L’album CVLT di Salmo e Noyz Narcos è di una modernità e avanguardia disarmante. L’hanno realizzato due boomer, dando una sonora lezione a tutti gli young rapper/trapper e non solo. È un album punk e dovrebbe attrarre l’interesse internazionale con una adeguata “spinta”. Capolavoro. Nel dettaglio sono i numeri che parlano, e non i numeri pompati da promo, bot e algoritmate varie. Funziona e basta. Incubi, presente nella New Friday Music di Spotify del 3 novembre, ha registrato 2,2 milioni di ascolti. Gli altri due artisti presenti nella playlist, Mahmood e Achille Lauro, hanno rispettivamente raggiunto 680mila con Cocktail d’amore e 400mila con Stupidi ragazzi: quest’ultimo però magari come il brano estivo a forza di partecipazioni radio, tv, sponsorizzate e “altro” magari tra un mese farà milioni. Salmo e Noyz non hanno bisogno di aiutini perché alla loro età hanno entrambi dimostrato (Salmo un po’ più negli ultimi anni) che la coerenza musicale paga. Salmo ho imparato ad amarlo da quando andai in fissa per Ho paura di uscire, testo forte, pieno di riferimenti alla droga ma che alla fine non istiga, al pari di Cocaine di Eric Clapton, e parla di se stesso. Un brano che mi colpì per l’intro di chitarra che mi portava alla mente i colori del film Desperado con Antonio Banderas e poi quel suono persuasivo metallico e sporco, molto simile ai suoni generati dagli Stomp. Prima lo seguivo ma non ne capivo il potenziale. Dall’album Playlist ho imparato a comprenderlo musicalmente e ad apprezzare le sue caratteristiche. Una voce con una timbrica graffiante e un marchio identitario nel cantare le barre che ti fa capire subito che si tratta di lui, anche ascoltandolo per caso. Credo che la sua precedente esperienza metallara abbia avuto una notevole influenza nella scrittura e soprattutto nell’interpretazione. Salmo non è un rapper: Salmo è la moderna espressione vera del punk italiano (inteso come attitudine), il più paragonabile ai Sex Pistols di tutti gli artisti italiani, l’Alice Cooper italiano. E tra l’altro proprio nel rispetto della tradizione punk internazionale non si è mai dichiarato tale e rispetto ad altri che listano nelle canzoni nomi di eroi del glam, rock o punk Salmo non si da etichette né definizioni. È la sua attitude a parlare per lui. Lascia che sia ogni ascoltatore a incasellarlo in un mondo in cui maggiormente identifica il suo idolo. Finora ha dimostrato sempre di avere palle e coerenza. Quasi sempre. Piccoli scivoloni a mio modo di pensare glieli hanno procurati Sanremo (era inutile prestarsi al “gioco” per sostenere l’insostenibile Shari), la nave e il palco per coerenza era meglio lasciarli ai presenzialisti; il cambio di opinione “strana” su Fedez (ma ci sta che conoscendo una persona si possa cambiare idea), ma soprattutto la partecipazione in Viola, un brano che forse Salmo neppure sa che era stato scritto per Federico Rossi e poi deviato su Fedez. Sorridendo mi verrebbe da dire che si è prestato ad un duetto alla Benji e Fede.
Ma al netto di piccoli svarioni, che comunque tutti commettono nella vita, Salmo resta un punto di riferimento e certamente un artista che se mantenesse quella sua naturale anima ribelle e fuori dagli schemi potrebbe essere uno dei candidati a pescare nella fan base di un importante artista rock quando, Dio voglia il più lontano possibile, si ritirerà dalla attività musicale live. Ecco: il live è l’altro punto di forza di Salmo, un artista maturo, quasi quarantenne che non credo abbia bisogno di ricorrere allo studio di mosse ammiccanti o coreografie studiate a tavolino. La joint con Noyz è una delle scelte migliori che personalmente gli attribuisco. Noyz: non conoscevo lui né tantomeno il TruceKlan. L’ho conosciuto negli anni vissuti a Roma frequentando il mio caro amico Andrea Benassa quando mi raccontava di In The Panchine. Poi per ragioni di lavoro ho ascoltato Insalatiera di Achille Lauro e ho approfondito la conoscenza di Noyz. La scelta di mettere in piedi un’etichetta aggregando un esperto del mondo dei rave romani, Andrew, è stata una scelta vincente e coerente che ha dato vita a un sodalizio che, al netto del lavoro, è un esempio di gestione di un rapporto professionale e di amicizia: chapeau, direbbe Antonio Cassano. La creazione di Propaganda Records, il sodalizio con Thaurus (altro esempio di aggregazione professionale e umana) non ha fatto altro che posizionare verso l’alto della scena rap il brand Propaganda al netto della stessa presenza di Noyz, che ne resta comunque il padre putativo. Tanti i nomi passati per le mani di Propaganda: da Achille Lauro a Baby K, e molti giovani a cui è stata data l’opportunità di crescere e svilupparsi. Propaganda, grazie all’intuizione di Noyz e Andrew oggi è uno straordinario riferimento nel mondo dell’underground.
Può piacere o no, può essere condiviso o meno, ma una cosa è certa: linearità, continuità e coerenza sono le caratteristiche che apprezzo di Noyz e credo che questo valga anche per il suo pubblico. Non entro nel merito dei testi. Emanuele parla di disagio delle periferie, quello vero, e lo scrive e canta così com’è: crudo, disarmante, cupo e degradante e lo dipinge di colori horror, che sembrano raccontare storie da “B movie”, film di serie B, come erano quelli di genere degli anni Sessanta e Settanta. Dipinge i propri brani come fossero film tipo The Giant Gila Monster, film del 1959, oppure La donna vespa, anche questo del 1959 o ancora Terrore alla tredicesima ora del 1963. Oggi tutti film cult come CVLT il titolo del nuovo album che lascerà un segno indelebile nella musica italiana. Cosa aspettarci adesso dai due tra i migliori cinque boomer della musica italiana? Certamente un aiuto verso i giovani come hanno fatto con il pugliese Kid Yugi e mi auguro una presa di distanze da quelli che hanno usato quel genere per emergere, diventare super commerciali e icone della tv per poi rendersi conto che forse avevano sbagliato a sbattere porte in faccia a chi gli aveva offerto una possibilità. Artisti magari non di pronto successo economico ma di lunga durata. Lunga vita ai boomer è un grande in bocca al lupo a CVLT.