Questa edizione degli Oscar 2025 doveva essere di Emilia Perez, il film non in lingua inglese con più candidature della storia - ben 13. La serata al Dolby Theatre di Los Angeles, però, si è chiusa con solo due statuette: una per Zoe Saldana come miglior attrice non protagonista e l’altra per la miglior canzone. Ma gli obiettivi erano altri: Jacques Audiard si aspettava almeno un Oscar tra miglior regia e miglior film (assoluto o internazionale). Entrambi i premi, invece, sono finiti nelle mani di Sean Baker e del suo Anora. Il fallimento della corsa di Emilia Perez agli Oscar, però, è cominciato poco dopo le nomination dell’Academy, come abbiamo scritto qui. Infatti, riemersero dei vecchi tweet razzisti della protagonista Karla Sofía Gascón, la prima donna trans candidata al premio di miglior attrice (anche questo assegnato alla protagonista di Anora, Mikey Madison), poi attaccata dalle colleghe ed esclusa da Netflix per la campagna promozionale americana. Persino il regista definì “ripugnanti” le parole di Gascon. Un autosabotaggio, insomma, che ha impedito l’exploit che molti prevedevano, su tutti - rimanendo in Italia - Paolo Mereghetti che sia sul Corriere della sera sia in studio con Alberto Matano e gli ospiti della Rai.
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Invece solo Zoe Saldana e Clément Ducol, Camille, (autori della canzone vincitrice insieme a Audiard) possono dirsi davvero soddisfatti. Sì, le parole di Gascon sono inaccettabili, e questo non può essere negato. Ma non lo sapevano Netflix e Jacques Audiard quando hanno affidato il ruolo di protagonista all’attrice spagnola? O forse erano pronti a scaricarla non appena qualcuno lo avesse fatto notare, così da passare come i “buoni” di turno, quelli dalla linea dura, gli intransigenti nei confronti delle discriminazioni? Il risultato è che un film bello, forte, inclusivo, con un messaggio importante è stato sacrificato per gli errori del passato della sua protagonista.
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