È dal lago di Lugano che Ele A, rapper classe 2002, prende ispirazione per il titolo del suo secondo EP Acqua, appena uscito, che segue a Globo il suo progetto d’esordio. Ele-onora A-ntognini, con un repertorio discografico che non arriva forse ai 60 minuti, è riuscita a catalizzare l’attenzione degli addetti ai lavori sin dai primi freestyle, che durante la pandemia pubblicava sui social. Il suono anni ’90 e la cura delle rime sono il suo marchio di fabbrica, anche se tra la musica e le parole dà più peso alla musica e il rap vecchia scuola l’ha scoperto tardi, quando la sua identità sonora era già definita. Se nasci in un paesino di trecento anime nel distretto di Lugano e sei una ragazzina che studia violoncello, fare la rapper non è il destino più prevedibile, ma poiché la realtà è sempre più stupefacente della fantasia, Eleonora si è innamorata di questa musica come se fosse la sua via d’uscita da un futuro già scritto. La vita di provincia pone tanti vincoli e priva di esperienze che nelle città sono facilmente realizzabili, però la noia in cui ti getta regala una forza all’immaginazione, che permette di creare mondi laddove ci sono vuoti. Nei sette brani che compongono l’EP, tutti legati all’elemento dell’acqua, affiorano i pensieri che una ventenne elabora nella sua cameretta o sulle rive del lago, in cui si rispecchia come canta in Nodi.
“Passo i momenti più cupi qui in un posto da cartolina
Mi rifletto nel lago e siamo così uguali
È calmo come l'olio, ma nasconde un'altra faccia”.
In questa liquidità, Lugano viene dipinta come un luogo artificiale costruito per ricchi e anziani, un paradiso fiscale dominato da una tranquillità disturbante, che ha spinto Eleonora a cercare nuovi impulsi altrove. Eppure, quell’atmosfera lacustre fatta di silenzi e riflessività, non la abbandona; nelle sue parole c’è sempre un velo di nostalgia, amplificata dallo stile vintage delle basi. Anche Ele A come tutti gli altri rapper dedica delle rime ai soldi, ma lo fa per dovere di cronaca perché è quello che vede nella ricca Svizzera, però non sono mai un motivo di vita né un traguardo da raggiungere. In Dafalgan dice: “Vengo da dove c'è un mare di soldi, ma niente di più, niente di nuovo”
A voler indagare ancora nei testi di Ele A, quello che viene identificato comunemente con l’immaginario del rapper viene totalmente disatteso: non solo non c’è l’ostentazione dei soldi e l’autocelebrazione, ma non troverete né sesso né droga né armi e vita di strada. Così si distingue dalla maggioranza dei suoi colleghi, maschi e soprattutto femmine, che tendono perlopiù a mimare i modi spacconi da gangster e a mostrare una femminilità esasperata come distintivo di emancipazione. Ele A non si pone la questione di genere nel suo racconto, quello che canta risponde a una necessità espressiva, più che a una lotta culturale, ed è per questo distacco che la sua voce ha ancora più peso nel panorama del rap nostrano. In un settore maschiocentrico come il rap game presentarsi come autrice al di là della narrazione di genere, ma piuttosto come parte di una stessa cultura, quella Hip-Hop appunto, restituendo una posizione più autorevole, che vecchia e nuova scena stanno riconoscendo a Ele A. Da oggi in poi se pensiamo a Lugano e al rap, oltre a Guè, che è residente nella città da anni, possiamo dare un altro volto al Canton Ticino, anche se Ele A ormai vive a Milano, ma sempre con quell’aria frastornata di chi viene dal lago.