro vacanze nipponiche, hanno contribuito ad alimentare un fiume carsico che, di tanto in tanto, torna a fluire con intensità. Attenzione però, perché l'overdose culturale di cui è vittima il Giappone vale per i romanzi, così come per altri generi letterari. Vale, ad esempio, per i libri di cucina, di filosofia, di giardinaggio. A proposito: nelle ultime settimane le edicole sono invase da collane che propongono, con uscite settimanali, una serie di titoli giapponesi. Tv Sorrisi e Canzoni ha lanciato Essenza Giappone. Repubblica ha rilanciato con Profondo Giappone, dopo aver prima puntato sui Capolavori della letteratura giapponese. Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport hanno invece sfoggiato Miti e Leggende del Giappone. Oggi tocca al bagaglio culturale del Giappone essere smembrato in ogni parte. Quale sarà la prossima vittima?

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