Bianca Balti torna sul palco dell’Ariston come co-conduttrice della seconda serata di Sanremo 2025, ma questa volta con un carico emotivo completamente diverso. La supermodella, icona della moda italiana nel mondo, sta affrontando il momento più difficile della sua vita dopo la diagnosi di tumore alle ovaie, ricevuta lo scorso settembre. E proprio quel palco è il simbolo della sua rinascita, in un mondo che, quando ha saputo della sua malattia, l’ha improvvisamente messa da parte. Con un lungo post su Instagram, Bianca ha raccontato la sua carriera e come, dopo anni di successi internazionali, le cose siano cambiate radicalmente con la malattia: “Fare la modella mi è capitato per caso. I clienti mi offrivano lavori e io accettavo o meno, in base alla creatività e al budget. Ha funzionato come una magia per quasi due decenni”. Poi, però, il mondo della moda ha iniziato a cambiare. La pandemia del 2020 ha rallentato il settore, e lei ha capito che era il momento di prendere il controllo della sua carriera.
![Bianca Balti](https://crm-img.stcrm.it/images/42446004/2000x/20250213-155408710-3768.jpg)
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“Ho riconosciuto i miei valori unici: la mia voce, le mie convinzioni e le mie esperienze. Essendo me stessa senza vergogna, sono entrata in contatto con un pubblico che mi apprezzava per la donna che ero”, racconta. Ma quando, lo scorso settembre, ha scoperto di avere un tumore e ha iniziato il percorso tra intervento chirurgico e chemioterapia, la risposta dell’ambiente lavorativo è stata tutt’altro che solidale: “Tutti sono diventati restii a contattarmi per lavoro. Oltre a mandarmi fiori e biglietti d’auguri, i brand hanno smesso di considerarmi una persona con cui lavorare”. Un atteggiamento che però non l’ha abbattuta: Bianca ha deciso di trasformare la sua immagine. “Mostro a loro e al mondo intero il potere del mio nuovo look. Ho sbloccato il potenziale della nuova me per poter sentire di nuovo il mio valore”. Ma siamo davanti a un cliché o a un singolo episodio? Lo abbiamo chiesto all’esperto di costume Nicola Santini, direttore di Vero: “Mi fa schifo, ma non mi stupisco. Il mondo della moda, notoriamente, è così, al di là di quel singolo giorno in cui si riuniscono tutti per gli eventi charity, e sono tutti cuori-cuori e fanno raccolte fondi per far vedere appunto che sono cuoricini-cuoricini. In realtà, la moda non è famosa nel mondo per la bontà d'animo o per andare oltre quell'apparenza di cui si nutre e di cui nutre il proprio mercato. Quindi, sono contento che una donna che viene dalla moda, e che è così diversa (e lo era anche prima di ammalarsi) dal cliché della moda, abbia trovato spazio in un altro segmento, che è quello della televisione, e in modo particolare dell'evento più seguito d'Italia, per portare la vita e non la malattia sul palco. Perché di cancro non solo si muore, ma con il cancro si vive anche. È un messaggio che prima di lei aveva portato Marina Ripa Di Meana, trovando il modo di non impietosire, ma andando a dare un messaggio di una vita che cambia e di una problematica che va affrontata”.
![Nicola Santini direttore di Vero](https://crm-img.stcrm.it/images/42445978/2000x/20250213-155309419-1484.jpg)
Poi precisa che “è un ragionamento troppo articolato per la moda, che va sempre più verso un discorso di consumo rapido. Purtroppo, parliamo dell’unico settore che consuma e brucia più velocemente di un cancro, ma il cancro vero è proprio questa testa che governa tante delle aziende della moda. Anzi, il vero cancro è la moda”. Ma quello di Bianca Balti è un caso isolato? “Prima di lei c’era stato anche Fausto Di Pino, che aveva un linfoma di non Hodgkin, e che fu messo a casa proprio dall’agenzia. Non era neanche la pressione di brand, ma proprio dagli addetti ai lavori. Però, poi a un certo punto, qualcun altro, lo aveva reingaggiato, proponendo la sua immagine differente. E visto che poi la moda è un settore enormemente in crisi (basta vedere le perdite che vengono registrate e gli stilisti che non durano più di una stagione a capo di un’azienda), dovrebbero capire, senza farsi la bocca larga con parole come “inclusività”, che servono solo nei comunicati stampa, ma che poi dopo non si traducono né nelle collezioni che producono né nella clientela. Dovrebbero capire che, in mezzo a questi, c’è tanta gente che magari cerca un look azzeccato o la possibilità di valorizzarsi, nonostante il cambiamento a cui ti porta la malattia, qualsiasi malattia si tratti. A maggior ragione, il cancro vuol dire che non hanno proprio capito nulla neanche dei propri clienti”.
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A proposito di stilisti che durano pochissimo, si è dato una spiegazione per l'addio dello stilista di Gucci Sabato De Sarno andato via senza una spiegazione? “Siamo in un momento in cui i fenomeni hanno più spazio rispetto ai talenti e, a volte, quando sei un talento, rischi di rimanere incompreso. Detto questo, piacerebbe anche a me essere fatto fuori e andare a piangere dallo psicologo con 18 milioni di liquidazione. Però credo che ciò che lo ha penalizzato, è che lui si sia messo di più al servizio del mestiere che non del mainstream. Un mainstream che ti vuole un fenomeno nella comunicazione. Evidentemente hanno fatto un paragone con chi lo ha preceduto, con l’esagerazione scenografica e lo storytelling più forte rispetto alla capacità di gestire il prodotto. A qualcuno non è piaciuto? Questa è la mia visione. La verità si saprà quando una delle due parti in causa si esprimerà, cosa che al momento non è successa. Posso dire però che è elegante il suo modo di gestire questa faccenda”.
![Bianca Balti con il primo abito](https://crm-img.stcrm.it/images/42446010/2000x/20250213-155512624-8006.png)