“Propaganda live”, beh almeno il titolo della trasmissione è perfetto. Solo quello. Almeno c’è una parvenza di buon senso nel nome che hanno scelto di dare al format condotto da Diego Bianchi che va in onda su La7 il venerdì alle 21:15. Fare propaganda antigovernativa. Non avete idea del senso di sconforto che mi assale il venerdì sera: solitamente amo vedere i programmi di informazione. Dopo i Tg (rigorosamente Mentana) vedo del Debbio o Lilli Gruber (la seconda non per simpatia, ma perché Otto e Mezzo è oggettivamente un signor programma). Poi in prima serata il lunedì Porro o Giletti, il martedì Bianca Berlinguer, il mercoledì Mario Giordano e il giovedì Paolo Del Debbio, il tutto ovviamente facendo zapping anche con i programmi di La7, tra cui Piazzapulita di Corrado Formigli. Sì, Formigli è fazioso dal punto di vista politico, ma è preparato e ci si può quantomeno dialogare. Il venerdì sera però arriva un vero e proprio buco nero perché c’è quel dramma di programma che io ancora non ho capito come funzioni e soprattutto perché lo abbiano fatto. O forse l’ho capito e non me ne capacito.
Stranamente nell’ultimo periodo concordo spesso con quanto sostiene Marco Travaglio, salvo quando parla di riforma della giustizia. Il direttore del Fatto Quotidiano in merito a Propaganda live aveva detto: “Non lo sopporto, non riesco a sopportare la trasmissione e non capisco perché si vestono tutti in quel modo, con le magliette con i peli di fuori. Sì, esattamente, è un razzismo estetico. Soprattutto perché parlano tutti in dialetto in una trasmissione che dovrebbe andare anche a Bolzano e a Palermo”. Non fa una piega quello che dice Travaglio perché se ci fate caso si vestono tutti appositamente in modo inadeguato rispetto a un contesto televisivo. C’è una necessità di esasperare quell’abbigliamento da centro sociale per rafforzare idee e concetti che da soli non starebbero in piedi. Come se un uomo di sinistra non potesse vestire bene, parlare italiano corretto senza cadenze eccesssive e senza scadere perennemente in polemica. Siccome però siamo in diretta nazionale e non a Capalbio, luogo frequentato sicuramente da molti di loro, non capisco per quale motivo avere quell’atteggiamento da chiacchierata al bar di quartiere. Tooooooc toc, come dice Porro, ma davvero sono questi i programmi cari alla sinistra? E poi rompono le palle a Valditara se vuole reintrodurre certi testi nelle scuole. Forse farebbero bene a leggerli loro per primi.