Ci aspettavamo er cicorione, abbiamo trovato il carciofino pastellato. Dice ‘dove sta la nuova trattoria di Cristiano Caccamo, l’attore bonazzo calabrese per cui le pischelle ultimamente impazziscono?’ Ebbene Nena Mercato & Cucina è nel quartiere San Lorenzo, celebre per essere campo di scorribande universitarie e relative birrette tracannate sui gradini di pub storici come il Pigmalione, rollando una canna tra sedicenti alternativi e gente ‘salita’ alla Capitale come fosse l’Eldorado, per abitare in comuni casalinghe, con il frigo diviso a scomparti, ognuno con il proprio pacco ‘salito da giù’. San Lorenzo, orgoglio antifà, con il centro sociale dove la sera suonano i musici pagati con un piatto di pastasciutta al sugo, con i teatrini, il grande muro di Porta Tiburtina con la scritta “Valerio Vive” e la leggendaria Radio Onda Rossa. Lì, in Via del Sabelli, a pochi passi dagli storici marmisti per fa le lapidi del Verano, Caccamo ha trasferito un angolo di Roma chic e friendly, parecchio ‘Roma nord’, dove servono cucina romana svecchiata di declinazione gnòra, in questa osteria fine ma per niente falsa. Un pienone cosmico, del quale i tre quarti è fatto di giovini pulzelle allegre che spogliano con gli occhi il bel ragazzino di Taurianova, abituato, tra l’altro a ciò, visto che lo fanno spogliare spesso e volentieri in film e serie tv di stampo nazional popolare italiano, e che ora sorride tra i tavoli. ‘Cosa beve? Bollicine? No?’- Ci chiede la ragazza venuta da un altro pianeta per queste zone semplici, mentre ci fa accomodare solerte, gentile, premurosa.
Neanche il tempo di apprezzare l’arredo ricercato e guardarci intorno per scorgere cloni di ragazze mediterranee tutte somigliantesi nei tratti, nelle acconciature e nelle divise – che succede? Saranno gli influencer che avvicinano le ragazze nelle sembianze? - che il menù sull’elegante cartoncino, posto sotto al vasetto di vetro soffiato con i fiori secchi, è scannerizzato e l’ordinazione partita. Noi ancora cercavamo la carta plasticata appiccicosa di precedenti mani dei tempi di checch’e nina. Giungono i carciofi a spicchi e i cavolfiori fritti che nonna faceva alla Vigilia di Natale e ce ne mangiavamo un vassoio fino a stare male e le fette di panonto con le alici sopra. Goduria vera. Continuiamo con le polpette di bollito, quelle che quando le vecchie romane facevano il brodo e avanzava la ciccia la recuperavano sfilacciandola e friggendo pure quella. Aiutatece a di bbòne. Finora tutto bene. Le donne sono in visibilio quando passa Cristiano, gli sorridono e se lo mangiano con gli occhi, insieme al bollito. Lui ricambia sorridendo come Iceman quando sfidava Maverick in Top Gun, con i suoi occhi asiatici su tratti da moraccione mediterraneo, stile spot di Dolce e Gabbana, sbattuto sul solito scoglio insieme al polpo in qualche anfratto di mare calabrese. Lo fa senza far trapelare pessimismi e fastidi, anche davanti alle più racchie. Pardòn, le diversamente belle.
Per magnasse du fritti romani che ormai a Roma nessuno fa più, tocca spende dodici euro a piattino, però so boni. Promosse quindi le polpette di bollito delle vecchie romane, croccante il panonto con alici crude del cantabrico, che stile, Cristiano. La caciara è contenuta e allegra, nonostante il locale sia pieno e il servizio impeccabile. Arriva pasta, ceci e castagne e le fregnacce con il ragù di cortile, per i quali abbiamo rinunciato ai tortellini artigianali in brodo. Pazienza, torneremo. Esplode Maledetta primavera in sala e Roma esplode con Loretta. Abbiamo la tentazione di urlare: ‘ho la Roma in fondo al cuore, A Roma io non vivo senza te’, perché la Maggica ha vinto contro il Verona, ma ci diamo un contegno. I vecchi cantano tutte le hit, da Tozzi a Loredana, mentre i giovani accennano qualche confuso, perplesso gorgheggio. Oh! Gioventù bruciata. Mentre intanto Caccamo, garrulo eroe delle girls arrapate, gira ancora, esultante, tra tavoli ebbri e innamorati. Ma davvero per essere felici nel 2024 bastava ascoltare Ti amo di Tozzi e E la luna bussò, con un piatto di fritti romaneschi a dodici euro al piattino? Era così facile? Sì. Al momento di Azzurro, tutto il ristorante è sul torpedone in gita scolastica. Ma Blanco, l'avremmo cantato così? Chiediamo: Blanco? Chi è? Tra trent’anni anni chi se lo ricorderà? Passano i tiramisù gloriosamente serviti nelle coppette di vetro, e non in quei dannati barattoli per la marmellata con la filettatura e la guarnizione di gomma, che dovrebbero fare tanto radical chic e invece ci fanno solo orrore. Con questa doverosa invettiva non resistiamo alla millefoglie di mele con la panna, una sorta di tarte tatin all’italiana magistrale. Saluti cordiali e fuori veloci, felici, nella notte storica, resistente, sgangherata romana. Il tram sferraglia dinanzi a stratificazioni di passati millenari e di vite di umanità di tutti i generi. Complimenti, Cristiano, finalmente un posto dove si magna bene.