Si può essere cristiani nel 2024 e farsi bastare, oltre alla messa della domenica, mani giunte, occhi chiusi e un po’ di silenzio. Ma chiedersi come la fede possa confrontarsi con le nuove tecnologie e qualcosa che nella vita di oggi è più presente di mamma e papà, il telefono, non dovrebbe essere considerato da eretici. Un po’ con l’attitudine di Torquato Tasso, che si autodenunciava per paura di aver violato l’ortodossia cattolica con il suo poema Gerusalemme liberata, anch’io faccio coming out: ho provato Hallow, “l’app di preghiera numero 1 al mondo”. Ma non mi è piaciuta, lo assicuro ai Torquemada che potrebbero spifferare tutto al mio padre confessore (se non fosse che il mio prete preferito, un agostiniano ovviamente, usa tablet e social più di me e probabilmente mi perdonerebbe). Hallow nasce dall’idea di tre ragazzi nel 2018, Alex Jones, Erich Kerekes e Alessandro DiSanto. È stata pubblicizzata moltissimo, uno dei testimonial più noti è l’attore dichiaratamente cattolico Mark Wahlberg (Pain&Gain, The Departed, Transformes, Father Stu e molto altro). E che una pubblicità per la preghiera finisca sugli schermi della finale della lega di football professionistico, in un periodo in cui il manifesto dei giochi olimpici di Parigi cancella dalla cupola degli Invalides la croce, è solo qualcosa da sostenere e apprezzare, soprattutto perché fatto con gli strumenti del mercato e della non violenza e non con l’imposizione o una legge. Il progetto è anche buono, si tratta di un’applicazione che può aiutarti a pregare, che legge per te il Vangelo del giorno, che ti fa ascoltare dei canti gregoriani e ti aiuta nella meditazione. Puoi dire il rosario in compagnia di una voce atona, ascoltare le letture divine o tentare delle “sfide” cattoliche come dire un rosario ogni giorno o fare opere di bene.
L’idea è venuta a Jones, un ingegnere di Palo Alto, che si è detto colpito da quanto avesse potuto sorprenderlo e calmarlo la sua prima lectio divina, quella pratica mistica in cui il fedele prende la Bibbia, apre e legge un passaggio e crede che Dio gli stia insegnando qualcosa, così riflette, prega, contempla quanto ci sia di buono, bello e giusto e infine mette in pratica. Molto più della meditazione secolare, dice: “Ho cercato su Google come fare la lectio divina e ho aperto la Scrittura a un passaggio casuale, ed era Cristo che ci insegnava la preghiera del Signore. E la parola che mi ha colpito è stata ‘santificato’ in ‘santificato sia il tuo nome’ e... quell'esperienza ha cambiato completamente la mia vita”. Così nel 2019 presenta alla giornata di apertura della Stanford Business School la sua nuova app cattolica. E da allora è stato un successo, con oltre decine di milioni di preghiere completate e una partecipazione notevole. Si tratta di una versione religiosa delle classiche app per prendere sonno o meditare. Di per sé nulla di strano (chi è sempre in giro o fuori casa, come me, può aver scaricato, qualche volta, un’app per la liturgia delle ore). E i servizi offerti sono molti e interpretano adeguatamente un senso della fede che si sta diffondendo sempre di più tra i giovani, una sorta di Footloose della cristianità, che vede negli strumenti delle nuove generazioni un mezzo per una fede più facile da assimilare ma non per questo meno salda e forte.
Il problema è tuttavia il rischio di confondere troppe cose molto diverse tra loro. La meditazione, il mindfulness (e magari anche lo yoga) dovrebbero essere considerati dei modi di abituare il proprio corpo a riflettere con costanza e silenzio, ma non possono essere confusi con la preghiera o la meditazione cristiana. Come già disse Benedetto XVI in una intervista del 1999: “Il rischio è che lo yoga diventi un metodo autonomo di “redenzione”, priva di un vero incontro tra Dio e la persona umana. E in quel caso, siamo già nel trascendente”. Il che può adattarsi più permetterci di fare attenzione anche a un altro aspetto. Se, come sostiene Benedetto XVI, la demiticizzazione dello yoga o della meditazione o delle pratiche di mindfulness può essere paragonata all’opera di demiticizzazione delle credenze pagane sull’origine del mondo che si fa nel Genesi, è anche vero il contrario: cristianizzare delle attività secolari può rischiare di rendere meno cristiana la propria fede, non più cristiana la meditazione. È quello che mi sembra di aver vissuto cercando di addormentarmi ascoltando le strategie “cristiane” contro l’insonnia proposte in Hallow. Per dormire non dovrei pensare a Dio o pregarlo, non perché Dio non possa darmi la pace giusta per rilassarmi, ma perché è chiaro che attraverso l’app che ascolto non sto chiudendo gli occhi perché mi concentro sulle parole, ma per via della monotonia della voce e della cadenza noiosa dei discorsi. In questo modo, invece di prendere una pratica fisica per dormire e renderla più cristiana, ho preso il messaggio cristiano e l’ho reso una pratica fisica per addormentarsi.
È la mossa giusta? Forse in Occidente il calo del numero di fedeli mette paura e qualche ambiguità dobbiamo portarcela pure dietro se vogliamo sopravvivere. Ma senza dimenticarci che è la fede che basta a se stessa, il resto è un continuo allenamento per far sì che la fede sia ravvivata ogni giorno. Se la preghiera non basta, se le messe non bastano, se gli incontri di catechesi non bastano, è davvero necessario ricorrere a qualche scorciatoia per persone iperperformanti e stressate? Si rischia, in altre parole, di rendere davvero la religione “l’oppio dei popoli” attraverso un’app che funziona come sostanza psicotropa e rilassante, una sorta di cannabis per via uditiva. Ma la fede non è questo, non è una fredda voce femminile – ci sono varie voci registrate, anche di uomini; ma io ho casualmente cliccato su una traccia audio di una donna – che mi accoglie in una sala d’attesa dai tempi di coda biblici. Bella l’app di preghiera, ma non ci vivrei la mia fede. Qualche volta può anche starci, ma l’efficacia sembra essere più legata all’esigenza, tutta secolare, di rallentare un po’ i ritmi della vita. Ma allora non si vede la differenza con un’app atea di mindfulness o, magari, un’app new age. Esistono altre app cristiane per poter essere “attenti nella fede” e rilassarsi. Si chiamano Ignazio di Loyola, Agostino, Salmi. Provate da soli, senza un dispositivo in carica appoggiato al vostro comodino.