Più Libri Più Liberi è finito e l’immagine più bella è questa che abbiamo messo in apertura (intera è qui sotto). Chiara Valerio insieme alle forze dell’ordine, quasi un rovesciamento simbolico, e dunque ironico, di questa edizione, che ha dimostrato pochissimo ordine e moltissima forza. La forza di un Sistema Cultura non solo amichettista, ma anche ipocrita, che tribalizza lo spazio culturale favorendo amici e proteggendo gli alleati. Per questo Saviano difende Chiara Valerio, definendo “linciaggio” gli attacchi contro di lei e la sua organizzazione: attacchi che sono arrivati, prima di tutto, dal loro lato della barricata, dalle femministe, dagli intellettuali di sinistra, che hanno dimostrato di essere non tanto dei comunisti col rolex quanto dei comunisti con Instagram (e dunque con una necessità di posizionamento che andava soddisfatta). Questo atteggiamento, che non è solo di Saviano ma di molti altri che per svariati motivi non hanno preso posizione (Christian Raimo, Loredana Lipperini e così via), è guidato dall’inconscio furbetto di chi per anni è stato alla testa di questo mondo e ora non ne riconosce, o non vuole riconoscerne, i limiti. Siamo stati i primi a parlarne perché è davvero “tutto bellissimo”: la cordata politica anti-Caffo, a processo ma senza sentenza, che critica la presenza del filosofo nella stagione dedicata a Giulia Cecchettin e non il fatto che una fiera del libro sia stata dedicata a Giulia Cecchettin; il silenzio di cui abbiamo parlato sopra; il silenzio generale sulla sovraesposizione del giornale di Chiara Valerio, Repubblica, di cui vi abbiamo parlato qui; i piccoli editori in rivolta eccetera eccetera.
E su La Stampa Simonetta Sciandivasci dà l’estrema unzione al circo romano della piccola e media editoria, citandoci. Parlavamo delle contraddizioni del Sistema Cultura, una è questa, come scrive Sciandivasci: «Non ricordo altre occasioni in cui, da sinistra, si sia così ripetutamente insultato e delegittimato il dissenso, però ricordo una splendida e vigorosa Chiara Valerio che, quando a Eugenia Roccella venne impedito di parlare alla fiera del libro di Torino, ricordo al governo che lamentava una ‘censura fascista’, che esiste una differenza fondamentale tra censura e contestazione». Continua: «Il problema del nostro sistema culturale è che gli scrittori sono diventati attivisti, movimentisti, imprenditori, influencer, divulgatori: tutta una filiera di professionisti ai quali, di questi tempi, viene chiesto di assomigliare alle parole che dicono». Ve lo abbiamo detto dal primo giorno e ve lo diciamo da tempo. La nostra è l’era dell’Eras Tour di Taylor Swift, una meta-epoca in cui chi dovrebbe plasmare la cultura e la società già gioca a storicizzarsi tra amici, si fa le fufa in spazi più o meno protetti e su cui si detiene un potere pressoché assoluto grazie alle nuove ideologie di moda. Ideologie che però, come in questo caso, si sono rivelate controproducenti e anzi, hanno rivelato l’interesse umano dell’impegno politico dell’intellighenzia.