Quando pensiamo al Trentino, ci vengono subito in mente panorami spettacolari, tradizioni radicate e una cultura enogastronomica che rappresenta un’eccellenza italiana a livello mondiale. Ma c’è una valle, poco distante da Trento, che pochi conoscono. Un luogo che non vive di grandi flussi turistici, ma custodisce una delle storie più autentiche del territorio. Benvenuti in Val di Cembra, una delle valli più affascinanti delle Dolomiti, scolpita nella roccia e nella fatica, e oggi simbolo della viticoltura eroica di montagna. Ci siamo stati, l’abbiamo vissuta. Abbiamo incontrato le persone che ogni giorno rendono possibile un piccolo miracolo: trasformare la verticalità estrema in vini di straordinaria eleganza. Il cuore pulsante di questo racconto è Cembra – Cantina di Montagna, la cantina cooperativa più alta del Trentino, fondata nel 1952 a Cembra Lisignago, a circa 700 metri sul livello del mare. La Val di Cembra è un mosaico di terrazzamenti vitati che si arrampicano sulle pendici della valle, sorretti da oltre 700 chilometri di muretti a secco costruiti pietra su pietra da generazioni di vignaioli. Un lavoro titanico, che oggi rappresenta non solo un patrimonio paesaggistico ma anche culturale. La superficie vitata si estende per circa 300 ettari, ed è il risultato della dedizione dei vignaioli cembrani, che nel tempo hanno trasformato una valle impervia in un giardino verticale del vino. Qui tutto nasce dalla roccia. In particolare dal porfido, una pietra vulcanica antichissima, dal tipico colore rosso violaceo, che i valligiani chiamano da sempre “oro rosso”. Non è solo l’anima geologica della valle, ma una risorsa fondamentale per l’economia locale e per la mineralità unica dei vini. Il porfido cembrano è uno dei giacimenti più importanti d’Europa per qualità e dimensioni, e ha modellato nei millenni questo paesaggio straordinario.

Cembra Cantina di Montagna è una cooperativa che oggi conta circa 400 soci. È un simbolo identitario fortissimo per la valle: rappresenta l’unione tra territorio e comunità. La filosofia produttiva punta tutto sull’altitudine, sul microclima alpino e su un'interpretazione moderna ma rispettosa del territorio. Con una nuova immagine e una linea di vini rinnovata, la cantina ha come obiettivo quello di far emergere con forza la voce della montagna nel panorama vitivinicolo italiano. In compagnia dell’enologo Stefano Rossi, abbiamo trascorso un giorno e mezzo all’interno di questa realtà, scoprendone l’approccio meticoloso: dalla selezione delle uve, ai tempi di vinificazione, fino allo studio del potenziale evolutivo di ogni singolo vino. Il tutto in funzione di un unico obiettivo: l’eccellenza. I vitigni coltivati sono quattro: il Müller Thurgau, storicamente legato alla valle, lo Chardonnay, il Riesling e il Pinot Nero. A questi si è recentemente aggiunto Zymbra, una cuvée di Müller Thurgau, Chardonnay e Riesling che vuole rappresentare una sintesi raffinata della complessità della valle. Completa la linea il TrentoDoc Oro Rosso, uno spumante metodo classico 100% Chardonnay, disponibile in versione Riserva, millesimata e Dosaggio Zero. Che dire, tutto bellissimo.

Il nostro viaggio si è arricchito con una cena degustazione al ristorante Augurio, nel centro di Trento. Un piccolo gioiello contemporaneo, dove la cucina è a vista e ogni piatto si compone di non più di cinque ingredienti, scelti e lavorati con maniacale precisione. Qui, i vini di CEMBRA hanno trovato il loro abbinamento perfetto. Abbiamo aperto con uno Chardonnay Trentino DOC 2023, fresco e dinamico, seguito da un calice di Zymbra 2020, sorprendente per salinità e profondità, servito con un antipasto a base di uovo morbido, asparagi, spuma al Genussbunker e cialda di semi croccanti. Con il primo – tagliatelle con pesto di silene, burro alle gemme di larice, bottarga e katsuobushi di trota – abbiamo assaggiato un ottimo Müller Thurgau 2023 e un Riesling 2023, elegante, minerale, perfettamente bilanciato. Il secondo piatto – cardoncello piastrato, emulsione all’olio di nocciole e yuzu, patate fondenti e salsa olandese – è stato accompagnato da un Pinot Nero 2021, dal sorso pieno, struttura importante, ma sorprendentemente fresco.

Il giorno dopo abbiamo riassaggiato questi vini in uno scenario completamente diverso: sulle sponde del Lago Santo, un luogo ancora poco conosciuto e non toccato dal turismo di massa. Un piccolo pic-nic, il venticello fresco della montagna e davanti a noi il riflesso delle cime nell’acqua. Una cornice perfetta per ritrovare i sapori e i profumi del giorno prima, ma con un’intensità nuova, grazie alla pace che solo certi luoghi possono offrire. Quella in Val di Cembra non è stata solo una degustazione, ma un viaggio vero. Un’esperienza che ci ha ricordato quanto l’identità, la fatica e la bellezza possano fondersi in un calice di vino. Una storia italiana fatta di mani callose, pietre rosse e una comunità che ha scelto di credere nella propria terra. E che oggi, grazie a realtà come Cembra, la fa brillare come merita.

