“Mi sono dimesso da direttore di The Hollywood Reporter Roma. Il dolore, la rabbia e la delusione oggi potrebbero farmi straparlare. Quindi, se lo riterrò necessario, scriverò un messaggio più lungo ed esaustivo in futuro, per i pochi che possano essere interessati”, scrive Boris Sollazzo su Instagram. L’ex direttore della testata lascia dopo aver raccolto l’incarico a febbraio del 2024, quando Concita De Gregorio decise di farsi da parte. Nell’editoriale di presentazione Sollazzo parlava di come il suo compito fosse quello di proseguire con lo stesso “spirito di avventura” e il medesimo “modo di essere, di pensare e proporsi che è innovativo e rivoluzionario”. Ora, però, dopo pochi mesi, quell’avventura sembra essersi già conclusa. Ma quali sono le ragioni che hanno spinto Boris Sollazzo a prendere questa decisione? È lui stesso a precisarle. La prima questione: “Le sofferenze iniziano da luglio 2023, a Venezia arriviamo già tutti con due mensilità arretrate e andiamo per la terza. I problemi partono da molto lontano. Una nota, per chi avesse voglia di deresponsabilizzarsi. (E guardate il senso di squadra, di gioia di fare il proprio lavoro, di voglia di conquistare il mondo della foto, nonostante tutto: siamo a Venezia, dopo l'ennesima giornata di fatica matta ed entusiasmante, manca chi si è unito a noi dopo, come Viola e Valeria, oltre che Roberto Brunelli che difendeva il fortino da Roma e che in questi mesi da fiduciario lo ha fatto ancora di più, grazie)”. Una “sofferenza” quindi che parte da lontano, ancora prima della sua nomina a direttore di The Hollywood Reporter Roma. Ci sono però altri due punti toccati da Sollazzo: “Quando a inizio febbraio accetto la direzione, so che sarà ‘menomata’ e pur non avendo ricevuto le giuste informazioni sullo stato di salute della società proprio per quanto detto al punto 1 so che saranno lacrime e sangue. Credo che il giornale sia stato in questi mesi, grazie al lavoro di tutti noi, comunque frutto di un lavoro di alta qualità, sempre crescente (ma questo sono gli altri a doverlo dire)”. Un incarico quindi assunto per “spirito di servizioper proteggere i posti di lavoro e un progetto di valore, , per difenderli. Lo stesso motivo per cui ora me ne vado. Perché non è più possibile farlo”. L’ex direttore ci tiene a chiare che non si trattava di una scelta fatta per se stesso, dato che sia lui che il vicedirettore Pino Gagliardi rinunciarono a ricevere soldi provenienti da fondi che erano riusciti a ottenere, “perché tutti gli altri potessero prendere più stipendi arretrati possibili: il capitano prende l'ultimo salvagente, a costo di morire annegato, almeno così la pensa il sottoscritto”.
“Nonostante terremoti, difficoltà e affini, abbiamo lavorato bene e uniti. Così tanto che anche l'ultima sofferta (e che io sappia mai avvenuta prima) decisione l'abbiamo presa insieme. Andarcene per difendere il nostro lavoro, la nostra dignità”: questo è l’ultimo punto dell’analisi di Sollazzo, che riporta anche l’ultimo comunicato sindacale della redazione. Leggiamo che i giornalisti “da mesi non ottengono lo stipendio, da mesi la società editrice di Thr Roma appare incapace di offrire una qualsivoglia prospettiva realistica alla testata. Per mesi hanno continuato a lavorare e a realizzare con passione un giornale in condizioni che si sono fatte via via proibitive”. La chiusura, poi, sul dolore nel lasciare The Hollywood reporter, a cui tutti si erano dedicati “con determinazione, passione e abnegazione”. Insomma, il lavoro di Concita De Gregorio prima e di Boris Sollazzo poi non sono stati sufficienti a rendere duraturo il progetto della testata. Ma ci sarà ancora qualcuno disposto a prendersi questo rischio?