A noi il ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida sta piacendo, diciamolo. In una epoca buia per il nostro Paese in termini di salvaguardia delle eccellenze italiane gastronomiche e della loro tutela, il fatto che si stia pensando di insignire uno Chef stimato di un decreto di legge che porti il suo nome e che premi i maestri della cucina italiana, piace un gran tanto. Il Ministro dell’agricoltura e sovranità alimentare Lollobrigida – quello che fa fermare i treni a suo piacimento- ha accolto dunque l’iniziativa del famoso pasticcere Iginio Massari – e ci voleva lui, menomale – per istituire una commissione incaricata di giudicare chi meriterà di rappresentare degnamente nel mondo il cibo italiano, e l’abilità di prepararlo, diventando “Maestro dell’arte della Cucina Italiana”. Questo decreto giunge come balsamo sul cuore, per noi, stanchi come siamo di dover sopportare in silenzio cadute di stile pesanti come macigni da digerire in termini di ristorazione e cucina nostrana. Siamo esausti, sì, di dover avallare esecuzioni raffazzonate da parte di cuochi improvvisati che dovrebbero farsi invece orgogliosi portavoci della nostra arte culinaria e delle nostre eccellenze ogni giorno. Siamo indignati nel vedere vilipeso un capolavoro come il Parmigiano Reggiano per colpa di surrogati di latte in polvere di mucche dell’est, ed è per questo che sentiamo il bisogno di mettere più plausi e tutele per miracoli gastronomici che ci invidia il mondo intero.
Vogliamo anche noi, al pari della Francia con i loro pregiati vini, premi per la nostra abilità innata nel produrre ottimo olio d’oliva, di cui siamo il secondo produttore mondiale, per quanto ogni anno importiamo centinaia di migliaia di tonnellate di olio straniero, a causa del basso costo delle materie prime, che alimenta la diffusione di frodi alimentari. Anche noi vogliamo eccellere per quanto riguarda il riconoscimento di piatti capisaldi della cucina del Bel Paese a base di cereali, essendo lo Stivale ricchissimo di grano. Il grano, di cui l’Italia è il massimo importatore da paesi come l’Ucraina e la Russia, con 435 tonnellate all’anno. Lollobrigida assicura che la spesa necessaria per l’attuazione del decreto sarà di pochi spiccioli annuali, che avrà però un grande ritorno economico grazie al riconoscimento delle eccellenze italiane tra pasticceri, chef e artigiani del cibo. Massari, che avrà un ruolo decisivo, oltre che nei criteri di severità di assegnazione del titolo, anche nella scelta dei professionisti, ha parlato di un altro prodotto esclusivo italiano che ci rende unici e cioè la cosiddetta frutta a guscio. Le nocciole del Piemonte gli altri paesi non le hanno e nemmeno i pistacchi siciliani. Siamo curiosi di vedere se anche questi prima o poi li importeremo tarocchi da qualche remoto anfratto dell’Est. Per ora però non è il caso di essere pessimisti e accogliamo esaltati il decreto che non ci emargina dal gotha di chi, oltre confine, già lo annovera tra indispensabili provvedimenti. Diciamoci lieti di questa legge a tutela e orgoglio dei prodotti della nostra fortunata Penisola e di chi sa trattarli con la dovuta maestria. Siamo un po’ meno felici del fatto che il Governo lasci sempre più ai margini scelte maggiormente decisive per le sorti del Paese e la vita dei cittadini, delegandole ad enti sovranazionali, per occuparsi di fatti certo importanti ma non di primario interesse per la gente.