Giorgio Mastrota ingaggiato dalla Sony Pictures italiana per vendere la Luna. La trama sembra un film della Asylum, casa di produzione che “rifà” i blockbuster con budget risicati e titoli simili ai successi al box office, oppure un film della Troma, che produceva solo film splatter-eroti*i ultratrash in vhs (adesso in dvd) dai titoli come The Toxic Avenger, per dirne uno. Le premesse c’erano tutte, per girare un cortissimo delirante, e invece gli fanno solo vendere la Luna con lo stile in cui vende le pentole. Ma perché? Un po’ di creatività no? Lo spot con il più strepitoso venditore di casalinghi è la pubblicità del film Fly Me to the Moon – Le due facce della Luna, con Scarlett Johansson e Channing Tatum, ambientato all’epoca del lancio dell’Apollo 11, in cui la Johansson, che interpreta una pubblicista (grande epoca di pubblicitari quella, aperta dalla pubblicazione de I persuasori occulti nel 1957 e raccontata nella serie Mad Men) in cui la Johansson viene ingaggiata dalla Nasa per rendere appetibile al pubblico americano la corsa allo spazio. Nel frattempo si prepara, in caso di insuccesso, un finto allunaggio. Dietro questa trama anche la storia d’amore con Channing Tatum, direttore del programma di lancio che non vede di buon occhio questa intromissione del marketing. Il film sta facendo discutere, la questione dell’allunaggio vero o finto appassiona da sempre e c’è da dire che la Nasa non ha contribuito a chiarire la questione. Probabilmente la spiegazione è che sulla Luna ci siamo stati, sì, ma proprio per questioni di marketing alcune foto siano state ritoccate come può essere plausibile, in epoca di guerra fredda, che alcuni allestimenti finti siano stati fatti sulla terra o per produrre false foto o più realisticamente per addestrare astronauti e testare le apparecchiature fotografiche.
La Nasa ha comunque dichiarato come false alcune foto all’epoca dichiarate vere. E la cosa si complica. Ma non quanto Giorgio Mastrota che vende la Luna. Perché non farlo entrare in scena. Perché non portarlo “davvero” sulla scena della Luna? Perché non riprenderlo su una navicella spaziale, con il suo carico di pentole a gravità zero mentre cerca di fare una frittata con i rossi d’uovo che svolazzano? Perché non fargli ingaggiare una battaglia in stile Alien con un mostro a forma di frullatore a immersione? Sarà un problema di budget ma sembra che le pubblicità italiane manchino di sana follia. O forse sanno che il pubblico oramai è abituato alle storie di Instagram, in verticale, in cui c’è uno che parla o che cammina (vedi le pubblicità Tim con Victoria De Angelis dei Maneskin). Ma perché non mostrare Giorgio Mastrota che vende a Stanley Kubrick – il regista che, si dice, abbia girato il finto allunaggio, confessando tutto, in maniera cifrata, nel film Shining – un set di pentole e mostrare Kubrick che filma gli astronauti con questo set di pentole appresso che non sa dove mettere e che ogni tanto rotolano nell’inquadratura? O Giorgio Mastrota che porta in scena un materasso di ultima generazione e lo posiziona sotto la scaletta dell’Apollo 11 prima che Armstrong si lanci? Un piccolo passo per l’uomo un grande passo per la cervicale. Comunque il dibattito è aperto: ma Giorgio Mastrota è stato davvero sulla Luna o è un complotto delle multinazionali delle pentole?