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Ok, ma quali sono le vere “birre trappiste”? E che regole hanno? A Report (Rai 3) torna l’inchiesta, monasteri e lieviti assurdi… Ecco di cosa si tratta

  • di Ilaria Ferretti Ilaria Ferretti

15 giugno 2025

Ok, ma quali sono le vere “birre trappiste”? E che regole hanno? A Report (Rai 3) torna l’inchiesta, monasteri e lieviti assurdi… Ecco di cosa si tratta
Birra trappista a chi? Dietro l’etichetta spesso si nascondono colossi. Report smaschera il marketing e ci porta a Chimay, dove i veri monaci trappisti producono birra secondo regole ferree. Tutto dentro al monastero, zero profitti personali, solo carità e comunità

di Ilaria Ferretti Ilaria Ferretti

Le troviamo nei supermercati, nei pub, in bottiglie eleganti dal gusto deciso, spesso accompagnate da parole evocative: “abbazie”, “tradizione”, “monaci”. Ma quante delle birre che beviamo sono davvero prodotte dentro un monastero? A questa domanda cerca di rispondere la prima inchiesta della puntata di Report andata in onda su Rai 3, che torna a occuparsi del mondo della birra. La troupe di Report stavolta è andata fino a Notre-Dame de Scourmont, abbazia trappista situata a Chimay, in Belgio. Qui, da oltre 150 anni, 17 monaci trappisti portano avanti una delle più note tradizioni birrarie al mondo. Si produce tutto all’interno del monastero. Tra gli intervistati Damien Debaiseux, abate. Il birrificio si trova dentro le mura dell’abbazia e, sebbene la produzione sia affidata a personale laico, la supervisione resta sotto controllo proprio di Don Damien. A condurre la visita c’è il dottor Bonin, export manager italiano, che spiega l'unicità di ogni birra prodotta. Il vero segreto? “Il lievito – racconta – è quello isolato da Padre Théodore nel dopoguerra. Da più di 70 anni utilizziamo quello stesso lievito per produrre tutte le birre di Chimay”. E le regole per identificare le birre trappiste?

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Un post condiviso da ReportRai3 (@reportrai3)

Ci sono regole precise quando si parla di birra trappista. Inanzitutto, stando a quanto leggiamo nel copy sotto al video condiviso dal programma di Rai 3, devono essere prodotte all'interno di un'abbazia di monaci dell'Ordine della Trappa. Non può mancare una supervisione da parte di un monaco e quello che si guadagna dalla vedita della birra, deve essere devoluto ai monaci al monastero o in altre forme di carità e beneficienza. “I ricavi vanno in parte all’abbazia, per la comunità monastica. Una parte viene destinata all’associazione Solidarité Cistercienne, che aiuta altre comunità monastiche in assistenza sociale e medica, sia in Belgio che in tutto il mondo, in particolare in Africa”, spiega Debaiseux. “Una terza parte va invece a una fondazione che si occupa dello sviluppo dei comuni, della nostra regione”. E poi la domanda, che anche noi avremo fatto all’abate. I monaci bevono la birra? “Di solito zero”, risponde con un sorriso Debaiseux. “Ma quando ci sono feste religiose o ospiti, beviamo Chimay”.

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